Come l’arancio amaro
- Autore: Milena Palminteri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2024
“Come l’arancio amaro” non è un romanzo storico bensì un storia scritta con piena libertà narrativa, scrive la scrittrice siciliana Milena Palminteri, esordiente con questo romanzo di immediato grande successo di pubblico, come testimonia la sua assidua presenza nelle classifiche. Ho letto Come l’arancio amaro (Bompiani, 2024) con interesse e con curiosità, data l’originalità del luogo in cui è ambientata la storia, una cittadina di fantasia nei pressi di Agrigento, allora Girgenti, Sarraca, dove la maggior parte degli eventi narrati ha il suo svolgimento, anche se poi vi sono pagine interessanti della Palermo piccolo borghese di allora.
L’intreccio narrativo è ben costruito, partendo dal 1924, quando ha origine la storia raccontata: quella di due famiglie che per ragioni che nel libro vengono ampiamente descritte hanno modo di incontrarsi, scambiarsi, riconoscersi. Al centro la famiglia Cangelosi, di cui l’ultima erede, Carlotta, donna sola, forte, dirigente dell’archivio che conserva le memorie di generazioni, si sente in grado di ricostruire il suo passato, e quello della sua famiglia, dietro il quale certamente di cela un segreto gelosamente costruito e che solo il vecchio superstite, l’avvocato Peppino Calascibetta, conosceva per aver assistito ai fatti che ormai nessuno ricordava più. Ci sono molte donne, solitarie e coraggiose, in questa lunga storia che non è opportuno svelare, tanto è avvincente il racconto della scrittrice, pieno di colpi di scena, di non detti: madri e figlie, rapporti negati, rapporti difficili, riconoscimenti tardivi, partenze per la Merica, complicati ritorni. Tutta la narrazione privata si incontra con la storia siciliana, storia di occupazioni, di regni scomparsi, anche se talvolta rimpianti, di arrivo di nuovi padroni, e infine dell’affermazione del fascismo, del prefetto Mori, del desiderio di Mussolini di combattere la mafia, che non esiste secondo la maggior parte dei siciliani, come si sa.
Come avveniva nei romanzi di Andrea Camilleri, anche Milena Palminteri fa uso di una lingua dialettale siciliana, non sempre immediatamente comprensibile, che dà colore e sostanza alla narrazione quasi epica. U’ baruneddu Carlo, la gna Bastiana, Commare Giuggiulena, Sabedda, cioè Elisabetta, massari, cammarere, mafiosi, nobili pur se recenti, contadini affamati, tutti coinvolti in questa storia lunga e complicata, ma coinvolgente e a tratti sconcertante. Lunghi periodi in dialetto, nei dialoghi tra i personaggi, rivelano il sostrato di una terra che ha vissuto tante dolorose fasi della vita politica e sociale del nostro paese pur restandone per lo più vittime inerti:
“Ma don Calò, vossia lo sa che ci mangiamo per campare? Pampini di verdura e foglie di cipolla, du’ova e anticchia di pane . Ora a noi vecchi ci abbasta e ci soverchia, ma i picciotti? Quelli si mangiassero una jaddina al giorno.”
Il libro si compone di molti capitoli, ad ognuno dei quali si riferisce un anno, dal 1924 al 1960, con i personaggi che crescono, invecchiano, muoiono, come è giusto che sia, portandosi dietro segreti di una vita celata e dolorosa, che però, nel finale, trova una sua ragione e una forma di tardivo risarcimento. Il glossario che Milena Palminteri doverosamente acclude al volume consta di sei pagine fitte di espressioni quasi incomprensibili a chi non conosce il dialetto agrigentino, quello parlato dalle classi più povere, che contribuisce alla ricostruzione fedele di un mondo in parte scomparso, ma capace di evocare ferite che la Sicilia ha subito nel secolo scorso e non solo. Il successo del libro di Milena dunque è del tutto giustificato.
Come l'arancio amaro
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Mancano poche pagine per terminare questo libro che ho gradito tanto per il delizioso connubio fra una quotidianità inserita in una espressiva intelaiatura storica e l’autenticità dell’intenso vissuto dei personaggi. Gradevole l’inserimento del dialetto in una scrittura scorrevole e piacevole.
Ho terminato da poco di leggere il libro..bellissimo, coinvolgente, lo si attraversa tutto di un fiato, quando si interrompe la lettura i personaggi escono dalle pagine del libro, quasi ad avere vita propria....emergono temi importanti, prima di tutto il riscatto di figure femminili da sempre soggetti deboli, sentimenti forti, amori che non moriranno mai..e la Sicilia , la meravigliosa Sicilia, con la sua antica identità, che conserva tutt’ ora...la narrazione è talmente coinvolgente che le parole scorrono come se da sempre ognuno di noi avesse un pochino vissuto in quella terra..
Complimenti vivissimi all’ autrice..
Aurora Federico