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Recensioni di libri

1923-1926 Aviazione italiana. Gli anni prima di Italo Balbo di Roberto Gentilli

IBN Editore, 2022 – Un esperto di storia aeronautica colma una lacuna storiografica, dovuta alla scarsa attenzione per il periodo che va dalla nascita della Regia Aeronautica all’incarico di sottosegretario al gerarca ferrarese.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 30-04-2022
1923-1926 Aviazione italiana. Gli anni prima di Italo Balbo

1923-1926 Aviazione italiana. Gli anni prima di Italo Balbo

  • Autore: Roberto Gentilli
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2022

Giulio Douhet (1869-1930) è stato uno dei grandi teorici della guerra aerea e padri dell’aviazione militare internazionale, più celebrato all’estero che in Italia. Casertano, di famiglia originaria della Savoia, ufficiale di carriera prima nei Bersaglieri poi nel Servizio Aeronautico del Regio Esercito, viene considerato negli Stati Uniti un precursore del bombardamento strategico, con l’americano Billy Mitchell e il britannico Hugh Trenchard, come si apprende in un lavoro illustratissimo, novità tra gli Aviolibri IBN e opera di un esperto di storia aeronautica. Roberto Gentilli è autore di numerose monografie prima di questo volume elegante, ben curato graficamente, con sovraccoperta sulle pagine in carta di pregio rilegate in brossura. Imponente il numero delle immagini e prezioso il ruolo; si intitola 1923-1926 Aviazione italiana. Gli anni prima di Italo Balbo (IBN Editore, 2022).

Nella pagina che tra le prime presenta i tre teorici dell’aviazione “pesante”, spicca un’assenza. Tante le decorazioni sulle uniformi dei due anglofoni, nessuna sulla giubba grigioverde del gen. Dohuet, che ottenne solo la medaglia commemorativa della vittoria, riconosciuta a tutti gli arruolati nella Grande Guerra. Era uno spirito ribelle, spingeva a fondo le sue idee e non esitava a criticare aspramente la condotta bellica dell’Alto Comando italiano. Scontò un anno di arresti in fortezza, a Fenestrelle. Entrò e uscì dai gradi per varie altre sospensioni. Fu messo in aspettativa, riammesso in servizio, promosso. Entrò in collisione con Ansaldo anche per le commesse di guerra.

Un grande cervello scomodo, ma gli si deve lo sviluppo dell’inedita aviazione militare italiana, avviato pressoché da zero: alla fine del primo conflitto mondiale si poteva considerare tra le più efficienti nel mondo. Sua anche la proposta di onorare per sempre come Milite Ignoto i resti di un soldato sconosciuto, simbolo di tutti i caduti. Sua soprattutto la dottrina del dominio dell’aria, sviluppata già durante le ostilità e messa a punto in un trattato pubblicato nel 1921.

Era certo che in una guerra futura la nuova forza aerea avrebbe distrutto dal cielo il potenziale bellico nemico e assicurato la vittoria, agendo in modo indipendente. Proponeva di allestire una flotta di mille bombardieri, ognuno capace di lanciare 2mila kg di bombe da una quota di 3mila metri. Squadriglie di cento velivoli, con un raggio d’azione di 300 km, avrebbero annientato ogni bersaglio in un’area di 500 metri di diametro ciascuna. Operando con 50 squadriglie al giorno, l’arma aerea avrebbe potuto vincere la guerra da sola. La spesa totale? Un miliardo, pari al costo di una sola corazzata.

Si può osservare che la tecnologia costruttiva dell’epoca non consentiva ancora di trasportare 2mila kg di bombe per aereo, nemmeno all’Italia, ch’era stata all’avanguardia con i Caproni da bombardamento, ma le sue teorie hanno riempito di contenuti un periodo di stanca per l’aviazione postbellica, oggetto iniziale del saggio di Gentilli.

Nel 1919 tutte le forze aeree smobilitarono e non esisteva ancora un’aviazione commerciale. L’Italia ridusse l’aviazione ai minimi termini, ma il declino vide un’inversione di tendenza già nel 1921, voluta dal ministro della guerra Gasparotto. Vennero riaperte le scuole di volo, ordinati nuovi aeroplani e riorganizzati i reparti. Col fascismo al governo, un ex pilota di guerra, l’on. Finzi, presentò un progetto di riorganizzazione “sposato” da Mussolini. Dai 250 aerei in linea di volo si doveva salire a 720, incrementando gli stanziamenti e creando due direzioni autonome, per l’aviazione militare e civile, con propri stanziamenti. Si rammenti che quella aerea era una specialità dell’Esercito e il programma tendeva a realizzare un’arma aerea indipendente. Protestò anche la Marina, temendo tagli ai bilanci.

L’autore inquadra con grande cura il secondo quadriennio del dopoguerra, dalla nascita della Regia Aeronautica, il 28 marzo 1923, alla nomina di Italo Balbo a sottosegretario all’Aeronautica, il 6 novembre 1926, che dette il via alle fortune dell’Arma alata. È un libro interessante, utile per gli appassionati. Colma la carenza di lavori su quegli anni, dei quali vengono celebrate solo alcune imprese individuali ed eventi importanti: il volo di 55mila km di Francesco De Pinedo, la rotta polare del dirigibile Norge di Umberto Nobile, la vittoria di Mario De Bernardi nella Coppa Schneider 1926.

Eppure, lo sforzo organizzativo è stato imponente, dalla definizione del quadro legislativo-amministrativo della nuova Arma alla preparazione degli uomini (è nata l’Accademia Aeronautica), dalla creazione di basi aeree e reparti alle dotazioni. Ecco, quindi, i primi anni della Regia Aeronautica in ogni aspetto: la guerra in Africa, i dirigibili, le cronache annuali, la nascita dell’aviazione di linea, con il corredo di tante tabelle e oltre trecento immagini in massima parte inedite.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 1923-1926 Aviazione italiana. Gli anni prima di Italo Balbo

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