The Frozen Boy
- Autore: Guido Sgardoli
- Genere: Libri per ragazzi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: San Paolo
- Anno di pubblicazione: 2014
Quando ci convinciamo che un libro per ragazzi debba essere scritto in maniera semplice (o semplicistica). Quando diciamo che per i giovani bisogna usare quelle cento parole e non di più, perché un lessico più ricco è per loro incomprensibile e si demoralizzano. Quando si pensa che sia necessario semplificare le trame, i personaggi, le descrizioni, per "abbassarsi al loro livello". Guido Sgardoli dimostra, al contrario, che scrivere un’opera di qualità per i ragazzi si può, anzi si deve. The Frozen Boy (San Paolo, 2014 - seconda edizione 2020) è un libro pensato per loro, adatto anche agli adulti.
La storia inizia trascinandoci nel bianco fermo spazzato dal vento dei ghiacci polari, quando Robert Warren desidera solo lasciarsene intrappolare, per non sentire più nulla, intorpidire soprattutto quel dolore che invade il suo cuore di padre mutilato del suo unico figlio. Inoltre è divorato dai rimorsi, perché quando lui, il suo Jack, era vivo, Robert si era lasciato sfuggire la sua compagnia, trascurando per colpa del lavoro quegli insostituibili momenti che mettono in banca memoria. Ed è quel bianco in cui egli cerca la morte che gli regala, miracolosamente conservato per un centinaio di anni, un brandello di vita.
Robert vede un bagliore, che si rivela un ragazzo racchiuso in un blocco di ghiaccio. E da qui incomincia, con una lentezza che sa di fiaba, tutta la meraviglia dello scoprire quel corpo ancora pulsante, il leggere per lui che dorme per giorni, il prendersene cura, sentirsi forse per la prima volta amorevolmente padre. Poi Jim, il ragazzo congelato, si sveglia, ma è una veglia annebbiata, popolata di antiche immagini, di sogni, incubi, alla ricerca di quelle persone della sua famiglia che, destandosi, non trova più accanto a sé. E i suoi pensieri, il ricordo del naufragio, della sua vita di prima, di come ha ricevuto il sasso che ha percorso con lui la tracotanza di un tempo molto maggiore di quello concesso agli umani, punteggiano di impalpabile poesia le pagine, di quella poesia innocente e stupita di un bambino, di ogni bambino di questa Terra, oggi o ieri.
Il punto di vista della narrazione muta, salta da un personaggio all’altro, anche quelli secondari (Alex, il dottor Jessop, Beth) vedono concessa loro la dignità di filtrare un pezzo di storia, per quanto, in fondo, tutto finisca per ruotare attorno a soli due, Robert e Jim, un padre che ha perso il figlio e un figlio che ha perso il padre.
Il viaggio (o meglio la fuga) li porta sempre più lontano, e man mano che prendono le distanze dal ghiaccio della terra, anche quello del cuore si squaglia e rivela rosse ferite, ma ferite di cui ora si può parlare. Jim e Robert comunicano senza parole, l’uno ha assoluto bisogno dell’altro.
L’autore inserisce vivide descrizioni che immergono il lettore nelle scene, e ci si ritrova spettatori un po’ imbarazzati di un qualcosa di irreale, ma estremamente vero. Un unico appunto, se mi è concesso. Il prologo, che presenta il naufragio che è costato la vita alla famiglia di Jim, non lo avrei messo prima di tutto. Così toglie un po’ di mistero, le stesse cose emergono senza bisogno di liquidarle lì, proprio in cima alla storia. Per il resto lo trovo un libro che val la pena leggere, e da far leggere ai nostri ragazzi.
The frozen boy
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