Benedetto il frutto
- Autore: Giulia Villoresi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Non ho mai frequentato istituti di suore, ho conosciuto un paio di religiose superdotate, insegnanti straordinarie, ma la vita di convento l’ho conosciuta solo attraverso la letteratura, che nelle clausure e nella ristrettezza dei comportamenti di troppi ordini religiosi femminili ha visto materia per romanzi in cui le novizie e le suore, giovani e vecchie, fanno parte di un repertorio di abusi, amicizie torbide, che ha dato lo spunto a grandi narratori, Diderot, Verga, Manzoni, tanto per citare storie troppo note.
Ho letto con curiosità il romanzo Benedetto il frutto di Giulia Villoresi (Marsilio, 2022). Nel suo voler affrontare un tema poco trattato e davvero spinoso, quello della rimozione del corpo e delle sue naturali necessità dall’orizzonte della vita consacrata, di uomini ma soprattutto donne, l’autrice costruisce una storia che, anche se non credo fosse nell’intento originale, finisce per focalizzarsi con morbosa attenzione alla sessualità, trattata in modo oltremodo esplicito.
Siamo quindi a una siderale lontananza dalla manzoniana “la sventurata rispose”, ed è giusto che sia così, dati i due secoli che ci separano dal capolavoro di Alessandro Manzoni. Ma pur riconoscendo molti meriti all’analisi che la protagonista del romanzo, Faustina/Suor X, riesce a fare della propria condizione di monaca per scelta ma contraddetta da un corpo che non corrisponde alle scelte di castità e continenza che le sono imposte, tuttavia gli espliciti riferimenti a un corpo che si sveglia al desiderio mi sono sembrati eccessivi. Messaggi, foto porno, masturbazione compulsiva, un’amicizia hard con la ginecologa dottoressa P, ricca e vogliosa di sesso e che seduce la giovane monaca imponendole una sessualità estrema, riferimenti alle parti più remote del corpo femminile che viene raccontato nei suoi flussi, in una sorta di enciclopedia dei comportamenti più trasgressivi delle sessualità omo ed etero... mi sono apparsi in alcune pagine troppo compiaciuti.
Resta il merito di aver affrontato un tabù, quale è quello della castità imposta con gli impacchi e le docce fredde sui genitali, che la Chiesa dovrà pur decidersi ad affrontare seriamente, lasciando perdere i vacui discorsi sul celibato dei sacerdoti, tema che talvolta affiora e che lascia il tempo che trova, mentre del corpo e dei desideri delle suore non si fa mai cenno. Nella storia documentata di Giulia Villoresi si dà per scontato che i rapporti intimi, le amicizie particolari fra suore all’interno delle strutture conventuali siano tollerati, anzi talvolta incoraggiati.
La nostra Faustina vivrà tutta questa serie di rapporti, con donne e uomini, fino a scegliere con decisione la libertà di vivere le sue pulsioni indirizzandole verso una sorta di accettazione di un corpo che reclama con forza le sue necessità.
Nel libro compare anche un sacerdote missionario, Don Michele, anziano e ambiguo: quasi che con questo personaggio l’autrice abbia voluto descrivere la duplicità dei comportamenti umani, grande fede in Dio ma anche libertà totale in ambito sessuale. Ma per ora la Chiesa cattolica non consente queste libertà, e d’altra parte uomini e donne all’interno della chiesa non ce la fanno più a sopportare i doveri imposti dai voti, tranne in casi di persone straordinarie. Ma in questo romanzo non mi sembra che sia dato loro alcun ruolo significativo.
Benedetto il frutto
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