Breve vita di Pasolini
- Autore: Nico Naldini
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2009
Bologna, Casarsa, Roma – in particolare borgate e periferie degradate – Idroscalo di Ostia. Queste le stazioni di posta della parabola pasoliniana. Il suo grido disperato, disperante, a distanza di decenni giunge ancora oggi forte e chiaro a scuotere le coscienze di un popolo – il nostro - incrostato di conformismo, individualismo, disimpegno, intrallazzo, opportunismo del tengo famiglia. Un messaggio che chiede all’Italia di porsi nuda e cruda allo specchio. A quarant’anni dalla morte, Pasolini è un evergreen come mai quando era ancora vivo, quasi come se il paese provasse un senso di colpa per non aver saputo – o, meglio, voluto – ascoltare una delle menti più lucide e avanti di almeno vent’anni su tutti.
L’editoria, grande e piccola, non dimentica Pasolini con libri a raffica in tutte le salse, alcuni mediocri e insignificanti magari soltanto per esigenze commerciali. Comunque sia, forse c’è ancora un lumicino di speranza che il suo contributo – enorme - alla cultura italiana non vada del tutto perduto.
Fra i tanti, Breve vita di Pasolini, scritto dal cugino Nico Naldini per la casa editrice Guanda, traccia una biografia essenziale e asciutta come il primissimo piano dello “scrittore corsaro” in copertina. Naldini rievoca le tappe fondamentali artistiche, narrative e saggistiche di Pasolini. La profondità del suo poetare. La sua aderenza al marxismo, talvolta in contrasto con il Pci. La continua sperimentazione di nuovi percorsi come regista cinematografico. L’acutezza delle analisi socialogiche e storico-politiche come attento osservatore di un paese che stava abbandonando la dimensione agricola per abbracciare lo sviluppo industriale e il consumismo di massa. Il suo preferire la realtà marginale del sottoproletariato urbano al salotto romano. La sua omosessualità, quasi compulsiva, vissuta di soppiatto perché, a quei tempi, ancora si rischiavano l’infamia, la gogna pubblica e anche di venire pestati.
L’autore di questo sintetico ma denso ricordo di Pasolini non sposa affatto alcuna tesi dietrologica sul movente dell’omicidio, avvenuto per mano di Pelosi, bensì inquadra la vicenda come un tragico episodio di cronaca, mantenendo un distacco e una diffidenza dalle ipotesi di trame oscure, intrighi o macchinazioni di sorta su cui è stata prodotta una sterminata letteratura.
Al netto del valore artistico delle opere, l’attualità di Pasolini è indiscutibile, perentoria, drammaticamente confermata.
“L’Italia è un paese che diventa sempre più stupido e ignorante.Vi si coltivano retoriche sempre più insopportabili. Non c’è del resto conformismo peggiore di quello di sinistra...”
Provate a dimostrare di essersi sbagliato, se ne siete capaci.
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