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Recensioni di libri

Anche noi l’America di Cristina Henríquez

NNEditore, 2016 - I confini sono stati inventati dall’uomo, essi sono labili, i chilometri segnano le distanze. Eppure, ognuno di noi segna un pezzo di strada e supera confini immaginari ogni giorno.

Chiara Bianchi Pubblicato il 16-08-2021
Anche noi l'America

Anche noi l’America

  • Autore: Cristina Henríquez
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: NNEditore
  • Anno di pubblicazione: 2016

Anche noi l’America di Cristina Henríquez è un romanzo sulle possibilità. Dovrebbe sorprenderci come, questo romanzo edito NNEditore (2016), non abbia avuto un seguito cinematografico. Nella storia raccontata da Cristina Henríquez, tradotta da Roberto Serrai, si parla di immigrati. Persone che con regolare permesso di soggiorno lasciano la loro terra nel sud America per raggiungere gli Stati Uniti, meta tanto ambita quanto sconosciuta, a partire dalla lingua.

Il romanzo è diviso in capitoli titolati con il nome del personaggio a cui è affidata la voce narrante e si sviluppa dall’arrivo nel condominio ispanico della famiglia Rivera, composta da Alma, Arturo e Maribel. Il proprietario dell’immobile è ispanico, i vicini anche. Un micromondo fatto di odori, suoni e tradizioni, esportato dai luoghi di origine dei personaggi e ricostruito attraverso la comunicabilità, lo scambio e il cibo, a cui si aggiungeranno inevitabilmente i vissuti di ognuno di loro.

Alma e Arturo arrivano da Panama con la loro figlia Maribel, una ragazzina bella e speciale, vittima di un incidente che l’ha resa un’altra. Alla ricerca delle cure necessarie “ad aggiustarla” i suoi genitori abbandonano i loro luoghi per iniziare un percorso imprevedibile, incerto, pericoloso, nel quale però incontreranno persone uguali e diverse che li aiuteranno nel passaggio da una realtà all’altra.

Di forte impatto è la questione della lingua, a difficoltà principale da superare. Non senza l’aiuto di chi ci è passato prima, non senza un canale preferenziale che si interseca e si scontra con la propria lingua madre, divenendo scoglio e orgoglio. Alma, per esempio, cerca di avvicinarsi alla lingua nuova, non senza timori e remore.

“L’inglese era una lingua così densa, contratta. Tante lettere dure, come muri in miniatura. Non si apriva nelle vocali come lo spagnolo. La gola aperta, la bocca aperta, i cuori aperti. In inglese i suoni erano chiusi. Cadevano a terra, con un tonfo. Eppure c’era qualcosa di maestoso”.

Sempre Alma è colei che sfida l’ignoto e prende un autobus, allontanandosi troppo dalla sua zona, ritrovandosi dispersa e disperata, ma senza mai arrendersi veramente.

Poi c’è Maribel. Parla poco, i suoi gesti e i suoi sguardi varranno più di mille parole, specie per Mayor, suo coetaneo, il quale si innamora di lei, come solo tra adolescenti accade: senza alcun pregiudizio. Egli riconosce in Maribel un essere speciale e sviluppa un senso di appartenenza e di protezione nei confronti della ragazza; la loro storia diventerà il fulcro principale attorno al quale si muovono le altre esistenze.

Una coralità estranea alla coralità, in cui l’importante per l’autrice è descrivere la vita delle persone, perché di persone si tratta. Vite semplici, ostacolate dalla burocrazia, nelle quali regna la possibilità, la speranza, il superamento della difficoltà come rinascita. Vite che si scontrano con la morte improvvisa che non segna il vuoto, ma definisce uno spazio occupato da una persona. Senso di protezione e aspettative tradite dalla vita.

Se cercate una storia che vi riempia gli occhi di immagini, che vi avvicini alle speranze di una vita nuova, leggete Anche noi l’America.
I confini sono stati inventati dall’uomo, essi sono labili, i chilometri segnano le distanze. Eppure, ognuno di noi segna un pezzo di strada e supera confini immaginari ogni giorno.

Anche noi l'America

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Anche noi l’America

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