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Recensioni di libri

Una conquista di libertà. Lettere di educazione e indipendenza di Maria Montessori

L’orma editore, 2022 - Alcune lettere di Maria Montessori rivelano la straordinaria modernità di una donna unica, che si voleva vedere solo come pedagogista, ma in realtà aveva idee sulla scuola che sono tuttora valide.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 02-12-2022
Una conquista di libertà. Lettere di educazione e indipendenza

Una conquista di libertà. Lettere di educazione e indipendenza

  • Autore: Maria Montessori
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: L’orma editore
  • Anno di pubblicazione: 2022

Per l’iconica collana epistolare "I Pacchetti", L’orma editore continua a seguire molte personalità nel campo della cultura e dell’istruzione attraverso alcune lettere che fanno riemergere la grande modernità di grandi nomi del passato.

Una conquista di libertà. Lettere di educazione e indipendenza (L’Orma editore, 2022) è a cura di Simone Lanza, che nell’introduzione scrive di Maria Montessori come di una grande donna che rivoluzionò il corso della pedagogia, dell’istruzione e della medicina: tre ambiti disciplinari importanti per cambiare il destino di quei bambini che vedevano solo nella scuola una reale possibilità di riscatto, non avendo la fortuna di avere precettori privati che ne preparassero il futuro aprendo loro tante possibilità di successo.

Bisogna pensare che, alla fine del milleottocento, aveva ancora proseliti il pensiero pessimista e furbo di Cesare Lombroso, che solo dalla conformazione del viso di un bambino/a poteva capire quali fossero ragazzini anormali che da adulti sarebbero stati crudeli, ottusi, amorali, per diventare dei delinquenti. Un modo di pensare che venne scardinato giorno dopo giorno dai pedagogisti del tempo e soprattutto da Maria Montessori, i cui inizi non furono facili, sostanzialmente perché era una donna e poi perché era una persona non ricattabile.
Lo si vede nel passo di una lettera in cui parla della sua esperienza di insegnante e fondatrice di una scuola per bambini con gravi disabilità psichiche e mentali, che la Montessori chiamava in modo non proprio affettuoso "i miei alunni deficienti"; ma solo perché non viveva nei tempi nostri, in cui il politicamente corretto non ha fatto solo danni, ma è servito per dare maggiore dignità alle persone e agli animali.

La persona che l’aiutò ad aprire la scuola fu Ferruccio Montesano, l’unico amore della sua vita, da cui ebbe un figlio fuori dal matrimonio che diede in affido a certi suoi parenti, mentre Montesano prese a corteggiare un’altra donna.
Lo strappo doloroso al cuore portò Maria a vestire solo di nero, come una vedova, fino alla fine. Quando il figlio rimase orfano, Maria lo prese con sé nel ruolo di zia. L’uomo seppe che la Montessori era sua madre solo dopo la lettura del testamento.

Quest’altra lettera spedita a un’amica, di cui leggeremo un passo, ci restituisce invece l’immagine di una donna fragile, ma determinata. Sebbene fosse consapevole dei suoi mezzi, dovette lottare fino alla fine contro il sesso maschile, che non sopportava la sua superiorità intellettuale.

All’amica, Maria scrisse:

Il Ministero! Quello che mi dette incarichi e mi fece fondare una scuola e ci sono i documenti. Io sono in credito col Ministero - ho insegnato tre anni - ho contribuito all’istruzione pubblica - ho educato i deficienti; ho preparato i maestri, ho portato all’estero un metodo nuovo. Ho speso denaro, forze e cuore... il Ministro, con una lettera, che rinnegava le proprie leggi per respingermi, quando mi sono imposta di riprendere i miei studi e umiliarmi, non era più possibile. Una donna...che importa? Oggi le si dà, domani le si leva; oggi le si promette, domani le si manca di parole, chiede giustizia e le si ride in faccia. Che danni può arrecare una donna? Una donna sola senza protezione?

Questo tormento di essere “sola contro tutti” fu anche un suo modo per essere ascoltata, quasi che una donna possa sì accampare diritti, ma solamente in una solitudine ghiaccia, senza marito, né parenti. Anche se in Italia il suo metodo attecchisce meno che da altre parti.

Nella lettera che segue, la Montessori racconta dell’apertura di una scuola nel quartiere derelitto di San Lorenzo. Un luogo poverissimo, dove regna miseria e vizio: si stava sempre al buio perché erano palazzine senza energia elettrica, piene di persone, che dormivano anche in sei, tra maschi e femmine. Mentre in altre lettere emerge il bisogno di religiosità, che non sembrava possibile per una donna così razionale, che aveva lottato per la parità e per il voto politico.
Ma siamo dopo la Seconda guerra mondiale, Montessori non è più giovane, ha vissuto per anni con suo figlio che la chiamava zia, prima di andarsene da casa. Alla donna privata, più che alla donna pubblica, manca non avere la fede religiosa tra le sue priorità, come se dovesse vergognarsi perché prega.
Aveva conosciuto Gandhi, ma in realtà la sua fede non è un miscuglio di Occidente e Oriente. Anzi scrive in modo piuttosto baldanzoso che per lei:

La Religione Cattolica è la sola vera Religione.

Questa donna combattiva, che tanto aveva dato e ricevuto, aveva capito, quando rimase sola, senza più forze, già anziana, che senza il conforto religioso la vita conta poco.
Ma lei è Maria Montessori, non prega in silenzio, dopo tante battaglie. No, c’è sempre da fare, anche se quest’ultima verità è quella più ardua: dove trova la forza per dire che il cattolicesimo è l’unica religione praticabile? Se guarda verso i bambini, una risposta la trova.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Una conquista di libertà. Lettere di educazione e indipendenza

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