

Una storia ridicola
- Autore: Luis Landero
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2025
Marcial è la voce narrante e il protagonista di Una storia ridicola (Fazi, 2025, trad. di Giulia Zavagna), una fra le opere di spicco dello scrittore spagnolo Luis Landero.
Il protagonista, uomo di semplici origini, ha costruito negli anni un sé misantropo, meticoloso e anche presuntuoso.
Non credo di peccare di orgoglio, come dimostrerò nel corso della mia esposizione, se comincio con il dire che sono un uomo dotato di svariate qualità. Forse non mi distinguo per la bella presenza, ma sono senz’altro educato, discreto, coscienzioso, colto e un ottimo conversatore. Chiunque mi abbia incontrato sa, o dovrebbe sapere, della mia onestà e rettitudine.
Subito dopo, Marcial ci stupisce con
La mia storia? Una storia d’amore, d’odio, di vendette, derisioni e offese. Mi chiamo Marcial Perez Armel, vivo a Madrid e tengo in grande considerazione l’antico concetto dell’onore.
Marcial lavora in un’azienda di macellazione della carne. Ogni rapporto umano è per Landero occasione di analisi. Dalle amicizie giovanili a quelle, ormai adulto, lavorative, Marcial trae spunto per un approfondimento e una ricerca attenta e meticolosa. Parla, parla, parla…
Credo di avere un talento per le parole...
Dotato di un ego di non poco conto, si era considerato, fin dalla più tenera età, vittima di innumerevoli offese che egli ritiene sia meglio mai dimenticare, soprattutto perché lui invece pensa di non aver mai offeso nessuno, sapendo fino a che punto le maleparole possano lacerare e corrodere gli animi sensibili. Ma qui, nelle sue riflessioni, Marcial espone sentimenti non così innocenti e soavi.
Come nella vita ho subito molte offese, ho anche odiato molto, ma sempre in silenzio e a porte chiuse. Chi non ha mai affilato il proprio coltello nell’ombra? Chi non ha mai alleviato la propria solitudine dilettandosi con i dettagli della ritorsione?
Il prossimo per Marcial era stato, fin dall’infanzia, un superiore sempre pronto a umiliarlo. Lui aveva imparato a difendersi disprezzando, ma sempre nel silenzio del proprio intimo. I pensieri che covava erano così intensi da far pensare a Marcial che un qualunque guaio capitato casualmente all’odiato fosse la pura manifestazione del castigo che questi avrebbe meritato per le sue cattiverie. Ecco perché Marcial cresce solitario, ma anche con l’intima consapevolezza di avere poteri particolari.
Ma come ho già detto, allora io ero a malapena cosciente della magica forza che mi abitava.
Adulto e caporeparto in una grande azienda alimentare, Marcial fa le più svariate conoscenze, stringe amicizie, la più intensa di tutte quella con Suárez, il collega di lavoro che lui ammira moltissimo e che ricambia il fraterno affetto. Eppure anche qui, nell’animo dell’io narrante, qualcosa di contorto si disvela : Marcial ha bisogno della presenza dell’amico ma allo stesso tempo vorrebbe sparisse.
Se Suarez non fosse mai esistito, pensavo, io sarei stato libero da quel sentimento che mi torturava e mi corrodeva senza tregua né pietà.
In questo alternarsi di contorti e inusuali pensieri, un giorno Marcial, a una degustazione di vini dell’Estremadura, incontra una fra le invitate, Pepita, colei che con grazia di aspetto e di modi mette a soqquadro l’intera struttura della sua vita. Le due fugaci frequentazioni femminili precedenti, Natalia e Merche, sono un nulla rispetto alla giovane appena conosciuta. I suoi sguardi, le sue parole lo affascinano e a una prima frequentazione ne fanno seguito altre in cui, ora come non mai, Marcial apre alla donna il proprio animo, le racconta le proprie passioni, i propri interessi a volte un po’ estremi e magari per molti insoliti.
Pepita, figlia d’un magistrato, un onorato notabile, gli dona la sua attenzione e Marcial è ormai convinto che la sua presenza, insieme agli aneddoti, alle stramberie, ai detti che lui cita l’abbiano conquistata. Tutto questo è motivo di orgoglio per il protagonista. Per Pepita dagli occhi verdi e dalla boccuccia Marie-Claire, Marcial crea un’immagine di sé addirittura esasperata, ma lei pare gradire ogni suo gesto e ogni sua parola. L’uomo, giorno dopo giorno, intensifica sempre più l’espressione dei propri sentimenti
Volevo che scoppiasse una guerra nucleare per portare Pepita nel mio bunker sotterraneo e vivere lì per sempre solo noi due.
Ignara di tali pensieri ma attenta alle tante stranezze che Marcial, un giorno dopo l’altro, le sciorina, Pepita giunge a invitarlo a casa sua, a una delle riunioni del giovedì tra amici. Per la giovane donna e gli altri invitati accogliere Marcial è un’idea “adorabile”. In quella ricca dimora, al cospetto di gente selezionata, raffinata, simpatica e colta tanto avverrà, e di questo si lascia ai lettori il piacere della lettura, accennando solo che il compimento della narrazione assurge a una scena davvero ridicola, quasi alla Don Chisciotte, uno spettacolo che è l’apoteosi del Marcial bambino e che qui raggiunge il suo punto più alto.
Una storia ridicola di Luis Landero si rivela un romanzo particolare, originale, riflessivo, ironico, arguto, davvero sapientemente costruito e scritto con piacevole fluidità tanto da essere selezionato da “El País” come uno dei migliori dieci libri dell’anno.

Una storia ridicola
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