

I test d’intelligenza sono sempre più diffusi e popolari. Per entrare nelle università più prestigiose di tutto il mondo gli studenti devono sottoporsi a un esame psicoattitudinale, così come per entrare in Marina, in Aeronautica e in altre istituzioni.
Tutti o quasi pensano di sapere esattamente cosa sia l’intelligenza, così come ritengono di saper valutare facilmente se una persona è intelligente oppure no. Tutti o quasi pensano di desumere con certezza che questo o quel tale è meno intelligente di loro. Sono disposti a influire con i loro (pre)giudizi poco attendibili sulla vita di una persona, spesso a loro invisa.
L’intelligenza a scuola
Non parliamo poi della valutazione dell’intelligenza dei figli: in Italia almeno tutti sono fieri e orgogliosi dell’intelligenza dei figli. Gli insegnanti lo sanno bene di questo grande pregiudizio positivo dei genitori nei confronti dei figli e quasi sempre dicono ai costoro che gli alunni probabilmente meno capaci intellettualmente sono intelligenti ma non si applicano. Anche i non addetti ai lavori ritengono di poter giudicare con estrema facilità le capacità cognitive di una persona da come andava a scuola, da come parla, dal suo titolo di studio, dalla sua carriera lavorativa, dal suo patrimonio, dalle sue conoscenze sociali.
Molti affermano con perentorietà, con certezza assoluta che tizio o caio sono intelligenti oppure no. Molto spesso opinioni di questo genere dipendono in gran parte da superficialità e da antipatia. Aldo Busi nel suo capolavoro Seminario sulla gioventù scrive che in provincia è così difficile sfuggire all’etichetta di genio o di scemo del paese: più vado avanti con l’età e più mi rendo conto della verità insita in queste parole. Tutti o quasi sono categorici riguardo all’intelligenza. Tutti o quasi si basano su supposizioni, che conducono a false piste, che conducono in errore.
Selezionatori del personale e test di intelligenza
Eppure spesso le persone dovrebbero stare attente a formulare pareri così affrettati perché c’è il rischio di essere perseguiti in sede civile e di risarcire la vittima per calunnia o diffamazione, anche se i reati d’opinione non sono più perseguibili penalmente. In Italia gli stessi selezionatori del personale molto spesso non sono competenti a riguardo, non essendo psicologi, psicoterapeuti o psichiatri. A onor del vero chi sottopone a test psicologici i candidati sul luogo di lavoro se non è psicologo rischia di essere denunciato per esercizio abusivo della libera professione di psicologo. Sappiamo bene come vanno talvolta le cose in Italia. Ci sono anche selezionatori poco seri e poco professionali, pronti ad accettare la raccomandazione o a ricattare sessualmente una bella ragazza per un posto di lavoro. Le leggi ci sono, anche se molti non le rispettano.
Quasi tutti pensano erroneamente che esista qualcosa che si chiama quoziente di intelligenza misurabile dagli psicologi, ma che basti anche qualcuno che non ha studiato psicologia per valutare l’intelligenza di una persona, magari prendendo a casaccio alcuni test d’intelligenza da riviste di gossip o da libri non attendibili. In realtà i test di intelligenza idonei in Italia sono pochi, hanno il diritto di autore, li sanno utilizzare solo psicologi, psicoterapeuti e psichiatri.
In realtà anche i migliori test standardizzati hanno dei limiti intrinseci dal punto di vista metodologico. Inoltre un tempo gli studiosi pensavano che le attitudini e l’intelligenza generale fossero costanti nella vita di un individuo, mentre invece oggi si è molto più incerti, visto e considerato che esiste un fattore determinante come la neuroplasticità.
Prima di tutto la psicologia non è una scienza esatta: compie solo misure indirette soggettive. La distinzione tra misura diretta e misura indiretta è la prima cosa che insegnano a fisica. Se misuro i lati di un tavolo questa è una misura diretta oggettiva, se invece calcolo l’area o il volume di un tavolo questa è una misura indiretta oggettiva. Le cose sono molto più approssimative in psicologia perché le misure oltre ad essere indirette (lo psicologo non misura l’intelligenza in sé, ma solo ciò che viene definito tale tramite dei test) sono soggettive (ogni studioso di psicologia potrebbe elaborare una definizione operativa differente dagli altri di intelligenza, stress o personalità).
I diversi tipi di intelligenza
Studiosi, intellettuali, scienziati di ogni epoca hanno cercato di definire l’intelligenza e se cercate su Internet le varie definizioni che hanno dato scoprirete che erano tutte discordanti tra loro o quasi. Ad esempio per un grande studioso come Guido Petter l’intelligenza era un tratto della personalità umana, mentre per altri no. Per alcuni è capacità di adattamento, per altri è capacità di problem solving, per altri è pensare velocemente, per altri ancora è saper fare le cose giuste, per altri è sapersi comportare in modo adeguato socialmente...
Insomma quale intelligenza? Sembrano esserci diversi tipi di intelligenza. C’è il pensiero convergente (gli individui devono dare una sola risposta esatta al test, come nel Q.I.) e c’è il pensiero divergente (i soggetti devono trovare più soluzioni possibili a un problema). C’è l’intelligenza fluida (data dalla capacità di imparare e/o risolvere cose nuove) e c’è l’intelligenza cristallizzata (data dalla cultura di un individuo). H. Gardner si accorse che alcune persone con sindrome frontale avevano un alto Q.I., ma avevano comportamenti sociali inappropriati, fuori luogo. Da questa constatazione elaborò una teoria complessa sulle intelligenze multiple: l’intelligenza non sarebbe quindi una sola e misurabile con i test, ma sarebbero diverse.

Formae mentis
Goleman teorizzò dopo qualche anno l’intelligenza emotiva, spiegando che sono importanti anche le capacità relazionali di un individuo, che alcune persone si rovinano la vita con gli eccessi d’ira (che lui chiamava sequestri neurali).

Intelligenza emotiva
Non solo ma è ancora sotto esame il rapporto tra intelligenza e creatività: allo stato attuale delle conoscenze risulta che non tutte le persone intelligenti sono creative, ma è vero il contrario, cioè tutte le persone creative sono intelligenti.

Intelligenze creative. Fisiologia della creatività attraverso le vite di Freud, Einstein, Picasso, Stravinskij, Eliot, Gandhi e Martha Graham
La psicologia si mette in discussione?
Comunque tutto ciò è ancora oggetto di studio e le ipotesi, le teorie sono le più svariate. Però queste cose gli psicologi non le dicono perché significherebbe mettersi troppo in discussione, essere oggetto non dico di pubblico ludibrio ma di polemiche. La psicologia non gode di grande credito sociale e quindi molti psicologi sono sulle difensive, sono abbarbicati alla scientificità della psicologia. Certi professori di psicologia si sentono attaccati dagli uomini della strada e allora difendono a spada tratta i loro questionari scientifici, i loro test...
In realtà mai nessun ricercatore scientifico sembra tanto affezionato alla scientificità della propria disciplina quanto uno psicologo. Una volta andai da una professoressa e le dissi che volevo fare la tesi con lei proprio sulle critiche che erano state fatte nel corso della storia sul Q.I.; lei mi disse che non era possibile, che non poteva accettare una cosa del genere e poi tra il bonario e il paternalistico mi disse che se toglievano la misurazione dell’intelligenza agli psicologi cosa ne sarebbe stata della reputazione e del loro già scarso potere nella società?
I punti di forza del Q.I.
E poi c’è la questione lavorativa: la somministrazione di test dà lavoro a molti psicologi. Cosa è a favore del Q.I.? Innanzitutto i test suddetti sono abbastanza attendibili come strumento diagnostico per la valutazione dei deficit cognitivi e del ritardo mentale, per l’orientamento scolastico, in un certo qual modo per la selezione nel mondo del lavoro. C’è una discreta correlazione positiva (anche se non altissima) tra rendimento al Q.I. dei soggetti e titolo di studio, ma anche tra Q.I. e reddito. Inoltre la distribuzione dei punteggi di intelligenza della popolazione è descritta scientificamente da una curva gaussiana. Infine i test del Q.I. sono gli stessi per tutti e alcuni, rivendicando questa caratteristica, parlano di oggettività dei test.
Questi sono i punti di forza del Q.I.; il dibattito tra psicologi però nel mondo esiste, anche se i cosiddetti profani ne sanno poco o niente e prendono per buono tutto ciò che propinano loro gli psicologi accademici. In tutta onestà intellettuale lo studio dell’intelligenza umana è una questione molto complessa. Ogni cervello umano è costituito da miliardi di neuroni. Gli psicologi possono solo osservare con i test i comportamenti individuali che loro ritengono intelligenti. I test in questione sono perfettibili e sono fallibili. Per comprendere un poco la complessità delle ricerche sull’intelligenza consiglio di leggere almeno un libro di Sternberg, anche se questo studioso è un fautore dei test. C’è tutta una letteratura psicologica che critica il quoziente di intelligenza, ma anche premi Nobel per la medicina o per discipline scientifiche come Rita Levi Montalcini, Lewontin, Eccles hanno criticato il cosiddetto Q.I.
Qualche consiglio di lettura


Consiglio a tutti di leggere Scienza e politica del Q.I. di Kamin, uno dei maggiori studiosi dell’intelligenza umana. Questo volume dimostra che all’inizio del ’900 i più grandi psicologi americani adulterarono, falsificarono tutti i dati e le ricerche sul Q.I. per razzismo. Non volevano far entrare negli Stati Uniti africani, italiani, polacchi, spagnoli, etc etc perché secondo loro intellettivamente inferiori.


Consiglio a tutti di leggere il libro di Kamin ed Eysenck Intelligenti si nasce o si diventa? sull’antica disputa tra eredità e ambiente nello sviluppo cognitivo. Insomma la cosa non è semplice. È troppo facile pensare di valutare la mente umana con pochi test. La psicologia delle personalità e delle differenze individuali è ancora agli albori. C’è anche tanta disinformazione in giro a livello mondiale. Alcuni siti americani stabiliscono il Q.I. dei personaggio famosi in base alle loro imprese cognitive e tutto ciò porta fuori strada, è totalmente errato, anche se quel che conta sono le opere creative di uno scrittore, di un pittore, di uno scienziato e non certo i suoi risultati ai test d’intelligenza. Croce riteneva che l’intelligenza fosse una categoria dello spirito. Datemi pure dell’idealista, ma personalmente penso che l’intelligenza si possa qualificare e non quantificare, che il Q.I. sia un’ipersemplificazione della valutazione dell’intelligenza umana.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Test d’intelligenza e del Q.I. servono davvero? Dubbi e critiche
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