A colpo sicuro
- Autore: Luigi Scollo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
Tiratore scelto: il termine più noto è certamente “cecchino”, quello internazionale è il popolare “sniper” anglosassone, ma in Italia abbiamo sposato il rigoroso tecnicismo di “tiratore di precisione”. Per quanto possa sorprenderci, la specialità è stata introdotta nel nostro esercito relativamente di recente, lo documenta il generale Luigi Scollo, in un volume pubblicato nel 2015 dalla casa editrice bassanese Itinera Progetti, “A colpo sicuro. I tiratori scelti dell’esercito italiano dal secondo dopoguerra agli anni 2000” (264 pagine, 100 fotografie, 16 tavole a colori, 24,90 euro).
Si pensi che l’impiego ufficiale dei primi tiratori scelti della fanteria, con armi dedicate, rimonta ad appena due decenni fa. Fino ad allora si era verificato l’impiego estemporaneo di singoli fucilieri di precisione, nel corso delle due guerre mondiali, ma su iniziativa di singoli reparti e senza un addestramento pianificato. Ufficialmente, invece, hanno iniziato ad operare nel giugno 1997, a Valona, in Albania, nel corso dell’operazione Alba e se la dottrina e formazione di questi specialisti è stata introdotta nelle nostre Forze Armate di terra si deve all’intuizione proprio di Scollo, che ha impresso al progetto lo sviluppo necessario.
Generale di divisione in pensione, comasco, classe 1958, ha servito nell’Esercito come ufficiale di carriera per quarant’anni e comandato unità di bersaglieri fino alla forza di una brigata (Garibaldi). Era alla testa dell’11º Reggimento dei fanti piumati durante i severi combattimenti del maggio 2004 a Nassiriya, nel corso di Iraqi Freedom ed ha raccontato quelle giornate in un impeccabile volume (“La battaglia dei ponti”, Itinera Progetti 2018), che ricostruisce l’azione efficace dei nostri reparti, impegnati nella missione di pace.
Luigi Scollo è entrato pienamente nella storia dei tiratori scelti e la conoscenza diretta della nascita della specialità ha facilitato la realizzazione di un lavoro storico e tecnico di stretta attualità, visto il recente sviluppo del tiro di precisione come risorsa militare. È un libro interessante per tutti gli appassionati ed anche per i “curiosi”. Pregevoli le tavole uniformologiche a colori dell’ottimo Pietro “Pico” Compagni, che corredano il volume insieme al centinaio di immagini fotografiche e illustrano nei particolari uniformi, armi e dotazioni dei tiratori scelti di diversi Corpi, parà e alpini, lagunari e carabinieri, oltre ai bersaglieri.
Dal secondo dopoguerra, l’Italia assegna ai propri militari un ruolo difensivo e la Costituzione repubblicana ripudia espressamente la guerra. È per questo che si è dovuto attendere la fine del secolo per vedere i nostri tiratori scelti operare secondo dottrine d’impiego specifiche e dopo essere stati sottoposti ad un addestramento idoneo, oltre ad essere adeguatamente armati.
Il ruolo di “killer a distanza” appariva estremamente aggressivo e si scontrava con la visione delle Forze Armate come strumento di pace. Il gen. Scollo mette inoltre in risalto il timore dei politici per i cosiddetti “danni collaterali”, che potevano verificarsi per l’impiego di corpi speciali, ma se c’è una specialità che per sua natura riduce al minimo il rischio di coinvolgere civili e innocenti è proprio il tiro di precisione selettivo. L’autore lo chiarisce bene: il colpo singolo mirato non espone a gravi errori, sia pure da medio-grande distanza ed è anche estremamente economico. Una cartuccia costa poco più di 5 euro e può neutralizzare un’offesa, colpendo con efficacia chirurgica un bersaglio che altrimenti potrebbe richiedere l’impiego di un costoso munizionamento pesante (mortai, artiglieria, bombe) o numerose raffiche di pallottole di armi leggere e mitragliatrici.
È chiaro che il percorso di accurata formazione concorre ad azzerare i pericoli di un eventuale collateral damage. Oltre a selezionare il personale e prepararlo (armi, poligoni, lezioni teoriche e pratiche) occorre mantenere la capacità operativa costantemente alta.
Individuato il candidato tra gli arruolati, va inviato al corso di tiratore di fanteria, poi a quello superiore di tiratore scelto e infine a quello di istruttore. Ogni reggimento dispone di una decina di specializzati, deve mantenere elevata la loro efficienza e organizzare almeno annualmente un’esercitazione specifica. Il concetto base della specialità è ben chiaro nella spiegazione del papà dei nostri sniper. Un buon cecchino dev’essere necessariamente un buon tiratore, ma un buon tiratore può non essere un buon cecchino. La selezione iniziale punta a verificare con cura che l’attitudine al tiro si associ alle doti giuste della personalità: spirito di sacrificio, intraprendenza, determinazione, coraggio, freddezza, equilibrio psichico in condizioni di stress, una condizione fisica eccellente. Senza questi caratteri, un buon tiratore non potrà mai essere un cecchino moderno: una macchina da guerra ogni tempo e multiruolo, in grado di operare difensivamente e offensivamente, inquadrato o isolato, in territorio amico o nemico.
Il lavoro del gen. Scollo è un’opera prima. Nella prefazione, Cesare Calamandrei lo presenta come “veramente tale sotto tutti i punti di vista” e senza precedenti di sorta in Italia.
A colpo sicuro. I tiratori scelti dell'Esercito italiano dal secondo dopoguerra agli anni 2000
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