Angeli in astronave
- Autore: Giorgio Dibitonto
- Categoria: Saggistica
Anche noi in Italia abbiamo avuto e abbiamo notevoli contattisti con gli extraterrestri, in primis il grande Eugenio Siragusa (trapassato), che ha dedicato l’intera vita a diffondere il messaggio degli amici del cosmo, messaggi rivolti a ciascuno e soprattutto a politici italiani e internazionali. È stato il maestro di Pier Giorgio Caria, documentarista e studioso della scienza dello spirito, quindi di ufologia. Le due cose vanno a braccetto, non può esistere una senza l’altra. Aggiungiamo il giornalista antimafia Giorgio Bongiovanni, stigmatizzato a Fatima da oltre trent’anni.
Oltre ai summenzionati abbiamo il nostro Adamski italiano, meno noto ma ugualmente prescelto per contatti di primo, secondo, terzo e quarto tipo, ovvero attraverso sogni e visioni, dialoghi telepatici, incontri ravvicinati con alieni incarnati fisicamente simili a noi, di bell’aspetto e alta statura, fino a compiere un viaggio cosmico nel disco e nella nave madre che li contiene, come può essere una portaerei per intenderci; le astronavi madre sono sempre a forma di sigaro.
Si tratta di Giorgio Dibitonto, ligure, autore del libro Angeli in astronave (edizioni Mediterranee, pp.167, riedizione 2011, prefazione di Eugenio Del Buono). Il libro, non tecnico ma di natura filosofico-religiosa e sociale, con scrittura piana, discorsiva e penetrante, è la relazione dell’autore con extraterrestri incontrati diverse volte nell’estate del 1980. La sua esperienza straordinaria, condivisa con la fidanzata Tina e altri pochi amici legati da profonda empatia, contiene quasi in ogni pagina il messaggio cristico “Ama il prossimo tuo come te stesso” che abbiamo disatteso e dimenticato.
Spesso le parole dei maestri cosmici sono crude e senza veli, accompagnate da funeste profezie che ricordano la fine dei tempi descritta nell’Apocalisse, a cui nessuno ha creduto. Sono accuse all’umanità votata all’egoismo e all’autodistruzione, alla guerra, alla violenza che la natura subisce senza sosta. L’inquinamento è la conseguenza della visione del mondo che nega lo spirito. Ci siamo venduti alla materia e a mammona, al profitto, denaro detenuto da pochi oligarchi, mentre miliardi di terrestri soffrono la fame e la sete. Dal cielo lo ripetono, lo sappiamo bene ma preferiamo girare la testa dall’altra parte. In tal modo diventiamo complici ossequienti del male.
I tre extraterrestri principali si presentano allo scrittore con gli stessi nomi fittizi con cui si presentarono ad Adamski negli anni Cinquanta: Orthon, Firkon e Ramu, ma ben presto Ramu rivela di essere l’arcangelo Raffaele, il guaritore biblico di Tobia. L’arcangelo enumera le innumerevoli testimonianze sulla presenza extraterrestre da millenni; solo per citarne due: il carro di fuoco di Ezechiele, un’astronave con esseri viventi. Inoltre leggiamo la domanda poetica di Isaia:
"«Chi sono costoro che volano come nubi e come colombe alla loro colombaia?» Egli parlava dei nostri dischi che volano verso l’astronave-madre come voi avete visto fare questa notte. Il termine ‹nube› ricorre continuamente nella Bibbia. […] E cosa erano le colonne di fumo nel giorno e di fuoco nella notte che stavano sul capo degli ebrei fuggiaschi nel deserto?”
È una rilettura decriptata dei testi sacri. Le nubi e le colonne di fumo e fuoco sono astronavi, descritte anche nei Salmi con un linguaggio adatto ai popoli nomadi di pastori e cammellieri, ignari di ogni tecnologia.
Raffaele tenta in ogni modo di sanare la frattura tra l’uomo e la natura, cominciando dal nostro atteggiamento mentale. La terra, Gaia, è un essere vivo. Suggerisce la contemplazione, per esempio l’ascolto della pioggia con amore. Il mio pensiero è andato subito a La pioggia nel pineto di d’Annunzio, in cui l’elemento estetico perfetto è emozionalmente partecipativo al lettore e assolutamente non ornamentale.
Il viaggio compiuto dai protagonisti mostra una meraviglia di astri pulsanti; comprende la visita a un pianeta felice. Il disco nelle sue stanze è composto da un materiale sconosciuto e trasparente. Gli alieni recitano, cantano e suonano soavemente. Agli ospiti terrestri si mostrano Gesù Cristo e Maria, una bellissima fanciulla di bontà e dolcezza indescrivibili. La Madre cosmica e il Figlio riassumono la situazione tragica del nostro pianeta agonizzante, violato nel suolo e nell’aria, deforestizzato. Il nostro più grave peccato è l’orgoglio luciferino e il disprezzo delle leggi divine e naturali.
Anche in questo libro Cristo conferma il suo ritorno tra noi, come giudice a cui il Padre ha dato poteri di vita e di morte.
Il ravvedimento è sempre possibile, ma sembra che una guerra nucleare sia purtroppo inevitabile, caparbiamente voluta e preparata. Gli extraterrestri, corrispondenti ai cherubini, saranno a fianco di Cristo. Dopo la grande purificazione e i dolori che l’uomo crea con le sue stesse mani, nemesi delle atrocità compiute, la terra tornerà a essere l’Eden originario. Ma l’Eden è anche tutto il cosmo; i cherubini lo difendono con la simbolica spada fiammeggiante, impediscono per ora all’uomo di visitarlo e colonizzarlo:
“Voi state già per portare il disordine e l’inquinamento anche nello spazio circostante la Terra. Ma ci troverete vigilanti, e non vi sarà permesso di portare distruzione e morte oltre il pianeta.”
Nel futuro l’Eden, la vita eterna, sarà nuovamente accessibile. L’uomo redento e mite (i miti erediteranno la terra, dice Cristo nel “Discorso della montagna”) viaggerà nello spazio, potrà sorpassare anche la "Barriera celeste", ovvero il limite del cosmo oltre il quale si trova la coscienza divina, a cui l’uomo appartiene e a cui si ricongiungerà.
Il libro di Dibitonto è un successo editoriale di trentamila copie vendute. L’uomo ha fame di conoscenza, di scienza unita alla spiritualità.
Angeli in astronave
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