Artù
- Autore: Mirko Rizzotto
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Graphe.it edizioni
- Anno di pubblicazione: 2021
Il racconto di Artù, la leggenda dei suoi Cavalieri e della tavola Rotonda, di Lancillotto e di Ginevra mi affascina da quando ero una piccola lettrice, poi successivamente conquistata dalla storia di Avalon e del popolo dei Celti, fino a andare a visitare un luogo in Toscana, San Galgano e la Spada nella roccia, divenuto per me un luogo del cuore.
Artù, edito da Graphe.it, è l’ultimo lavoro di Mirko Rizzotto, laureato in Storia romana all’università di Padova e attualmente insegnante. Collaboratore alla didattica nel Museo Civico Archeologico di Cologna Veneta, il più antico della provincia veronese e redattore della rivista di bizantinistica Porphyra, ha al suo attivo numerose pubblicazioni tra le quali sulla vita dell’imperatore Traiano e dell’imperatore Marciano. Il suo saggio interessante e accurato con numerose fonti bibliografiche si presenta come un romanzo di storia, una narrazione divisa tra leggenda e storiografia sulla vita di un grande condottiero quale è stato Artù, ancora oggi oggetto di dibattito tra storici e archeologi, e fonte di ispirazione per narrazioni letterarie e per il cinema.
Tutto ha inizio con il dubbio se Artù fosse morto o fosse ancora vivo come narrava la leggenda: a Glastonbury, dai Celti conosciuta come Avalon, venne affidata da Enrico II Plantageneto ai monaci dell’Abbazia la ricerca, attraverso scavi, del corpo o delle ossa del mitico Artù. Enrico voleva avere l’opportunità di stroncare definitamente l’insinuazione che fosse ancora vivo e, di conseguenza, che potesse avere diritto al trono. Dopo qualche tempo vennero rinvenuti due scheletri all’interno di una bara, l’uno accanto all’altro, con una particolare scritta sulla croce:
qui giace sepolto il celebre Re Artù, nell’isola di Avalon, assieme alla sua seconda moglie Ginevra.
Esposti al pubblico lungamente, nel 1278 vennero sepolti davanti all’altare maggiore, alla presenza di Re Edoardo I. Molti dubbi sorgeranno tra gli storici nei secoli successivi se quei resti, mai più ritrovati, appartenessero effettivamente ad Artù.
Era esistito davvero l’indomabile condottiero sempre pronto ad andare in battaglia contro i nemici della sua terra? Di certo la sua vita divenne una leggenda, un re pieno di ardore e di coraggio che aveva salvato l’Inghilterra dalla minaccia del popolo degli Alemanni, famosi barbari come le loro violente incursioni, della sua inseparabile spada Excalibur, della splendida Camelot, e che con Merlino suo consigliere dette vita alla Tavola Rotonda dove ogni cavaliere era alla stessa condizione del suo comandante supremo. Il mito perdurerà narra Goffredo di Monmouth nei suoi scritti latini: le gesta di un grande condottiero nato intorno alla fine dell’Impero Romano nella provincia di Britannia.
Artù, ovvero Artorius, discendente diretto del prefetto Lucio Artorio Castro del II secolo d. C., originario della Campania, aveva iniziato giovanissimo la carriera militare.
“La minaccia più grande e immediata che Artù si trovò ad affrontare alla sua ascesa la trono fu indubbiamente la minacciosa espansione dei Sassoni, oramai indocili al loro ruolo di federati e decisi più che mai a ritagliarsi un proprio autonomo spazio a spese dei Britanno-romani.“
Poco più che venticinquenne aveva padronanza dell’arte della guerra, dava grande prova di forza senza mai risparmiarsi, ed era acclamato dalle truppe.
“Artù guidò la cavalleria sarmata in un’operazione di aggiramento del fianco sinistro dei Sassoni, attraversando il fiume in mezzo a spruzzi d’acqua fangosa e nugoli di frecce e piombando contro i barbari, dove ne scompaginò le prime linee difensive.”
Sia per Goffredo di Monmouth che per lo studioso Geoffrey Ashe, Artù era un Re carismatico, festeggiato dal suo popolo e sebbene assente perché lontano a seguito delle guerre, veniva ricordato e venerato come un dio: con indosso la classica lorica romana, in bronzo dorato e scolpita a imitazione del torace umano, un gonnellino in frange di cuoio borchiate, coturni militari e uno splendido elmo su cui era inciso un dragone, e sulle spalle l’ampio mantello rosso emblema del suo comando, con lo scudo con dipinto l’Orso Rampante, simbolo del suo casato, in un braccio e nell’altro la sua spada, un’antica arma romana, la leggendaria Crocea Mors che si diceva fosse appartenuta a Giulio Cesare. Durante la sua lontananza dalla Britannia, Moderato, uno dei suoi più giovani parenti, organizzò una rivolta con il consenso di Ginevra, dopo aver convinto all’insurrezione i vecchi nemici di Artù che non attendevano altro che un proprio riscatto. Avuta notizia, il vecchio comandante che aveva superato l’ottantina, con la sua barba e i capelli grigi fluenti, ancora in pieno vigore fisico e lucidità mentale, sbarcò sulle coste britanniche dopo solo due giorni.
Tra tregue momentanee e manovre diplomatiche, gli scontri divennero aspri e violenti, con un numero altissimo di caduti da ambo le parti nei pressi della sua Camelot, oggi identificata in una fortezza nei pressi di South Cadbury nel Somerset. La battaglia venne vinta, ma a costo della vita del Re.
Con gli innumerevoli scritti tramandati sul leggendario sovrano, tra mito e storia, il nostro autore, in questo suo affascinante saggio, avvalendosi di fonti e studi, si interrogherà sulla vita e sulle imprese eroiche di Artù. Non è stato semplice inoltre fare chiarezza tra i tanti e diversificati racconti proposti dai molti autori che si sono susseguiti nei secoli, sulla base di ipotesi storiche e documenti medioevali mai più ritrovati. Ma le narrazioni riguardanti Artù, anche se con prove archeologiche non del tutto risolutive, indicavano diversi luoghi storici e il suo mito è cresciuto sempre di più.
Artù è una lettura davvero coinvolgente sulle gesta epiche di un grande condottiero, sulle virtù e sulla moralità di un uomo divenuto un mito nel pieno significo dell’origine greca della parola, sacro e di fede. Consigliato!
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