Carvalho. Problemi di identità di Carlos Zanón

Questo è uno dei motivi per cui il romanzo è potente. Si può accedere alla verità attraverso menzogne, immaginazioni, finzioni.

Preceduto da una vasta campagna pubblicitaria in Spagna e subito arrivato anche in Italia, Pepe Carvalho, il personaggio inventato da Manuel Vazquez Montalban, ha tutta l’aria di voler inaugurare l’inizio di una nuova serie di polizieschi. Dopo l’ultimo degli originali, pubblicato postumo nel 2004, questo nuovo romanzo, "Carvalho. Problemi di identità", ha già diviso nel suo Paese d’origine, come anche in Italia. Il pubblico dei lettori si è separato tra chi si accontenta di leggere le avventure del proprio investigatore privato preferito e chi invece considera il Carvalho resuscitato, una sorta di improponibile sacrilegio.
L’autore, ampiamente conosciuto, ha realizzato questo libro in accordo con gli eredi di Montalban, ma scrivere esattamente come lui sarebbe stato impossibile, ed ecco il ricorso all’espediente della narrazione in prima persona, per tentare di distaccarsi dalla scrittura originale. Operazione commerciale di scontato successo? Certo è che appare impossibile non cercare il vecchio Pepe dentro in nuovo.

Il senso dell’umorismo continua ad avere un valore per me. Come lo hanno la bellezza, la bontà e l’intelligenza se si notano senza che il loro possessore si sforzi di mostrarle.

Molte cose intorno a lui sono cambiate, lui stesso è cambiato. È più anziano, forse con qualche acciacco in più, ha conservato molti dei suoi tratti distintivi che però non trovano spazio sufficiente per rivalutarsi e riproporsi.

Se i libri non si comprano, non bruciano alla stessa maniera.

Ora compare una novità che vuole essere l’argomento principale del romanzo. A questo proposito il titolo non è casuale: i diversi casi su cui Carvalho lavora contemporaneamente, i quali prendono origine da fatti realmente accaduti e rielaborati, appaiono quasi come un pretesto. Carvalho cerca Carvalho e non è così certo che riesca a trovarlo e questa è un’operazione che lo accomuna al lettore, che si attarda probabilmente a istruire confronti.

Mi chiamo Pepe Carvalho e sono un detective privato. Come quello dei romanzi?Quello era un altro.

C’è una sorta di ombra interiore, una ricorrente introspezione che pervade le pagine, alcune delle quali appaiono quasi surreali e persino psichedeliche. Zanón è un ottimo scrittore, la traduzione di Arpaia aiuta molto, l’impianto generale ’tiene’, il testo è denso e pieno di cose, agile, imprendibile e a volte persino retorico e ridondante. Se il vecchio Carvalho non esistesse, questo nuovo avrebbe forse avuto altri modi per manifestarsi; non sfigura, tuttavia il confronto con Montalban è inevitabile.