

Uomini, donne e macchine cifranti. L’intelligence della Regia Marina 1940-1943
- Autore: Enrico Cernuschi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2024
La macchina cifrante Hagelin C38m dell’Arma navale italiana nella Seconda Guerra mondiale, il corrispettivo dell’apparato Enigma. Progettata dal crittografo svedese Boris Hagelin, venne bucata dai britannici, che riuscivano a decrittare i messaggi cifrati. Questo, però, ben dopo il flop del congegno tedesco, sebbene i nazisti abbiano continuato presuntuosamente a ritenerlo inviolabile per tutto il conflitto, ignorando i progressi e risultati degli specialisti di Bletchley Park, quelli di ULTRASecret. Una C38m figura sulla copertina del saggio di Enrico Cernuschi Uomini, donne e macchine cifranti. L’intelligence della Regia Marina 1940-43, in prima edizione per i tipi Mursia (Milano, gennaio 2024, 332 pagine) nella collana “Testimonianze tra cronaca e storia 1939-1945: Seconda Guerra mondiale”.
Bolognese, sessantaquattrenne, Cernuschi vive e lavora a Pavia. È uno dei maggiori esperti navali italiani, con all’attivo oltre trenta libri, alcuni dati alle stampe anche in Gran Bretagna, USA e Francia e tra i quali si distingue il precedente ULTRA. La fine di un mito (Mursia, 2014), sulla guerra dei codici tra i servizi di spionaggio, che se vide gli inglesi infliggere duri colpi non trovò i servizi italiani inermi, ma capaci a loro volta di conseguire successi.
Affidandosi a documenti e non a contributi di propaganda, Cernuschi eleva ad un livello ancora più alto gli studi storici sulla rincorsa tra messaggi cifrati e apparati di decifrazione, nel quadro dell’attività di reciproco spionaggio e controspionaggio. Una ricerca meritevole, quella dello studioso felsineo, che restituisce piena dignità alla Regia Marina e ai suoi ufficiali, dimostrando che se debolezza vi fu, va attribuita alla boriosa Enigma tedesca, non alle macchine cifranti italiane violate o a presunti traditori in divisa, al soldo del nemico. Una leggenda metropolitana, diffusa nel periodo post bellico, straparlava di tanti nostri comandanti coniugati con mogli inglesi e quindi sospettabili.
Dopo la diffusione di questo nuovo saggio di Cernuschi si farà grazia, una volta per tutte, del pregiudizio iniquo che ha fatto sproloquiare troppi e per troppo tempo di una Marina italiana
inefficiente, incapace e condotta da incompetenti, vero motivo della sconfitta, se non il tradimento.
Preconcetto tutto sbagliato, ma non da rifare, perché già smentito dalla storiografia attuale.
Peraltro, se da una parte si è ritenuto che l’organizzazione interforze britannica ULTRA abbia cominciato a intercettare i cifrati C38m italiani dall’ottobre 1940, la stessa Secret ha riconosciuto che le prime chiavi Hagelin vennero adottate dalla Regia Marina solo dal 1 gennaio 1942. Sicché, qualcuno non la racconta giusta. E poi, smitizziamolo una buona volta il contributo di ULTRA, non così strategico e decisivo se si pensa che in tutta la guerra è riferibile alla decrittazione di Enigma solo la perdita di tre U-Boot, tre sommergibili sui 732 tedeschi colpiti da unità avversarie dal 1939 al 1945.
Cernuschi si dice convinto, in conclusione, che lo spionaggio in genere abbia conseguito un risultato assai limitato. La Marina rinunciò alla collaborazione con le altre Forze Armate, anche tedesche, per rarefare la trasmissione di messaggi, sempre permeabile. In tutte le occasioni in cui agì da sola, le cose andarono sempre benissimo e gli inglesi non seppero mai nulla. Alla vigilia di Matapan non conoscevano affatto il nostro piano e le rotte. Però l’Aeronautica tedesca si serviva di un codice di facile decifrazione e, inoltre, alcune notizie passavano inevitabilmente per le mani di qualche furiere o di qualche piantone. Altre fonti di informazioni potevano derivare dall’ambiente diplomatico. Comunque, bastava affacciarsi sul porto di Napoli per notare i movimenti.
Conviene ricordare, rileva l’autore, che questo libro si basa sullo studio di documenti del tempo e non dei compiaciuti riassuntini postbellici a uso e consumo dei vincitori, che vi magnificavano le proprie gesta. Quanto alle donne che con gli uomini della Marina condivisero gli stessi rischi mortali, avvolti nel segreto, sono emersi solo pochi nomi, spesso solo di battesimo: assieme a qualche altra, le almeno tre congiunte di ammiragli, Elena, Vera e Margherita, la donna venuta dal mare (cui prestò il volto nel 1957 Sandra Milo, nell’omonimo film del regista e ufficiale di Marina Francesco De Robertis). Non erano le prime; durante la Grande Guerra, l’Arma navale aveva beneficiato delle ripetute e sempre silenziose missioni assolte dalla contessina Giuliana Benzoni. Prima di lei, aveva avuto buon esito un’importante operazione di spionaggio in rosa, nel 1859 e per conto della Marina Sabauda.
Per concludere, sono significativi alcuni giudizi degli analisti statunitensi sul confronto navale italo-britannico nel Mediterraneo. In un testo adottato nel 1948 nell’Accademia Navale di Annapolis, si legge che la Regia Marina aveva minacciato vitali interessi inglesi. La disfatta italiana fece credere di poter riprendere la propria posizione del 1919, ma Londra dovette fare i conti con la rinnovata antica competizione anglo-russa: la Russia dava segni di vigorosa ripresa, determinando nel 1947 il passaggio dalla Gran Bretagna agli USA della responsabilità degli aiuti a Grecia, Turchia, Iran. Prima, fino alla primavera 1943, la flotta italiana aveva costantemente impensierito il traffico inglese nel Mediterraneo, proteggendo inoltre la vulnerabile costa italiana da serie operazioni di sbarco. Il testo sintetizzava la guerra nel Mediterraneo:
l’impero italiano sfidò quello britannico a tutto vantaggio di quello americano.

Uomini, donne e macchine cifranti: L’intelligence della Regia Marina 1940-1943
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