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Storia della letteratura

“Desiderio di cose leggere”: il manifesto di poetica di Antonia Pozzi

Chiunque ricerchi una via di fuga dall'assillo del quotidiano può accostarsi ai versi di Antonia Pozzi e ritrovarvi quella leggerezza che è propria solo dell'arte e di certe anime sensibili. La poesia “Desiderio di cose leggere”, in particolare, può essere letta come un manifesto di poetica della giovanissima autrice. Scopriamone testo, analisi e commento.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 16-09-2022
“Desiderio di cose leggere”: il manifesto di poetica di Antonia Pozzi

La poesia di Antonia Pozzi è ammantata da un velo di nostalgia, di incompiutezza, di evanescenza. Le liriche della giovane poetessa milanese, morta suicida nel dicembre del 1938, sono contraddistinte da una perenne tensione tra la ricerca ostinata di leggerezza e il contrappeso dato da una profondità abissale.
Nella prefazione alla prima edizione Mondadori del 1948 delle Poesie di Antonia Pozzi, Eugenio Montale scrisse:

Si può leggerlo come il diario di un’anima e si può leggerlo come un libro di poesia.

La storia di un’anima di Antonia Pozzi è tutta racchiusa in questo ciclo di poesie che sono rarefatte, luminose, velate di nostalgia. Di certo le liriche presentate nella prima raccolta di Antonia furono in parte sforbiciate, ritoccate, rimaneggiate dal padre, l’avvocato Roberto Pozzi, che si occupò personalmente della pubblicazione postuma dell’opera della figlia, forse perché divorato dal rimorso di non essere riuscito a impedirne la morte.
Di tutte le liriche presentate ve n’è una in particolare che può essere letta come un manifesto di poetica, poiché descrive perfettamente la duplicità dell’animo di Antonia: incanto e disperazione; gioia e sconforto.

La poesia si intitola Desiderio di cose leggere e fu scritta il 1° febbraio 1934, quattro anni prima della morte di Antonia Pozzi.
Scopriamone testo, analisi e commento.

Desiderio di cose leggere di Antonia Pozzi: testo

Giuncheto lieve biondo
come un campo di spighe
presso il lago celeste

e le case di un’isola lontana
color di vela
pronte a salpare –

Desiderio di cose leggere
nel cuore che pesa
come pietra
dentro una barca –

Ma giungerà una sera
a queste rive
l’anima liberata:
senza piegare i giunchi
senza muovere l’acqua o l’aria
salperà – con le case
dell’isola lontana,
per un’alta scogliera
di stelle –

Desiderio di cose leggere di Antonia Pozzi: analisi e commento

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Tutta la poesia di Antonia Pozzi trae origine da una premessa emozionale, ovvero dallo strenuo sentire di una sensibilità esasperata. La parola poetica sembra sgorgare direttamente da una ferita; come se fosse sprigionata dall’estrema ricettività di un nervo scoperto che freme d’irritabilità al contatto con il mondo.

In Desiderio di cose leggere (1934) ritroviamo lo struggimento di un’anima onesta e pura che sembra non reggere al peso della vita. Quel “desiderio di leggerezza” è in fondo il grido di Antonia Pozzi che non si accorda con il caos dell’universo circostante.
Attraverso il linguaggio lirico Antonia sembra accostarsi alla semplicità della vita, come se ritraesse un dipinto: dischiude agli occhi del lettore un lago placido dove vibrano le canne dorate dei giunchi e una barca ormeggiata dondola piano nell’ombra. In lontananza si vedono delle case bianche che vengono accostate per sinneddoche alle vele delle barche e, proprio come barche, paiono pronte a salpare verso nuovi lidi.
Quello stesso imperioso desiderio di fuga appartiene all’animo della poetessa che vorrebbe fuggire - liberata - verso un altro mondo che, non a caso, viene accostato al cielo, alle stelle, a una sorta di etereo paradiso.
Nel “desiderio di cose leggere” cui fa riferimento Pozzi possiamo scorgere una tensione tutta spirituale, la volontà di allontanarsi dalla materialità del mondo per ricercare l’essenza, la verità, la purezza.

Tutto ciò che appartiene al corpo, all’essere umano, è connotato da un attributo di gravità, di pesantezza: è il cuore, infatti, che appesantisce l’anima e sembra tenerla ancorata, ormeggiata alla riva come una pietra che blocca una barca.

Desiderio di cose leggere
nel cuore che pesa
come pietra
dentro una barca –

Isolando questi pochi, brevi versi ritroviamo il significato della ricerca poetica di Antonia Pozzi e tutta la grazia, la speranza, l’innocenza di una giovane donna che ci ha consegnato parole piene di luce. La poesia era per lei uno strumento, forse l’unico strumento umano in grado di liberare l’anima e farla approdare a nuovi lidi.
Chiunque ricerchi una via di fuga dall’assillo del quotidiano, dalla frenesia continua che scandisce ogni istante della vita come se si dovesse sempre raggiungere una meta, un obiettivo, può accostarsi ai versi di Antonia Pozzi e ritrovarvi quella leggerezza che è propria solo dell’arte e di certe anime sensibili, nutrite di poesia e di grazia.
La vertigine, la profondità, la ricerca di senso, tutte le sensazioni proprie di un’anima “palpitante, appassionata, ridente” - come la poetessa stessa si definiva - sono contenute nello struggente “desiderio di cose leggere”.

Questi versi lucenti ci fanno apparire Antonia Pozzi come una stella cadente che, per un breve e folgorante attimo, ha attraversato la traiettoria terrestre gettandovi un poco del suo splendore.

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