8 settembre 1943
- Autore: Marco Gasparini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
Bastarono due settimane, dal 9 al 25 luglio 1943, per fare implodere un regime ventennale. Lo sbarco alleato in Sicilia provocò la caduta del fascismo, dopo l’arresto di Mussolini nella villa del re a Roma. Ma per l’Italia le sofferenze non erano finite, anzi aumentarono nei venti mesi a seguire, con l’occupazione tedesca e la guerra in casa, in tutta la penisola. È un agile e bel volume “8 settembre 1943”, firmato dal giornalista e saggista Marco Gasparini e fittamente illustrato con belle foto in bianco e nero, nella collana Immagini di guerra delle Edizioni del Capricorno di Torino (2013, 143 pagine 9.90 euro). Offre una ricostruzione di grande impatto visivo di quel periodo cruciale per il nostro Paese.
Nell’estate del 1943 vennero al pettine i nodi di un’Italietta che solo la presunzione di Mussolini aveva iscritto d’ufficio tra le superpotenze mondiali. ma in quel consesso si era rivelata un vaso di coccio tra vasi di ferro, come avrebbe detto Manzoni. E si era soprattutto rivelato un tragico azzardo l’ansia del duce di far sedere l’Italia al tavolo della pace che l’Inghilterra avrebbe a suo avviso chiesto alla Germania, dopo il crollo della Francia nella primavera 1940. La “Perfida Albione” non si arrese e la continuazione della guerra rivelò al mondo che la tanto sbandierata forza militare italiana altro non era che un miserevole bluff.
In Italia, di grande c’era solo la spocchia del regime, che cacciò in quel devastante conflitto combattenti male armati e civili innocenti. Lo sviluppo dei bombardieri pesanti consentiva infatti agli Alleati di portare l’offesa fin sulle città, senza fare distinzioni tra obiettivi militari e non, uccidendo anche i cittadini inermi.
Colpire le popolazioni rappresentò anzi una strategia adottata intenzionalmente dall’Aviazione angloamericana. Con bombardamenti non selettivi sui centri abitati, tanto l’Usaaf che il Bomber Command britannico bersagliavano uomini e donne, vecchi e bambini, a scopo terroristico, per mettere gli italiani contro chi li aveva gettati in quell’inferno: Benito Mussolini e il fascismo.
Era quello lo scopo dell’incursione diurna del 19 luglio 1943 contro Roma, fino ad allora risparmiata, al contrario di altre città grandi e piccole, aggredite dal cielo più volte. Obiettivo era lo scalo ferroviario di Termini, ma interi caseggiati del quartiere San Lorenzo vennero demoliti dagli ordigni precipitati dall’alto. Una grande foto a doppia pagina mostra papa Pio XII circondato dalla folla sul luogo del bombardamento. Si era recato sul posto per dimostrare vicinanza alla gente disperata. La veste bianca gli si macchiò di sangue.
Per la Città Eterna e per tutti gli italiani, il colpo si rivelò decisivo. Dieci giorni prima, l’Operazione Husky aveva già fatto mettere piede in Sicilia a diverse divisioni angloamericane e il nemico non era stato fermato sulla linea del bagnasciuga, come aveva promesso il duce. Non potè molto la determinata resistenza dei panzergrenadier tedeschi e quella sempre meno motivata dei nostri combattenti.
Le foto mostrano la fraternizzazione della popolazione civile siciliana coi soldati inglesi e americani, considerati non invasori, ma liberatori. Dopotutto, si era trattato della vecchia sfida tra Davide e Golia e questa volta il “piccolo” non avrebbe mai potuto vincere. Si pensi che gli Alleati avevano impegnato solo in Sicilia 2500 unità navali, cinque volte più di tutte quelle a disposizione della Regia Marina nell’intero conflitto. La guerra di materiali vedeva l’Italia sempre più lontana dai colossi industriali. La superiorità americana, soprattutto, era schiacciante.
Anche per questo, sfruttando il sì del Gran Consiglio del fascismo all’ordine del giorno Grandi contro Mussolini, il re fece arrestare il duce la sera del 25 luglio. La mattina dopo, gli italiani si risvegliarono senza più dittatura. L’entusiasmo e le manifestazioni in tutto il Paese sono documentati nel volume. Ma tra la fine di luglio e l’8 settembre non cambiò nulla nella condotta militare: “la guerra continua” aveva annunciato alla radio Badoglio, sostituendo Mussolini. Germania e Italia restavano alleate: uno scatto di propaganda ritrae al Brennero una stretta di mano tra due alpini e soldati tedeschi. In realtà i germanici stavano già organizzando le contromisure nei confronti degli italiani, facendo affluire divisioni agguerrite proprio attraverso quel passo alpino.
Sotto questo aspetto, le settimane di ritardo dalla caduta del fascismo all’armistizio furono decisive. In peggio.
L’8 settembre, quando il gen. Eisenhower annunciò la richiesta italiana di cessare le ostilità, finiva la guerra contro gli angloamericani e cominciava quella tremenda contro i tedeschi e gli italiani che li appoggiavano, riconoscendosi nella repubblica fascista di Salò che Hitler aveva fatto costituire a Mussolini. Un duce invecchiato e provato era stato liberato dai parà di Student e Skorzeny nella prigione alberghiera sul Gran Sasso. Tutto ripreso dei fotografi militari e tutto raccontato visivamente nel volume di Gasparini.
Ci sono anche i caduti delle quattro giornate di Napoli, che videro la popolazione battersi contro i tedeschi e costringerli a lasciare la città agli Alleati, avanzanti da Salerno. Era cominciata la resistenza antifascista, una pagina tragica e sanguinosa di sacrifici per gli italiani, aperta dall’immane esplosione della corazzata Roma, colpita da una bomba-razzo tedesca nel Canale di Sardegna. Un’anteprima del fungo atomico.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 8 settembre 1943
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