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Storia della letteratura

Ciàula scopre la luna: riassunto e commento della novella di Pirandello

Eleonora Daniel
Eleonora Daniel Pubblicato il 18-06-2020

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Ciàula scopre la luna: riassunto e commento della novella di Pirandello

La novella di Luigi Pirandello Ciàula scopre la luna, tra le più celebri dell’autore, è stata pubblicata per la prima volta sul “Corriere della Sera” nel 1912 ed è confluita poi, passando per varie altre raccolte, nelle Novelle per un anno.
Nonostante la sua ambientazione si presti al confronto con il verismo, l’interesse di Pirandello non è legato alle condizioni di sfruttamento dei lavoratori nelle miniere siciliane, né all’ingiustizia sociale che giustifica la violenza su Ciàula con il suo ritardo mentale. Piuttosto, l’attenzione dell’autore è rivolta tutta all’interiorità degli uomini, al loro dolore e alla loro infinita piccolezza rispetto alla vastità dell’universo.
Di cosa parla esattamente la novella? Ecco riassunto e analisi di Ciàula scopre la luna.

Riassunto

Ambientata in una miniera di zolfo siciliana, la novella racconta di Ciàula, un giovane uomo (ha superato i trent’anni, ma potrebbe “averne anche sette o settanta, scemo com’era”) che vi lavora al servizio di zi’ Scarda. Per terminare il carico del giorno, zi’ Scarda e Ciàula si fermano a lavorare tutta la notte.

Non è il lavoro in miniera a spaventare Ciàula, né la sua fatica né il buio delle sue gallerie. Quello che lo terrorizza è il buio del cielo notturno, e lo fa dal giorno in cui in miniera è scoppiata la mina che ha ucciso il figlio di zi’ Scarda e ha colpito quest’ultimo a un occhio. Quella notte, uscito all’improvviso dalla cava, Ciàula è rimasto atterrito dalla “sterminata vacuità” nera, punteggiata di stelle che non riuscivano a diffondere alcuna luce, e “s’era messo a tremare, sperduto”.

Impaurito per il buio che lo attenderà una volta portato il carico fuori dalla miniera, Ciàula si avvia tentennante con il suo carico di zolfo sulle spalle, ma man mano che si avvicina all’uscita dalla miniera si rende conto che là fuori qualcosa emana una strana luce. Sbalordito, una volta riemerso lascia cadere il sacco e vi si siede sopra, sconvolto e commosso dalla bellezza luminosa dalla luna, finalmente scoperta.

"E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore".

Commento e confronto con il verismo

Ciàula si chiama così perché si muove facendo il verso della cornacchia (e con il verso del richiamo della cornacchia, infatti, il padrone lo chiama a sé). Viene presentato al lettore come un giovane uomo con un ritardo mentale, e inconsapevole di quanto lo circonda, persino della violenza che subisce: si addormenta tranquillamente persino mentre viene picchiato. Proprio questa sua inconsapevolezza è la chiave della novella: l’esperienza cardine della narrazione, la scoperta della luna, è un’esperienza apparentemente del tutto irrazionale.

"Sì, egli sapeva, sapeva che cos’era; ma come tante cose si sanno, a cui non si è dato mai importanza. E che poteva importare a Ciàula, che in cielo ci fosse la Luna?
Ora, ora soltanto, così sbucato, di notte, dal ventre della terra, egli la scopriva".

La scoperta di Ciàula, grazie all’alone di inconsapevole e ingenua commozione che la circonda, diventa ancora di più una metafora potente della scoperta della luce contro al buio della morte e di tutto ciò che è precluso alla nostra conoscenza.

Per ambientazione e personaggi, è possibile confrontare Ciàula scopre la luna con la produzione verista e in particolare con la novella Rosso Malpelo di Giovanni Verga. Pur essendo Rosso Malpelo un ragazzo che lavora in una cava, però, da questa novella e da tutto il verismo Pirandello si discosta nettamente.
Il narratore pirandelliano è un narratore onnisciente, estremamente consapevole del suo ruolo esterno di narratore e non calato mimeticamente all’interno della narrazione come quello verista. Non c’è straniamento, né regressione del punto di vista, né tanto meno Pirandello è interessato a indagare quanto accade in quel determinato contesto sociale e storico.
Pur presentando Ciàula come un personaggio maltrattato, vittima di una mentalità e di un ambiente ingiusti che legittimamente lo trattano come una bestia, e raccontando dello sfruttamento e delle precarie condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori, l’attenzione dell’autore è tutta volta a una questione esistenziale, legata allo spaesamento dell’io, infinitamente piccolo di fronte al nulla che lo circonda.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ciàula scopre la luna: riassunto e commento della novella di Pirandello

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