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Recensioni di libri

Tina Modotti. Fuoco che non muore di Gabriella Ebano

Navarra Editore, 2019 - Un romanzo che è la vera e sorprendente storia di una grande fotografa, colta e passionale. Di una donna bella, determinata e unica in un mondo di soli uomini e di grandi ideali.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 20-01-2020

79

Tina Modotti. Fuoco che non muore

Tina Modotti. Fuoco che non muore

  • Autore: Gabriella Ebano
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Narrativa Italiana

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Tina Modotti. Fuoco che non muore (Navarra Editore, 2019) è un bellissimo libro che rievoca la vita di una donna eccezionale, affascinante, un’intellettuale del Novecento dalla personalità complessa la cui vita è realmente un romanzo.

Tina Modotti nacque ad Udine a fine Ottocento in una famiglia modestissima, abbandonò la scuola a tredici anni per andare a lavorare in filanda per dodici ore al giorno e da autodidatta seppe parlare ben quattro lingue: tedesco, inglese, spagnolo e francese. Una donna del Novecento libera, appassionata, per la quale arte e politica costituirono un binomio indissolubile. Gabriella Ebano, fotografa e scrittrice romana, ha dedicato dieci anni fa a Tina Modotti un monologo per raccontarne vita.

Con questo romanzo va oltre e immagina Tina in compagnia di un altro suo mito, Elsa Morante, insieme per le strade di Roma. Per l’autrice le due donne e la loro vita con le loro gioie e i loro dolori sono state delle “lanterne rosse”: Tina, in particolare, per la sua attività prima di fotografa e poi successivamente di scrittrice. Difatti le fotografie, molto suggestive, che intervallano il testo fanno parte di un suo reportage su Roma e immortalano il fascino eterno della città.

Gabriella Ebano ha congiunto Tina ed Elsa in periodi di tempo essenziali per poterle raccontare insieme. Facendo collimare le loro vicende ove era possibile, ricercando con studio e impegno le connessioni tra le due biografie e portando Tina nel futuro negli anni a venire. Il risultato è un romanzo originale, ricco di atmosfere che sa sorprendere ed emozionare. Il dialogo tra le due donne crea un’atmosfera di sogno per cui il lettore entra nelle loro storie con partecipazione.

Tina Modotti, "fuoco che non muore" per l’amico Pablo Neruda ed Elsa Morante, scrittrice con il dono di ricondurre ad unità gli elementi più disparati per l’amico Italo Calvino, si incrociano a Roma, sedute in un tram affollato l’8 settembre del 1943, giorno dell’armistizio. Si incontreranno da lì in poi per raccontarsi, guardarsi, per il piacere di stare insieme. La nomade Tina dalla vita piena di viaggi, passioni d’amore e impegno politico confida ad Elsa il periodo più drammatico della sua vita, quello spagnolo; la conoscenza di Simone Weil, tra gli anarchici la più anarchica; l’incontro a Parigi con Picasso e Diego Rivera; l’amica Frida Kahlo e il poeta Majakovskij. La fragile Elsa sa ascoltarla e le racconta a sua volta, come all’amica della propria vita, le sue inquietudini, i suoi amori impossibili, tra i quali la passione per il conte rosso, la cura dei suoi amati gatti e il dono della scrittura che si era fermato. Nasce una grande complicità e come un cicerone guiderà Tina in giro per le strade di Roma, una città con i segni visibili della guerra, tra le bellezze di una grandezza immortale e nei luoghi dove il regime fascista aveva abbattuto la parte medioevale in occasione della visita di Hitler.

Tina saprà narrarle del suo primo amore, di Robo, pittore e poeta dall’aspetto molto dandy, un’anima bella e libera e di come sentì spezzarsi il cuore il giorno della sua morte. La passione che la legò per alcuni anni a Edward Weston, in un sodalizio intellettuale e artistico nonostante fosse sposato con quattro figli. La sua vita in Messico dove il partito comunista era molto forte ed era un punto di riferimento per tanti artisti.

Sono stati, di sicuro, gli anni più creativi e intensi della mia vita. I più luminosi, ora lo posso dire con certezza, se ripenso all’energia che accompagnava ogni mio gesto. Ma in realtà, dentro di me c’era sempre la bambina affamata che lavorava con le mani doloranti in filanda per ore e ore. E quella bambina era riconosciuta dalle donne, dai campesinos.

E poi in California e a Berlino come rappresentante della lega antifascista, sempre pronta a sfidare il carcere, la tortura, la morte, e a Mosca, dove il clima culturale era diverso e non trovò più stimolo per continuare il suo impegno, neanche con la fotografia.

Io voglio che la Storia sia raccontata dalla prospettiva di chi la subisce. E non da burocrati di partito che si stanno sempre più allontanando dal popolo. Questa è la migliore possibilità che abbiamo per dare un contributo costruttivo, e dimostrare realmente di stare dalla parte di chi soffre.

Tina Modotti. Fuoco che non muore è un romanzo che è la vera e sorprendente storia di una grande fotografa, colta e passionale. Di una donna bella, determinata e unica in un mondo di soli uomini e di grandi ideali.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Tina Modotti. Fuoco che non muore

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