Quando il tempo s’ingorga. Racconti biografici e autobiografici
- Autore: Nico Naldini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Domenico Naldini, detto Nico, cugino di Pasolini e come quest’ultimo nato a Casarsa della Delizia in Friuli, è stato uno dei maggiori e raffinati prosatori italiani del Novecento, testimone di un’epoca che ormai volge alla fine. Specialista e maestro del testo breve, dove le metafore non si perdono in molte parole, dove ogni parola è calibrata, essenziale, il ricordo, la memoria, il racconto sono essi stessi metafore della vita, ha lasciato una serie di scritti che Ronzani Editore ha raccolto e ripubblicato con il titolo Quando il tempo s’ingorga (pp. 224, 2019, a cura di Francesco Zambon).
L’interesse che suscitano non riguarda soltanto figure di primo piano, artisti, collaboratori, amici visti da vicino (De Pisis, Pasolini, Montale, Sandro Penna, Saba, Marin, Gide, Federico Fellini per nominarne alcuni), ma per la "Commedia Umana", direbbe Balzac, che viene affrescata con pennellate sicure. A che scopo? Per guardarsi allo specchio, contemplare e rendere chiaro l’oscuro. L’eterna commedia composta di luci e ombre, fatica, dolori, glorie più o meno illusorie, affanni utili e inutili, grandezze e piccinerie.
Nico non è un giudice, è un testimone. Per esempio dietro il grande misticismo della poetica di Marin, certamente autentico, si celava una mastodontica egomania, il bisogno ossessivo del riconoscimento letterario.
Naldini lo scrive con comprensione ed affetto; era stato ospitato dal poeta gradese a Trieste, ma gli venne richiesta la chiave di casa in quanto non si mostrava troppo ossequiente alle richieste di ascolto continuo dell’ospite.
Pasolini era un uomo discreto e il meno incline al pettegolezzo, in una mondanità in cui il pettegolezzo imperava; P.P.P. considerava Sandro Penna il maggior poeta italiano e nascostamente lo aiutava economicamente. Vediamo Sandro Penna imbottito di psicofarmaci, terrorizzato all’idea di venir denunciato per pedofilia, specie dopo una frase di Montale: "Le tue poesie sono piene di fanciulli nudi". Già, se qualche perbenista ipocrita fosse intervenuto per censurarlo… era già un libero, ma povero artista squattrinato, per sbarrargli la strada sarebbe bastato tanto poco.
Scopriamo la doppia morale erotica di Montale, tipica del maschio italiano e non solo: ufficialmente devoto alla moglie, ma pure amante delle donne corpose e alte:
"quando ce n’era una di apprezzabile il suo occhio si allargava scoccando uno sguardo risalito da profondità marine."
Ciò che contraddistingue l’artista dall’uomo della strada è la sua consapevolezza, saper scavare nel proprio intimo e nel tessuto sociale, come si evince dai versi montaliani tratti da "Ossi di seppia", da cui è scorporato il titolo del libro:
"Quando il tempo s’ingorga alle sue dighe / la tua vicenda accordi alla sua immensa, / ed affiori, memoria, più palese / dall’oscura regione ove scendevi.”
Sapersi accordare al moto totale è ciò che Nico fa nei racconti biografici e autobiografici, smilzi ma sapidi.
Il compito di ciascuno è saper trasmutare le proprie pulsioni aggressive, in modo da non nuocere a sé e agli altri. Tra le altre funzioni, in primis il godimento della bellezza, la funzione pedagogica dell’arte è una delle fondamentali.
Il bambino impara dalle fiabe e tutti noi attraverso l’analogia, ancor più che dalla logica. Una figura metaforica centrale del libro è quella del nuotatore e navigatore. L’autore la mette in luce mostrando le asperità dell’impresa. La memoria e la conoscenza sono il premio ottenuto. Anche in ciò consiste il “saper morire”, lasciando un’orma soltanto per anime sensibili e affini.
Quando il tempo s'ingorga: Racconti biografici e autobiografici
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