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Attacco agli scrittori israeliani. Non confondiamo la letteratura con la politica

Polemiche assurde che tendono a confondere cosa c’è di importante e significativo nella letteratura di autori ebrei, che vivono in Israele e di quella terra raccontano contraddizioni, difetti, problemi, ricchezze, spiritualità, cultura, con la politica estera dei politici israeliani.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 29-01-2016

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Attacco agli scrittori israeliani. Non confondiamo la letteratura con la politica

Da poco trascorsa la Giornata della Memoria, si riaffacciano polemiche assurde che tendono a confondere cosa c’è di importante e significativo nella letteratura di autori ebrei, che vivono in Israele e di quella terra raccontano contraddizioni, difetti, problemi, ricchezze, spiritualità, cultura, con la politica estera dei politici israeliani. E’ di questi giorni la notizia secondo cui il gruppo di destra ’Im Tirzu’ avrebbe avviato una campagna mediatica volta a colpire alcuni intellettuali e artisti legati ad associazioni considerate di sinistra, tra cui gli scrittori Abraham Yehoshua, Amos Oz e David Grossman (nella foto), nonché attori come Gila Almagor e i cantanti Rona Keinan e Chava Alberstein, indicati come "talpe della cultura".

Ovviamente il tragico e perdurante conflitto arabo-israeliano non può che contribuire alla confusione, additando all’essere ebrei tout-court responsabilità che non sono certo degli scrittori che pur vivono e scrivono in terra d’Israele. Gli ultimi romanzi che trovate recensiti su questo sito raccontano di una società composita, che tuttora deve fare i conti con una passato mai dimenticato, ed un presente che preoccupa chiunque abbia a cuore la convivenza civile tra i popoli.

Amos Oz, autore di “Giuda” (Feltrinelli 2014), ci racconta una storia complicata e affascinante, il rapporto fra uno studente di materie umanistiche, Shemuel, e un coltissimo e anziano “sapiente”, Gershom Wald, che lo ospita in casa, insieme alla fascinosa quanto misteriosa Atalia. Parleranno di Giuda, che viene descritto e raccontato in una versione nuova e diversa da quella che conosciamo.
Ecco un interessante video del novembre 2014 con un’intervista del Corriere.tv allo scrittore Amos Oz:

Abraham Yehoshua nel suo “La comparsa” (Einaudi, 2015) racconta di una musicista ebrea di Gerusalemme, che ha lasciato la sua terra per l’Olanda, dove ha trovato posto come arpista in un’importante orchestra europea, ma è costretta a ritornare al suo passato per motivi familiari: metafora del viaggio tra Europa e Israele di tanti ebrei.

Shifra Horn, nel recentissimo “Scorpion dance” (Fazi, 2016) racconta il rapporto tra una donna tedesca immigrata in Israele dopo la Seconda guerra mondiale e suo nipote Orion, orfano di Ulrich, morto a venti anni nella Guerra dei Sei Giorni: memoria, identità, Germania nazista e moderno Stato d’Israele, una storia anche questa emblematica.

In “Miss Jerusalem” di Sarit Yishai-Levi (Sonzogno, 2015), una bella donna di Gerusalemme libera e anticonformista racconta i suoi difficili rapporti con la famiglia molto religiosa e con un destino personale terribile, metafora della storia del suo paese, da cui sua figlia tenta invano di fuggire.

Quella israeliana è una letteratura ricca, problematica, interessante, dove la qualità letteraria è molto alta e la riflessione sulla politica, la religione, i rapporti sociali è capace di interrogarci profondamente sul mondo in cui stiamo con difficoltà vivendo, in Europa e non soltanto.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Attacco agli scrittori israeliani. Non confondiamo la letteratura con la politica

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