È stato presentato a Milano, nello Spazio dedicato ad Alda Merini, un corposo (575 pp.) e colto saggio narrativo della psicoterapeuta Gloria Bova dall’evocativo titolo La bambina non mangia carne. Una teoria universale della psiche ugualmente valida per l’uomo, gli animali, le piante e tutto ciò che è (Santelli, 2024), con la partecipazione di Grazia Cominato, caporedattrice di Radio Veg.it, e Gian Marco Prampolini, Presidente di Lega Antivivisezionista. Un’opera interdisciplinare – dalla filosofia alla teologia, dalle scienze umane a quelle giuridiche, dalla medicina all’arte e alla letteratura - che propone, attraverso una narrazione che rivela il contenuto psichico del cibo,
una teoria universale della psiche ugualmente valida per l’uomo, le piante, gli animali e tutto ciò che è.
Un testo originale anche per il valore della ricerca. “Una lunga gestazione, oltre quindici anni di lavoro”, confessa l’autrice al numeroso pubblico dello Spazio Merini. Come è accaduto con i casi clinici dei più importanti autori nella storia della psicanalisi che si possono leggere come romanzi, anche il saggio narrativo di Gloria Bova si presenta come una riflessione intorno a un caso clinico che diventa una storia di vita: la storia di Laura, una bambina nata a Napoli negli anni Sessanta, che
Nacque femmina e bella in un sud di fuoco e di morte […] Nacque pure intelligente
e destabilizzò la sua famiglia di origine per quel “no” irremovibile al mangiare carne, che durante l’adolescenza e la maturità diventa pure una ricerca della libertà nella sua accezione più ampia.
I diritti degli animali nelle pagine dei più grandi scrittori
Scrive Gloria Bova nel suo saggio che
Per la cultura antropocentrica di ieri e di oggi, gli animali sono un corollario della natura e perciò, con la loro uccisione immotivata, si offende la vita e, perciò, è la vita che deve essere risarcita.
Sempre l’autrice, citando testi giuridici dal 1641 al 1994, ricorda che
Nel corso degli ultimi secoli una graduale presa di coscienza ha animato l’uomo a cercare una forma di tutela per la protezione degli animali e la necessità di definire i loro diritti.
Pochi conoscono La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale, DUDA, redatta dalla Lega Internazionale dei Diritti dell’Animale e proclamata a Parigi presso la sede dell’Unesco il 15 ottobre 1978, il cui primo articolo dice che
Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’esistenza.
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Pure gli scrittori e i filosofi nei secoli hanno dato il loro contributo per il riconoscimento dei diritti degli animali, che devono essere difesi dalla legge come i diritti dell’uomo (art. 14 del DUDA). Lo scrittore sudafricano J.M.Coetzee, premio Nobel per la Letteratura nel 2003, autore del saggio romanzato La vita degli animali (Adelphi, 2000), parla del maltrattamento degli animali e del vegetarianismo.
Vorrei tornare per l’ultima volta ai luoghi di morte che ci circondano, i macelli ai quali noi, in un massiccio sforzo comune, chiudiamo i nostri cuori. Ogni giorno ha luogo un nuovo olocausto, e tuttavia, a quanto vedo, il nostro essere morale non ne viene neppure scalfito.
Nel 2016 lo scrittore americano J.S .Foer con il saggio Se niente importa. Perché mangiamo gli animali? (Guanda) propone una riflessione sul cibo, invitando tutti a riflettere sul dolore degli animali che sono inermi e senza voce.
Ma ancor prima, il grande Lev Tolstoj scrisse nel 1892 il saggio Il primo gradino, un’opera che influenzò Gandhi e che è ritenuta uno dei testi fondamentali del moderno movimento vegetariano. Nel 1895 Tolstoj scrisse Contro la caccia, definendola
una occupazione naturale per l’uomo primitivo, mentre questa occupazione nell’uomo moderno civilizzato non fa che esercitare e sviluppare in lui istinti bestiali, che la coscienza riprova, e che teoricamente la nostra civiltà vorrebbe aboliti.
Un altro scrittore russo, Michail P. Arcybašev (1878-1927), aveva scritto il racconto Il sangue, che lo stesso Tolstoj consigliava di leggere; oggi edito da Piano B edizioni (2016) nell’opera di Lev Tolstoj Perché sono vegetariano: princìpi di una vita etica
Lo scrittore francese Émile Zola, sosteneva che
il compito più alto di un uomo è sottrarre gli animali alla crudeltà.
Franz Kafka, l’autore de La Metamorfosi e Il Processo, affronta la questione animale in termini di eguaglianza pubblicando nel 1916 il breve racconto Una relazione per un’Accademia tenuta da uno scimpanzé.
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Tra gli italiani, Primo Levi con il libro Ranocchi sulla luna (Einaudi, 2016) ha scritto
Se potessi, mi riempirei la casa di tutti gli animali possibili. Farei ogni sforzo non solo per osservarli, ma anche per entrare in comunicazione con loro.
Lo scrittore e giornalista Dino Buzzati, che da giovane praticava la caccia, ha dedicato uno spazio della sua produzione letteraria alla denuncia e all’impegno contro la violenza sugli animali che è stata raccolta nel volume postumo Bestiario (Mondadori 1991 e 2015).
Intervista a Gloria Bova, autrice di “La bambina non mangia carne”
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Mi racconta Gloria Bova, poco prima della presentazione del libro, che
“La bambina non mangia carne” è un libro che vuole parlare alla coscienza e non della coscienza. Un viaggio poliedrico e multidisciplinare nella storia dell’Umanità che con la semplicità dello sguardo di una bambina ci porta a trovare risposte semplici a domande difficili: chi siamo veramente? Perché non troviamo pace pur desiderandola? Perché ci è naturale sentirci superiori, e non semplicemente diversi, rispetto alle altre forme di vita?
L’autrice ha risposto a qualche altra domanda:
- Hai definito il tuo lavoro un saggio narrativo. La prima parte del libro è dedicata alla storia di Laura, una storia che conduce il lettore oltre il segreto della psicoterapia. Dai valore alla forza delle parole terapeutiche. Mi ricorda un lavoro di James Hillman (Le storie che curano, Raffaello Cortina, 1984) dove terapeuta e paziente si muovono tra psicoterapia e letteratura, tra l’arte di curare e l’arte di narrare. Quanto hanno inciso sul tuo lavoro di terapeuta e di ricercatrice gli studi e le teorie di Hillman, in particolare sul concetto di anima?
James Hillman è stato uno dei più cari autori che, durante gli studi accademici, hanno guidato il mio approfondire la conoscenza della psicologia che si impara in quegli anni. Va detto che ho conseguito la laurea in psicologia dopo avere studiato Medicina ai tempi di Basaglia, portando con me uno sguardo già critico e indagatore. Ricordo un passaggio che fu allora per me illuminante, andando a confermare quei dubbi sulla concezione corrente della salute mentale. Fu semplicemente la puntualizzazione di Hillman sulla corretta traduzione di Psyché, il termine coniato da Aristotele per designare il “soffio vitale”: Psiche non è mente, ma è Anima. Nei decenni successivi a quegli studi, spesi alla ricerca di una chiave di lettura di una dinamica psichica che fosse coerente a questa traduzione, il concetto di Psiche/Anima mi ha guidato fino alla formulazione del Modello ScInte, in cui finalmente la psicoterapia è resa una reale e concreta cura dell’anima all’interno di una visione olistica e integrata della psiche nella sua interezza cognitiva, affettiva e somatica.
- Oltre al tuo lavoro di psicologa sociale e di psicoterapeuta sistemico-relazionale, sei una fotografa. E a proposito di “immagini” e di “immaginazione” ritieni che l’attività artistica, prodotta dalle emozioni dell’anima, possa curare il disagio, la sofferenza, la solitudine e forse il male peggiore che è l’indifferenza e la mancanza di empatia?
Grazie di nominare la mia anima artistica, a cui tengo molto. Scienza e arte da oltre mezzo secolo camminano di pari passo nelle mie ricerche e attività. In base alle mie ricerche teoriche, sempre misurate su verifiche empiriche, posso affermare che le attività artistiche sono ottimi strumenti per alleviare la sofferenza dell’anima nelle difficoltà del vivere ordinario, quando patisce l’osmosi obbligata con un sociale così complesso nelle sue innumerevoli forme di deviazione dell’affettività e del pensiero lucido e oggettivo, ma non sono strumenti terapeutici. Bisogna distinguere le tecniche dalla medicina. Il terapista dal terapeuta. L’attività creativa può alleviare, compensare, migliorare, confortare, socializzare, ma la cura psichica ha come obiettivo la guarigione, non dai sintomi ma dagli inganni della mente razionalizzata, fino all’emancipazione consapevole dai vincoli culturali e affettivi che negano la libertà dell’anima a manifestare la propria unicità e a realizzare armonicamente le potenzialità della persona in ogni contesto del suo vivere.
- Nel libro citi Plutarco e il suo Trattato sugli animali. Non mangiare carne è stata pure la scelta di Platone e di altri grandi filosofi del pensiero antico. Cartesio invece sosteneva che gli animali sono delle cose prive di anima, mentre Montaigne si domandava come può l’uomo conoscere i moti interni e segreti degli animali. In quarta di copertina del tuo saggio ha scritto che “gli animali non hanno parola per non svelare all’uomo il senso della vita prima che riesca a scoprirlo da solo”. Come ridare la parola agli animali e alla Natura?
Bisogna affidarsi alla scienza. È solo nella conoscenza scientifica che possiamo trovare la chiave in grado di smentire il paradigma aristotelico che ha condannato gli animali a esistere solo in funzione di mera utilità alla vita dell’uomo. Quella cultura antropocentrica, che poi degrada nel maschiocentrismo sessista, è così incistata nella forma mentis individuale e collettiva che non può bastare l’evidenza di un pensiero logico per smentirla. Bisogna avere argomentazioni scientifiche. Spero con questo mio lungo di lavoro di ricerca, approdato alla formulazione di una ToP-Universal, una teoria della psiche universale, di avere portato un valido contribuito a questo obiettivo. Per fare in modo che l’uomo possa re-imparare ad ascoltare gli animali e la Natura, così come era più frequente un tempo e come è sempre stato per le persone più evolute, bisogna cambiare la concezione che l’uomo ordinario ha di se stesso, bisogna aiutarlo ad aprire i suoi occhi a uno sguardo globale e consapevole.
- Gloria, a partire dalla locuzione “sento, quindi sono", tu proponi il concetto di una Teoria della Mente anche per gli animali. Di che cosa si tratta?
Come accennato prima, spostare la matrice del disagio psichico dalla mente al cuore ha portato a unire conoscenze e saperi, antichi, moderni e multidisciplinari, nel convergere coerentemente in una teoria armonica, integrata e universale. In essa la Psiche assume finalmente il significato evoluto di soffio di vitalità che anima ogni materia vivente e che, in ogni forma di vita, conserva la sua sacralità e importanza esistenziale. La forza che integra la psiche e unisce ogni forma di vita è l’amore. La forza disgregante, nel singolo come nel comunitario, è la mancanza d’amore. Nel libro propongo anche una Teoria delle quattro Competenze di base e dell’Essere (Individuale, Relazionale, Sociale, Esistenziale) che accompagna la ToP-Universal, con cui ho potuto constatare che gli esseri viventi psichicamente più evoluti e competenti sono gli alberi, in coerenza con gli studi della nuova disciplina di Psicologia delle piante.
- Parli della “ricerca della verità”. Quanto è anche importante la ricerca della “felicità” nel senso del fine naturale della vita umana, attraverso la guida di uno spirito, di un dàimon o della coscienza di sé? Questi due concetti hanno lo stesso valore?
Per me, la verità è di per sé felicità. Perché la verità contiene in sé la pienezza esistenziale nella serenità realizzante, che è un concetto che spiego nel libro. Non bisogna confondere la felicità con l’effimero appagamento nella materialità. La vera felicità ha la dimensione dell’appagamento affettivo sostenuto da quanto necessario alla vita materiale. Nel libro propongo una riformulazione della Piramide di Maslow, con la teoria della doppia piramide rovesciata, in cui materiale e spirituale sono ben rappresentati come strade percorribili singolarmente o nel tutto armonico della concordia discors eraclitea. Gli effetti di queste scelte, armoniche o disarmoniche, segnano il passo evolutivo o involutivo della psiche e della qualità di vita che, con esse, l’essere umano regala a se stesso e a chi gli è accanto, fino a condizionare l’intera società e l’ambiente.
- Il tuo è un saggio complesso che abbraccia molte discipline e tocca molti argomenti. Non c’è il rischio che questa complessità possa essere banalizzata come l’ennesimo manifesto vegano e animalista?
Spero proprio di no, anche se poi è questo il mare in cui sfocia ogni presa di coscienza che sensibilizzi la psiche al senso empatico. Il libro segna un percorso, come è nella psicoterapia, e per questo il suo scopo non è “convincere” le persone a imbracciare l’alimentazione verde, ma è quello di offrire argomenti per una riflessione che il lettore potrà personalizzare e sviluppare a seconda della propria sensibilità. Vivi e lascia vivere è il mio motto. Nel libro c’è un capitolo dedicato agli otto assunti impossibili, uno per esempio dice che ciascuno è libero di mangiare quello che vuole, a patto però di non causare sofferenza o morte. La terza parte del libro è dedicata proprio alla ricerca di soluzioni a questi assunti impossibili, a cavallo di un drone che viaggia nel tempo e nello spazio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I diritti degli animali nelle pagine dei più grandi scrittori: intervista a Gloria Bova
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