

Viva Margherita
- Autore: Corrado Lamberti
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2016
Margherita Hack, animalista convinta, accudiva una colonia di gatti di ogni età, razza, colore. Quando Corrado Lamberti l’ha conosciuta, nel 1979, dirigeva l’Osservatorio astronomico di Trieste e chi volesse incontrarla era guidato dall’inconfondibile odore felino fino al suo appartamento nella struttura. Si legge nel libro dedicatole da Sperling & Kupfer a maggio 2016: “Viva Margherita” (pp. 156, euro 12,90).
Corrado Lamberti, laureato in fisica, divulgatore scientifico e giornalista, ha avviato proprio dal 1979 un’amicizia proseguita per la tutta la vita, con quasi trent’anni di direzione congiunta di due riviste scientifiche prestigiose insieme a Margherita.
Parlare di Hack è parlare di una coppia, tanto inseparabile quanto originale: Margherita e il marito, parola che ad Aldo De Rosa non piaceva, preferiva chiamarsi “compagno”. Amici d’infanzia, si erano ritrovati sui banchi universitari fiorentini, a fisica e mai più divisi. Refrattari alle formalità, insofferenti a ogni condizionamento, indipendenti, non conformisti, avevano stabilito un legame cementato dalle loro personalità uniche e simpaticamente stravaganti. Aldo, tanto cagionevole di salute da non svolgere un’attività lavorativa ma non per questo inattivo (anzi, operosissimo, a modo suo) era straordinariamente colto, brillante, spontaneo, schietto fino “all’incidente diplomatico”. Un vulcanico chiacchierone che schizzava da un argomento all’altro, accanto alla “compagna” sempre cordiale, sorridente, poco interessata all’esteriorità e molto alla sostanza di cose e persone, vegetariana, atea, serenamente sbadata come solo gli scienziati sanno essere, ma franca, diretta, semplice, convinta come Galileo che parlare oscuro riesce a tutti, chiaro invece a pochissimi.
Il grande pubblico ricorderà i tratti genuini del carattere e l’inconfondibile parlata toscana (nata a Firenze nel 1922, è morta a Trieste nel 2013). Per il resto, a raccontarla concorrono gli aspetti della vita privata, indicati nel libro da un amico fraterno come Corrado Lamberti.
Margherita e Aldo erano tanto trascurati nel nutrire se stessi, quanto attenti all’esercito di gatti che ospitavano. Nel giardino della casa triestina ce n’erano almeno una ventina. Dicevano ch’erano selvatici, per distinguerli dai tre o quattro che avevano il privilegio di dividere l’interno col pastore tedesco Dick. Ogni mezzogiorno l’astrofisica lasciava l’Osservatorio e passava sotto i pini per distribuire il cibo, chiamando i gatti uno a uno, nello stesso ordine, da loro perfettamente memorizzato. Solo dopo avere completato il giro, a volte con l’ombrello o anche sotto la neve, sedeva a tavola con Aldo, recuperando giusto un metro di spazio sul ripiano, alle centinaia di carte alla rinfusa, fotocopie, libri, riviste, foto, cartoline, bollette, estratti conto, lettere. Davano l’impressione che il pranzo fosse una seccatura, una semplice necessità biologica. E tutto per consumare sempre e solo due pietanze: insalata, uovo fritto. La sera, pastina. In rare occasioni, spaghetti in bianco, ma per trascuratezza, non per gusto. In cucina erano dei veri trogloditi.
La loro casa era disordinatissima, ma fornita di un patrimonio di volumi di fisica da fare invidia a una facoltà. E poi atti, documenti, articoli, con un sistema artigianale di classificazione che prevedeva la schedatura su cartoncini riposti in scatole di scarpe.
Nel libro, l’unicità di Margherita Hack e del suo legame con Aldo emergono prepotentemente, facendola ricordare con tenerezza e simpatia.
La donna di scienze laica e indipendente, rossa e libertaria, campionessa di atletica leggere da ragazza, è morta rifiutando l’accanimento terapeutico. Ha voluto essere inumata nel Campo Decennale, ai margini del cimitero triestino di Sant’Anna. Aldo (scomparso nel 2014) si guardava attorno smarrito, emettendo gemiti strazianti e chiedendo della sua Margherita.
È una sequenza di tombe semplici, tutte uguali, croci di legno allineate, non un tumulo, una foto, un segno a differenziare le une dalle altre.
“La distesa ugualitaria scelta da Margherita per l’ultimo riposo è il suo estremo proclama della pari dignità di ogni vita umana, l’incrollabile credo etico che ispirò tutte le sue battaglie civili”.
Solo la sua ha un particolare differente.
“Non per distinguersi, ma per coerenza col suo dichiarato ateismo, ha disposto che il suo cippo non fosse una croce, ma una semplice stele di legno”.

Viva Margherita. I valori, le passioni l'eredità di una grande maestra
Amazon.it: 12,25 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Viva Margherita
Lascia il tuo commento