Alla sera è un componimento pubblicato da Ugo Foscolo nell’aprile 1803 e composto nei sei mesi precedenti alla sua uscita. Fa parte dell’edizione definitiva delle Poesie, inserito dall’autore nella posizione di testa. Foscolo decide di collocare Alla sera come primo sonetto della raccolta come premessa a un momento di turbamento umano e politico affrontati in quel periodo.
In questa poesia, che riprende tematiche già viste nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis, Foscolo parla di come la sera, momento della giornata silenzioso e immobile, offra un’immagine momentanea dello sparire di ogni forma di vita. Il momento del crepuscolo in questa poesia non è avvertito dall’autore come una sfida drammatica a cui lo sottopone il destino, ma come un dolce perdersi della vita stessa.
Vediamo ora insieme il testo della poesia, la parafrasi e l’analisi di Alla sera di Ugo Foscolo.
Alla sera di Foscolo: testo
Forse perché della fatal quïete
Tu sei l’immago a me sì cara, vieni,
O Sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquiete
Tenebre, e lunghe, all’universo meni,
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure, onde meco egli si strugge;
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
Alla sera di Ugo Foscolo: parafrasi
Forse sarà perché sei l’immagine della definitiva quiete voluta dal fato, che tu, sera, arrivi a me così gradita. Sia quando ti accompagnano le nuvole estive e i venticelli sereni, sia quando dal cielo nevoso porti sul mondo tenebre minacciose e lunghe, tu sei sempre invocata da me e reggi con dolcezza le mie preoccupazioni segrete.
Mi fai vagare con il pensiero su quelle orme che portano al nulla eterno, e intanto questo tempo malvagio se ne va, e con lui fuggono le schiere dei turbamenti per i quali esso stesso soffre insieme a me; e mentre osservo beatamente la tua pace, si placa quello spirito guerriero che in me ruggisce.
Spiegazione e commento della poesia
Alla sera di Ugo Foscolo, com’è intuibile fin dal suo titolo, parla del momento in cui la giornata finisce. Partendo da questo preciso momento del giorno, Foscolo crea un parallelismo e inaugura una profonda riflessione sulla morte, che non spaventa l’autore, bensì viene vista come un momento di raccoglimento e di pace in cui la natura si ritira.
L’ambientazione notturna di Foscolo in questo componimento si può considerare anticipatrice di quelle che saranno poi le atmosfere tipiche di alcuni componimenti di Leopardi, in cui spesso la notte è momento di meditazione, quieta e angosciosa allo stesso tempo (ad esempio in Canto notturno di un pastore errante dell’Asia).
Il periodo in cui Foscolo compone l’opera è un momento di grande turbamento, di angoscia e di amarezza dovute ai gravosi impegni militari e alle disillusioni amorose del poeta. Il "reo tempo" del v. 11 altro non è che una metafora estendibile tanto alla vita personale del poeta, al contesto storico-politico di riferimento e all’intera condizione umana.
Passato tutto questo, il solo desiderio di Foscolo è quello di avere un po’ di pace e di equilibrio, lo stato necessario per poter riflettere e scrivere.
Quando trovare questo tipo di pace? Proprio la sera, uno di quei momenti in cui si può fermare il flusso dei pensieri e cercare di afferrare il mistero dell’esistenza. Quest’opera costituisce una sorta di viaggio intellettuale, molto simile a quello di Giacomo Leopardi, che con il suo pessimismo cosmico contempla “l’arido vero”.
La sospensione meditativa che anima il componimento è evidente fin dalla sua apertura con l’avverbio "Forse" (v. 1), che sembra quasi testimoniare un dialogo che il poeta porta avanti abitudinariamente con la sera, o la fase avanzata di un discorso già con essa avviato.
Foscolo si trova a osservare la sera cercando di dare una parvenza di razionalità alla morte e alla fine di tutto. Il poeta si rende conto che come quando è sera, anche nella vita tutto è effimero e destinato a terminare, e questo pensiero placa il suo spirito guerriero, le sue preoccupazioni, la sua voglia di affermarsi.
Foscolo, tormentato dal continuo tentativo di mettere in salvo ciò che l’uomo crea rispetto all’eternità, si rende conto che in realtà tutto è destinato a terminare in qualche modo. Non solo le cose materiali, anche i sogni, i tormenti, le preoccupazioni e i dolori dell’uomo sono destinati a finire, inghiottiti dall’oblio per lasciare spazio a un cielo stellato e limpido che accoglie l’uomo nel non essere (la morte).
Il pensiero della morte non compare mai in senso negativo, anzi viene vista come un rifugio, il posto da cui si nasce e in cui si torna.
Analisi metrica e retorica
Per quanto riguarda la forma metrica, Alla sera è un sonetto. Si tratta quindi di quattordici versi in totale, tutti endecasillabi, che vengono raggruppati in due quartine e due terzine. Le strofe della poesia sono in tutto quattro e lo schema delle rime corrisponde a ABAB, ABAB, CDC, DCD.
Le due quartine che aprono il sonetto sono caratterizzate da un ritmo lento e meditativo, enfatizzato dall’avverbio in apertura ("Forse" v. 1) e caratterizzato da una sintassi continua e aperta. Le terzine, invece, sono caratterizzate da un ritmo più contratto, ottenuto tramite il ricordo insistito alla coordinazione per polisindeto (le continue virgole seguite dalla congiunzione "e" danno l’idea dell’aumento concitato del discorso) e all’impiego di verbi di movimento (es. "vagar", "vanno", "fugge", "van").
Per quanto riguarda l’analisi metrica, ecco un elenco delle più evidenti figure retoriche presenti nel componimento.
- Enjambement: il ricorso all’enjambement è particolarmente frequente in tutto il componimento, tanto nelle quartine quanto nelle terzine. Se però nelle quartine l’enjambement spezza prevalentemente il nesso aggettivo-sostantivo (es. "inquiete / tenebre" vv. 5-6, "secrete / vie" vv. 7-8) e contribuisce alla distensione del ritmo, nelle terzine la spezzatura si colloca tra soggetto e verbo, enfatizzando il ritmo più serrato e spezzettato che contraddistingue gli ultimi sei versi (es. "orme / che vanno" vv. 9-10, "fugge / questo reo tempo" vv. 10-11, "dorme / quello spirto guerrier" vv. 13-14).
- Anafora: la ripetizione al v. 3 e al v. 5 dell’espressione "E quando" costituisce un’anafora piuttosto evidente.
- Metafore: "fatal quïete" al v. 1 è metafora della morte (la quiete contemporaneamente definitiva e voluta dal fato); Foscolo rappresenta le preoccupazioni come schierate ("torme", v. 11), quasi si trattasse di un esercito che per tutta la vita non ha fatto altro che attaccare il poeta.
- Sineddoche: "zeffiri" al v. 4 è una sineddoche (lo zeffiro è uno specifico vento primaverile, qui usato per indicare in generale i venti più sereni).
- Ossimori: l’espressione "fatal quïete" non è solo una metafora, ma è anche un ossimoro, così come un ossimoro è il "nulla eterno" presente al v. 10.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Alla sera di Foscolo: testo, parafrasi e spiegazione
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