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Recensioni di libri

Diario di scuola di Daniel Pennac

Daniel Pennac è uno scrittore di gialli, di teatro, ma in questa occasione ha voluto presentare la sua avventura di ex alunno dell’ultimo banco, oltre che la sua esperienza di insegnante di scolari con problemi. L’insegnante scrittore sostiene di non voler lanciare nessun
messaggio con il suo romanzo, ma che sia proprio la sua esistenza a dover far riflettere: il fannullone è diventato un autore di successo.
E’ un’eccezione?

Arduino Rossi, scrittore
Arduino Rossi, scrittore Pubblicato il 15-10-2008

50

Diario di scuola

Diario di scuola

  • Autore: Daniel Pennac
  • Genere: Scuola

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Scheda libro su LaFeltrinelli.it
Scheda libro su Libraccio

“Diario di scuola” è un romanzo parzialmente autobiografico, ma anche simile ad un saggio pedagogico: ha lo scopo dichiarato dall’autore, per fini umani e didattici, di

“....rassicurare i bambini che si credono stupidi, perché gliel’hanno fatto credere.”

Daniel Pennac vede il mondo della scuola dal punto di vista degli “asini”, dalla loro angolazione: questa non è una novità, ma oggi in più c’è la questione dell’incontro e talvolta scontro etnico, che proprio nella scuola si fa duro.
Pennac fu un cattivo studente e in questo libro tratta la paura dei ragazzi con scarsa volontà e bassa resa, del terrore che li attanaglia quando si trovano d’avanti agli insegnanti, della loro sconfitta, che può diventare definitiva nella vita.
L’autore, ex cattivo alunno un po’ “tardo”, invece dà una sua analisi e una sua quasi risposta originale, senza eccessive pretese da educatore.
“Diario di scuola” può entusiasmare o annoiare, in quanto lo scrittore non segue mai un ordine prestabilito: nel libro si trovano aneddoti, racconti, brevi argomentazioni pedagogiche, ma pure ironia.
Non è neppure un atto di accusa contro la scuola: forse si può definire uno sfogo,
una ricerca.
Anche gli schemi proposti sono insoliti, soprattutto quando sostiene che il collegio gli fu utile e di non dover ringraziare per la sua riuscita personale l’insegnamento aperto e fantasioso dei metodi didattici più recenti.
Pennac, soprattutto, dipinge i buoni insegnanti, quelli che si sanno calare nella realtà, coinvolgendosi e mettendosi continuamente in discussione, cercando di capire, andando oltre i pregiudizi.

Daniel Pennac è uno scrittore di gialli, di teatro, ma in questa occasione ha voluto presentare la sua avventura di ex alunno dell’ultimo banco, oltre che la sua esperienza di insegnante di scolari con problemi.
E’ uno scrittore che fa discutere.
L’importante non sta nel dare ragione o torto a Pennac, ma sta nel tenere aperto il dibattito per i perdenti, i pessimi scolari: saranno degli adulti che porteranno le cicatrici di una vita scolastica zeppa di insuccessi.
Forse è proprio la sua teoria dei cinque generi di bambini di oggi che lascia un po’
perplessi: esistono i bambini soldato, i bambini produttori, i bambini prostituti
e i bambini morenti per fame, ben visibili sui cartelloni della pubblicità, ma
soprattutto il bambini clienti o consumatori.
Si sa che questo è vero, ma non è sufficiente a spiegare ciò che capita attorno
a noi, anzi, si rischia di cadere in vecchie analisi politicizzate e sociologiche: la realtà non può essere schematizzata con immagini così forti, ma pure semplificate.
Il mondo della scuola è ben più sfaccettato e diversificato.
Comunque, il nostro insegnante scrittore sostiene di non voler lanciare nessun
messaggio con il suo romanzo, ma che sia proprio la sua esistenza a dover far riflettere: il fannullone è diventato un autore di successo.
E’ un’eccezione? Forse no: basti ricordare il precedente caso di un alunno svogliato e dallo scarso profitto scolastico ai tempi delle elementari, di nome Albert Einstein.

Altri libri sulla scuola?
- “Cuanta pasion!” di Giulia Alberico, Mondadori 2009
- “La profe! Diario di un’insegnante con gli anfibi” di Antonella Landi, Mondadori 2007

Diario di scuola

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Diario di scuola

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Commenti: 5

  • Giacomo Bertoni
    12 gennaio 2010, 17:56

    “Diario di scuola” è un libro veramente singolare, estraneo a qualsiasi schema e categoria. Colpisce per l’ironia pungente e la lettura scorrevole, mai pesante. Il tono non è mai “lamentoso” nè puramente bacchettone, ma anzi, vuole invitarci, con leggerezza, a riflettere sulla scuola e su un meccanismo che forse non sempre funziona come dovrebbe. Purtroppo troppo spesso i più bravi sono quelli che hanno il cosiddetto “cognome importante” o, meglio ancora, il “conto in banca importante”... Si può fare qualcosa? Si può migliorare? Pennac ci ha provato...

  • mariella
    22 gennaio 2010, 09:48

    Sono la mamma di un ragazzino dislessico di 12 anni. Leggendo questo libro mi sono molto emozionata perchè mi è sembrato di leggere la storia di mio figlio. Mi ha anche dato una speranza per il suo futuro che per una mamma è sempre una preoccupazione angosciante.
    Vorrei poter contattare il signor Pennac per potergli chierere dei consigli per riuscire a fare amare la scuola e lo studio da un ragazzo sfiduciato dagli insuccessi ottenuti a scuola nonostante i novetovli sforzi suoi e della famiglia.
    Grazie.

  • simonetta
    4 giugno 2013, 12:20

    Libro bellissimo e coinvolgente, ma solo chi ha avuto figli con quel tipo di problema può capire bene. Questa scuola così come è adesso non aiuta i ragazzi a crescere, sopratutto i ragazzi che hanno problemi scolastici.

  • MELANIA
    9 settembre 2016, 10:04

    Ciao a tutti io sono una studentessa e ho 12 anni e frequento le medie. La mia professoressa di italiano ci ha dato da fare un commento su questo libro e mi ha colpito molto e finalmente con questo libro ho potuto raccontare le mie opinioni sulla scuola.
    Tutti sanno che a scuola ci sono ragazzi più bravi e ragazzi meno bravi e secondo me i ragazzi meno bravi dovrebbero avere più attenzioni dai professori al contrario dei ragazzi più bravi.
    Poi all’interno della scuola ci sono professori che cercano di aiutare i ragazzi con i loro problemi e altri professori che non vogliono aiutarli e dicono che nn posso sprecare il loro tempo a rispiegare o a stare dietro all’alunno per risolvere i problemi e questo non è giusto perché noi ragazzi abbiamo capacità diverse di capire.
    Invece all’interno della classe si sa che ci sono i duri, i bulli che vogliono far ridere e stare al centro dell’attenzione, ma può darsi che loro all’interno del loro cuore siano sensibili e si comportano così perché hanno paura di non essere accettati dai compagni.
    Ormai tutte le persone come genitori professori maestre e anche alunni sanno che la scuola non è più come era tanti anni fa.
    Io dico solo una cosa, bisognerebbe sostenersi a vicenda se no non penso che la scuola vada avanti.
    Ringrazio tutte le persone che hanno letto il mio commento io voglio bene a tutti anche alle persone che non conosco perché noi tutti stiamo sotto lo stesso cielo ed è per questo che ci dobbiamo rispettare a vicenda ancora grazie e arrivederci.

  • Patrizia Falsini
    2 febbraio 2019, 13:45

    Un libro sulla scuola mai banale.

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