Bowlby ci ha insegnato quanto sia fondamentale, nello sviluppo di ogni bambino, l’attaccamento alle figure genitoriali o al caregiver. Vygotskij per primo ha capito che l’intrapsichico nasce dall’interpsichico, indipendentemente dalle due scuole di pensiero (Vygotskij e Piaget) sul fatto che nascesse prima nel bambino il pensiero o il linguaggio. Gran parte della nostra vita la impieghiamo per piacere agli altri, per avere il loro consenso, la loro approvazione. Questo perché, secondo la teoria dell’immagine, noi ci creiamo la concezione di noi stessi in base a ciò che gli altri pensano di noi, e anche perché cerchiamo negli altri uno specchio nel quale guardarci. In definitiva, gli altri ci rimandano la nostra immagine.
La continua ricerca del consenso altrui
Lo stato dello specchio, scoperto da Lacan, è solo la prima identificazione per prendere coscienza di sé da parte del bambino, ma tutte le altre identificazioni, introiezioni, proiezioni da lì in avanti avranno come soggetti e come oggetti gli altri. Si cerca, fin dalla tenera infanzia, il consenso dei genitori e per averlo iniziamo a imitarli. Anche chi non cerca il consenso in un gruppo o in una comunità, cerca l’approvazione dei propri cari, delle persone amate.
Nell’adolescenza si cerca il consenso degli insegnanti, del gruppo dei pari, delle ragazze. Il conformismo, il gregarismo, l’arrivismo, il qualunquismo da dove scaturiscono, se non dal ricercare il consenso? Anche gli artisti, ormai maturi, cercano consenso e riscontro positivo da parte del loro pubblico. Poco importa se questo comporta un adattamento incessante, a costo di snaturarsi. Anzi la realtà è che nessuno, così facendo, si snatura perché fa parte della natura umana cercare il consenso altrui. Si parla tanto di bias della conferma per i lettori dei giornali o i telespettatori che leggono e guardano solo persone che hanno il loro stesso orientamento politico. Si parla tanto di bias della conferma per i ricercatori e gli studiosi che cercano materiali o prove che corroborino le loro teorie. Ma il più importante e il più determinante bias della conferma nelle nostre vite è la continua ricerca del consenso altrui, ovvero cercare di piacere agli altri.
Il Sé sociale: Pessoa, Goffman e Pirandello
C’è chi cerca il consenso estetico, chi sessuale, chi lavorativo, chi reputazionale, chi intellettuale, chi scientifico, chi politico, ma tutti cercano il consenso altrui. Ma è davvero questa l’autenticità? Non bisognerebbe essere veramente sé stessi, dire quello che si pensa per essere autentici.
Eppure non ci sono altri modi, altre vie: il Sé è sociale. Che il Sé è sociale e perciò sfuggente ce lo hanno insegnato Pirandello in letteratura e Goffman in sociologia. Se Pessoa ha capito che siamo tante subpersonalità fittizie interiori e lo ha dimostrato con i suoi eteronimi, ebbene Pirandello e Goffman ci hanno spiegato che siamo maschere e che esiste anche una molteplicità del Sé sociale, a seconda delle interazioni.
Gli altri: l’esame più duro da superare
Per questione anche di sopravvivenza e quieto vivere dobbiamo cercare di soddisfare le aspettative altrui in base ai ruoli e allo status che gli altri ci assegnano. Anche chi si rifugia nella solitudine spirituale si identifica con santi, religiosi, mistici. In questo caso, le persone vivono in base a introiezioni.
Il problema non è quello di essere totalmente indipendenti dal giudizio e dal consenso altrui, ma dallo scegliere dei buoni modelli di riferimento e dallo scegliere l’approvazione di persone oneste e intelligenti. Chi dice che non gli importa niente di cosa pensano gli altri di lui, mente o non si conosce fino in fondo. Piacere agli altri è gratificante e spesso le persone non si accontentano perché vogliono sempre allargare, estendere il consenso, piacere a sempre più persone. Oggi ad esempio molti cercano i like per avere una piccola dose di dopamina, oppure vanno in palestra per farsi il fisico e piacere di più, oppure ancora agiscono in rete in base al personal branding. Gli altri sono il banco di prova, l’esame più duro da superare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La ricerca di approvazione e consenso altrui spiegata in psicologia
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