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Storia della letteratura

“La Traviata”: dal romanzo di Alexandre Dumas all’opera di Verdi

I fedelissimi dell'opera lirica lo sanno perfettamente: Verdi e il suo librettista Francesco Maria Piave hanno tratto ispirazione dalla trama de “La signora delle camelie” per la loro Traviata. Ma quali sono le somiglianze evidenti tra le due opere? E in cosa differiscono?

Francesca Barile
Alice Figini - Francesca Barile Pubblicato il 28-07-2022
“La Traviata”: dal romanzo di Alexandre Dumas all'opera di Verdi

Stasera 28 luglio 2022 andrà in onda alle ore 21 e 20 su Rai 3 La Traviata di Giuseppe Verdi per il tradizionale appuntamento con la grande opera all’Arena di Verona.
Si tratta di una delle opere liriche più rappresentate al mondo. Il capolavoro in tre atti di Verdi andò in scena per la prima volta il 6 marzo 1853 presso il teatro La Fenice di Venezia.

La Traviata alla prima rappresentazione suscitò un’accesa reazione del pubblico che la giudicò scandalosa. La storia di una cortigiana non incontrò il favore della borghesia dell’epoca che riteneva la trama sfacciata e impudica. Oggi invece la protagonista Violetta Valery è considerata un’eroina romantica e nessuno potrà mai dimenticare il suo straziante canto: “Amami Alfredo”.
L’amore ostacolato e impossibile tra la cortigiana e il suo nobile amante è infine eternato nel magnifico duetto: “Parigi, o cara” in cui i due innamorati sognano un futuro migliore che finalmente li vedrà uniti farsi sospiro e luce l’uno per l’altro.
L’aria più famosa dell’opera è sicuramente la celeberrima Libiam ne’ lieti calici che narra sottotraccia il tema del tempo del fugge e non ritorna come suggerisce il celebre verso “la fuggevol ora”. Violetta sa che ormai non le resterà molto tempo da vivere e in quel ballo immorale - un valzer - con il giovane Alfredo è condensata tutta la fuggevolezza dell’esistenza e della felicità. Il verbo “libare” infatti significa letteralmente “degustare centellinando”, ed è un invito a godere dei rari piaceri della vita prima che sopraggiunga la morte. Violetta sa che la malattia la sta lentamente logorando e reagisce al tragico presagio organizzando una festa. In quel valzer, che ha incantato il mondo, è custodita tutta la tragicità di una vicenda dal sapore dolceamaro come la vita.

Scopriamo ora più nel dettaglio la trama del romanzo di Alexandre Dumas da cui è tratta l’opera di Verdi e le differenze l’originale e l’adattamento.

Dal libro al libretto: come La Signora delle Camelie diventò La Traviata

I fedelissimi dell’opera lirica lo sanno perfettamente: Verdi e il suo librettista Francesco Maria Piave hanno attinto alla trama de La signora delle camelie per la loro Traviata.

Ma quali sono le evidente somiglianze tra le due opere? E in cosa differiscono?

La signora delle camelie: il romanzo di Alexandre Dumas figlio

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Il romanzo più famoso di Alexandre Dumas, figlio del celebre autore dei Tre Moschettieri, si ispira a una storia vera. Dumas scrisse La signora delle camelie nel 1848,

storia d’amore e morte a forti tinte con immagini per l’epoca trasgressive, una tra tutte la descrizione realistica e puntigliosa dell’apertura della bara della povera Marguerite, la protagonista della storia, ormai defunta da qualche tempo.

Il narratore, che parla in prima persona, è uno spettatore ma anche attore della storia perché, dopo aver acquistato un libro appartenuto alla giovane cortigiana morta, entra in contatto con il suo ex amante Armand Duval e da questi apprende l’intera vicenda: ragazza mantenuta da un ricco duca vive tra agi e trasgressioni finché l’amore del giovane Armand la convince a mutar vita. Il padre di lui tuttavia intercede per porre fine alla relazione che nuocerebbe alla carriera del ragazzo e soprattutto impedirebbe il matrimonio della sorella di lui. Convince così la giovane a scrivere una lettera di suo pugno in cui dà il suo addio all’amante.
La povera Marguerite, ammalata di tisi, lascia dunque il giovane per poi finire i suoi giorni abbandonata da tutti, morendo alla sola presenza del medico e della fida domestica.

Il personaggio chiave della vicenda è la cortigiana Marguerite, detta la “signora delle camelie” perché si appuntava una camelia bianca a indicare la disponibilità e una rossa per indicare invece il contrario.
La storia è narrata dal punto di vista di Armand, giovane insicuro ma capace anche di violenti scatti di collera, cui fa da contrappunto la voce del narratore, pietoso e indulgente.

La Traviata, l’opera di Giuseppe Verdi

Impressionato dal romanzo, Giuseppe Verdi decise di portare la storia sulle scene in forma operistica coadiuvato dal librettista del tempo Francesco Maria Piave.
La Traviata viene rappresentata per la prima volta nel 1853, ma l’opera non ha affatto successo rivelandosi al contrario un fiasco clamoroso. Solo dopo diversi rimaneggiamenti e interpreti più adeguati al pathos della vicenda, ottiene poi quella fama che tutt’oggi perdura immutata.

A differenza del libro, che parte con gli avvenimenti ormai conclusi e inizia la narrazione con la tecnica analettica, l’opera di Verdi si apre in medias res nella casa della cortigiana Violetta Valéry. La donna, per dimenticare la grave malattia che la affligge, decide di organizzare una grande festa a cui invita amici e conoscenti. Qui Violetta incontra il giovane Alfredo Germont, presentatole dall’amico Gastone, che rimane subito colpito dal suo fascino. Proprio nel I atto vi è la famosa scena del brindisi, Libiam nei lieti calici, in cui si inneggia alle gioie del vino, dell’amore e del piacere, e nasce la passione tra Alfredo e Violetta. Al termine del valzer, Violetta ha un mancamento ed è in quel momento che il giovane confessa di amarla fin dal momento in cui gli è apparsa un “dì, felice eterea”.

L’altra grande differenza rispetto al romanzo è che nell’opera Violetta muore tra le braccia del suo amato. Nel finale Alfredo raggiunge la donna e, scoperto l’intrigo combinato dal padre, le giura eterno amore. Ormai è troppo tardi e Violetta sta morendo. Riesce tuttavia a intravedere un sogno di quella felicità possibile prima di spirare invocando un’ultima volta la sua ardente voglia di vivere.

Onde evitare le critiche e le possibili censure dovute alla scabrosità della vicenda, Giuseppe Verdi decise in prima istanza di ambientare la vicenda non nella Parigi a lui contemporanea bensì nel Seicento. Un anacronismo forse non così necessario, dato che ancora oggi La Traviata parla al grande pubblico suscitando un’emozione sempre viva. È un’opera che parla di amore e morte e di sentimenti che perdurano immortali. Persino la sua aria apparentemente più leggera Libiam nei lieti calici nasconde un impalpabile sottofondo di struggente malinconia.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La Traviata”: dal romanzo di Alexandre Dumas all’opera di Verdi

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Commenti: 1

  • tommasobendinelli
    23 giugno 2019, 20:27

    Verdi non ambientò la seconda ripresa della traviata del 1854 a teatro san benedetto nel 1600 ma nel 1700

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