

Calerà a breve anche quest’anno il sipario sugli Esami di Stato, che hanno visto protagonisti i nostri giovani, quelli che saranno presto il futuro del nostro Paese. La magia di questo momento, resa eterna da Venditti in quella mitica canzone, che è la canzone per eccellenza della notte prima degli esami, si rinnova ogni anno e, come è giusto che accada, subisce modifiche e cambiamenti che sono lo specchio riflesso dei tempi che cambiano.
La Generazione Z e i festeggiamenti per la maturità
Basta passare in questi giorni davanti alle scuole che sono sede di esami, per avere un breve saggio di quanto in effetti siano cambiati rapidamente i tempi: frotte di parenti sorridenti in abiti eleganti, amici festanti che reggono tra le mani bottiglie di spumante - e, nei peggiori casi, farina e uova da lanciare -, scoppi di petardi e lanci di palloncini e coriandoli. Maturandi maturati che escono lanciando i fogli degli appunti, finalmente liberi, che ricevono mazzi di fiori, il bagno di rito con lo spumante - e ricoperti di farina, uova o coriandoli -, poi baci e abbracci da tutti i convenuti. Addirittura, alcune ragazze indossano la fascia a mo’ di Miss Italia, alcuni ragazzi la corona di alloro, novelle reginette e novelli re in questo nuovo modo di solennizzare la fine degli esami.
Insomma: un vero e proprio festeggiamento per celebrare, con piena ragione, un traguardo importante nella vita, quello che fino a qualche decennio fa si chiamava, appunto, esame di Maturità. Terminati i festeggiamenti ci si sposta nei bar del centro per l’aperitivo e la festa continua.
La scia però che si lasciano dietro, fatta di bottiglie vuote spesso rotte in mille cocci, tappi di sughero, palloncini bucati, coriandoli e quant’altro di utile alla festa, rimane per settimane davanti alla scuola, così, senza che nessuno se ne occupi, e lo spettacolo, da festoso che era, diviene desolante: sembra la decomposta fiera di memoria ungarettiana. Il caldo canicolare di questi giorni amplifica l’odore dello spumante versato a terra come l’alito molesto di un ubriaco.
Così si celebra la maturità della Generazione Z.
La scuola dei social e dei premi
E una riflessione è doveroso farla: come siamo arrivati a questo? Come abbiamo potuto permetterlo?
Certo il tema dei festeggiamenti - di questo tipo particolare di festeggiamenti - non rappresenta che una parte piccolissima di un problema sistemico di più ampio respiro che attiene il mondo dell’educazione, scuola e famiglia, nel patto educativo che hanno stretto nel bene dei ragazzi al momento dell’iscrizione avvenuta cinque anni prima.
Sempre più la scuola viene vissuta come un grande social, dove tutto si riduce e riconduce a un mero mi piace o a un cuoricino, dove le aspettative di intrattenimento, divenute sempre più elevate, non ammettono o malsopportano la noia e la fatica, la frustrazione di un fallimento o di un brutto voto. Sì, perché noi la coroncina e la fascia da reginetti, in realtà, l’abbiamo già fatta indossare ai nostri ragazzi ben prima della festa di maturità, che rappresenta solamente la fase finale di quel festeggiamento, iniziato cinque anni prima, quando abbiamo cominciato a raccontare loro la bugia più assurda e vigliacca: non ti posso bocciare, non ti posso dare una nota, non ti posso far notare l’errore, non ti posso dire che il compito lo ha fatto Chat GPT, non ti posso interrogare se non quando sarai tu a chiedermi di farlo. Per contro, ti devo premiare, ti devo capire, ti devo giustificare sempre anche quando in realtà non c’è motivo per doverlo fare.
Insomma, anche di fronte al minimo successo, dovranno esserci premi esageratamente grandi. Questo abbiamo fatto credere ai ragazzi che abbiamo preparato alla maturità, questo il patto educativo scuola-famiglia. I ragazzi ne sono le vittime, incapaci spesso di discernere tra un premio meritato e giustamente guadagnato grazie all’impegno e un premio dato solo per non far credere di non essere abbastanza.
Eppure le ore di educazione civica le abbiamo fatte, abbiamo ragionato sul senso civico, sul decoro, su quanto inquini la plastica dei palloncini e dei coriandoli. Eppure…
L’istruzione: l’arma più potente che possiamo consegnare ai nostri ragazzi
Una riflessione, al netto di ogni polemica, deve essere fatta e l’occasione che ci viene fornita dai festeggiamenti degli Esami di Stato lo permette: ridiamo fiducia ai nostri ragazzi, rispettandoli, incoraggiandoli sempre, premiandoli quando è giusto farlo in modo proporzionato e sensato.


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C’è un libro meraviglioso che parla di giovani, di scuola e di famiglia, perché come sempre è la lettura che ci viene in soccorso, che descrive una magnifica idea di scuola:
[…] è quello a cui deve tendere la scuola pubblica, di qualsiasi grado e livello: stimolare la nascita delle idee e delle parole nei suoi studenti, favorire il confronto, lo scambio di opinioni ma soprattutto incoraggiarvi, sempre, a prendere parte a tutte le discussioni nella convinzione profonda che il pensiero di ciascuno di voi abbia sempre una sua dignità e abbia sempre il diritto di cittadinanza in un’aula di scuola.
Grazie Nicola Campiotti per aver scritto Tutto tra noi è infinito (Sperling & Kupfer, 2024) e averci ricordato che l’istruzione è l’arma più potente che possiamo consegnare tra le mani di un ragazzo che si appresta a costruirsi un futuro.

Recensione del libro
Tutto tra noi è infinito
di Nicola Campiotti
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fra social e premi: riflessioni alla fine dell’esame di Maturità
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