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La filastrocca del mese di giugno di Gianni Rodari per celebrare l’ultimo giorno di scuola

Il primo mese dell'estate è anche il più amato dai bambini perché segna la fine della scuola. Lo sapeva bene Gianni Rodari che dedica a giugno una vivace filastrocca in cui i piccoli scolari possono riconoscersi, e che di certo strapperà un sorriso anche ai grandi. Scopriamone testo e analisi.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 07-06-2022
La filastrocca del mese di giugno di Gianni Rodari per celebrare l'ultimo giorno di scuola

Chi aspetta il suono dell’ultima campanella? Inutile girarci intorno, il mese di giugno nell’immaginario dell’infanzia significa una sola cosa: la fine della scuola. Le cartelle lasciate in un angolo a impolverare, il supplizio dei compiti finalmente dimenticato o accantonato, e giornate piene di sole da vivere inforcando una bicicletta per pedalare lontano in compagnia degli amici.
Che tempo beato. Però c’è sempre un’angoscia sottile che pungola i bambini in questo determinato periodo dell’anno: lo spettro della pagella. I voti, buoni o cattivi, potranno infatti determinare l’andamento dell’intera estate.

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Tutto questo il mitico Gianni Rodari, da maestro ed educatore, lo sapeva bene. Viveva ogni anno quella peculiare atmosfera scolastica del mese di giugno in cui la gioia incontenibile dei piccoli scolari si alterna agli immancabili mal di pancia dettati dall’ansia per la paura di un brutto voto. Nella filastrocca dedicata al mese di giugno, il maestro Rodari decide dunque di inserire una grande verità: non racconta la spensieratezza dell’estate, i ghiaccioli e le risate, i tuffi al mare o in piscina, ma le suppliche dei bambini che temono la sgridata di rito dei genitori e lo svanire dei doni promessi.

Ne risulta una filastrocca irriverente e giocosa che, nella sua semplicità, ritrae alla perfezione le sensazioni dei più piccoli in questo periodo dell’anno e finisce per strappare un sorriso anche ai grandi, che non possono fare a meno di ricordare di essere stati bambini una volta.

Scopriamo testo e analisi della filastrocca di giugno di Gianni Rodari che celebra la fine della scuola.

La filastrocca del mese di giugno di Gianni Rodari: testo

Filastrocca del mese di giugno,
il contadino ha la falce in pugno:
mentre falcia l’erba e il grano
un temporale spia lontano.
Gli scolaretti sui banchi di scuola
hanno perso la parola:
apre il maestro le pagelle
e scrive i voti nelle caselle...
Signor maestro, per cortesia,
non scriva quel quattro sulla mia:
Quel cinque, poi, non ce lo metta
sennò ci perdo la bicicletta:
se non mi boccia, glielo prometto,
le lascio fare qualche giretto.

La filastrocca del mese di giugno di Gianni Rodari: analisi e commento

Nella sua simpatica filastrocca Gianni Rodari ritrae quell’atmosfera frizzante e un poco ansiosa che pervade l’ultima settimana di scuola prima delle vacanze estive. In principio Rodari apre la sua poesiola con una breve descrizione paesaggistica che non è affatto casuale: descrive il contadino con la falce in pugno che si prepara a raccogliere ciò che ha seminato durante tutto il corso dell’anno. Il povero contadino è tuttavia minacciato dal bubbolio di un temporale che incombe da lontano.
Parallelamente, a scuola, i piccoli scolari si preparano al fatidico momento delle pagelle che valuteranno la loro preparazione durante l’anno scolastico, che sta per volgere al termine. Il raccolto del contadino si fa quindi metafora della fine del semestre per gli studenti. Anche i giovani scolari presto raccoglieranno ciò che hanno seminato durante l’anno; e come il contadino è minacciato dal temporale in lontananza, così gli studenti sono inquietati dalla paura di un brutto voto sulla pagella che rovinerà le loro vacanze.

Nei versi finali Rodari ritrae meravigliosamente le suppliche che i bambini rivolgono imploranti al maestro. Le loro preghiere si inseriscono nella filastrocca come una cantilena, ma sono ancora più piacevoli da leggere perché reali. Sicuramente il maestro Rodari ne aveva ascoltate tante nel corso della sua vita e dovevano avergli strappato più di un sorriso. L’innocenza della frase finale poi - il bambino che promette di prestare al maestro la propria bicicletta per fare una pedalata - apre uno spiraglio luminoso sul mondo fatato dell’infanzia. L’ansia del voto finale, lo spettro dei compiti e dei doveri da assolvere, svanisce di fronte alla prospettiva della bicicletta nuova fiammante che arriverà presto in dono assicurando nuove avventure e divertimenti.
È il mese di giugno visto con gli occhi dei bambini: una promessa di gioco che non può e non deve essere delusa, l’attesa ricompensa dopo un anno di fatiche, il suono della campanella dell’ultima ora che annuncia già un principio sonoro di festa.

C’è tutta un’estate, e tutta una vita da vivere.

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