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Recensioni di libri

Varietà di Claudio Sottocornola

Marna, 2016 - Questo libro ci rivela un Sottocornola-giornalista spurio e (dunque) non-irreggimentato, un giornalista appassionato e intellettualmente libero.

Mario Bonanno
Mario Bonanno Pubblicato il 19-03-2016

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Varietà

Varietà

  • Autore: Claudio Sottocornola
  • Genere: Musica
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2016

Ho a disposizione una trentina di righe per raccontare l’ultimo lavoro di Claudio Sottocornola, dal titolo "Varietà" (Marna, 2016). Il tomo si aggira inesausto sulle 450 pagine: sono ritratti, interviste, articoli musicali e/o di costume, insomma un bel po’ di quanto ha fatto spettacolo nell’Italia degli Ottanta e Novanta che furono. Ne discende che la sintesi diventa impresa non da poco. Comincio dal titolo che non sta lì messo a caso: “Varietà” è un termine aereo, di caratura leggera, richiama spettacoli popolari, spesso di mero intrattenimento. La raccolta dei “pezzi” assemblata da Sottocornola per questo libro è della stessa sostanza umile, non ostentata, non pretenziosa, tanto eterogenea quanto trasversale agli ambiti espressivi. “Varietà” restituisce insomma, una volta di più, il senso dello scrivere sottocornoliano, la sua vocazione al “filosofare del pop”, cosa diversa (se permettete) dal filosofare pop. Per altri libri e in altre circostanze ho cercato di provare quanto Sottocornola risulti organico alla fenomenologia popolare e alle sue coniugazioni più svariate (compresa quella musicale). Nella fattispecie intendo rafforzare il concetto, affermando che questa organicità – comprovata sul campo via teoria (testi) e prassi (reading) - (mi) risulta salutare, anti-pregiudiziale, libera, vetero-gramsciana, per certi versi anche coraggiosa, e dunque da assumere con il dovuto rispetto, se non da analizzare con attenzione. Quello che voglio dirvi in parole semplici è che “Varietà” ci rivela un Sottocornola-giornalista spurio e (dunque) non-irreggimentato, distante tanto dalle torri d’avorio quanto dalle conventicole radical-chic tipiche di tanta stampa di regime (compreso il regime radical-chic), un giornalista appassionato e intellettualmente libero. Che si trovi al cospetto dell’antipatico (ma non troppo) Vittorio Sgarbi (“Ebbene sì, sono buono”) o dell’umanista Enzo Jannacci (“Trent’anni da pagliaccio”). Che nei suoi faccia-a-faccia debba vedersela con Rita Pavone (che apre e chiude gli incontri di questo libro, credo non a caso) o con Anna Magnani, “L’ultima romana”. O ancora con Wanda Osiris, Amedeo Minghi, Nino Manfredi (intervista umana troppo umana), e ancora Mia Martini, Luca Barbareschi, Carla Fracci, Catherine Spaak, Ether Parisi, i Pooh, Amanda Lear e ancora e ancora e ancora, perché a leggere “Varietà” tutto d’un fiato (ma in fondo non occorre, ciascuno è libero di leggersi le interviste ai personaggi che più gli interessano, c’è solo l’imbarazzo della scelta) non finisce mai. Ci sono modi e modi di condurre le conversazioni giornalistiche: il primo è genuflessi al personaggio di turno, come da diktat editoriale; il secondo è in apparente schiena dritta, mascherando il livore sotteso all’invidia o a diverse scelte di campo. E poi c’è il terzo modo, il modo che si riscontra nella raccolta di Claudio Sottocornola, quello che prevede il rispetto per l’interlocutore e per se stessi, sulla scorta del sacrosanto diritto al racconto oggettivo. Mi sembra un approccio divenuto (colpevolmente) inattuale, forse bisogna essere “filosofi del pop” per crederci ancora.

Varietà

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Varietà

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