

Ogni anno, già prima che le tracce della Prima prova degli Esami di Maturità vengano ufficialmente inserite sul sito del MIM, si rincorrono riflessioni e polemiche più o meno pertinenti e sensate sulla loro validità o sulla difficoltà di affrontarle per studentesse e studenti; in particolare, concentrandosi sulla Tipologia A, direttamente collegata allo studio della letteratura italiana del quinto e ultimo anno dei vari licei e che propone, come è largamente noto, un passo poetico (Tipologia A1) e un passo in prosa (Tipologia A2).
Quest’anno gli autori scelti sono stati per la Tipologia A analisi e interpretazione di un testo letterario
- A1: Pier Paolo Pasolini, Appendice I a ‘Del Diario’ (1943-1944)” da Tutte le Poesie;
- A2: Giuseppe Tomasi da Lampedusa, Il Gattopardo.
I maturandi hanno studiato il Novecento italiano?
Non si può negare che in molte scuole non si completi lo studio del Novecento letterario e, anche se alcuni docenti riescono ad affrontare lo studio di alcune/i grandi autrici/autori del secondo Novecento, talvolta sono costretti a soffermarsi solo su un’opera di ognuno di loro o solo ad accennare alla loro proposta letteraria. Per non parlare dell’inadeguatezza di un canone letterario ormai obsoleto, che grida a gran voce l’urgenza di essere aggiornato: sia in merito all’inserimento di autori del Novecento finora ignorati o appena citati e soprattutto per un’urgente e ineludibile valorizzazione e inserimento di poetesse e scrittrici italiane sia dell’Ottocento che del Novecento.
Tornando al tema principale: non si può negare che l’impresa del completamento di argomenti e autrici/autori della letteratura fino agli epigoni del Novecento comporti una lotta estenuante, faticosa e spesso destinata alla sconfitta: per l’inadeguatezza del numero di ore da dedicarvi e la scelta amletica tra la necessità di completare le verifiche di una classe spesso numerosa (che può arrivare o superare la soglia dei trenta alunni) e la perentoria necessità di far conoscere la visione del mondo di letterate e letterati almeno del secolo precedente a quello in cui viviamo.
Inoltre, quando il programma di Italiano, presentato nel famoso Documento del 15 maggio, si ferma a Pirandello o agli Ermetici o ancora prima, inizia il gioco del capro espiatorio, per attribuire la colpa del mancato obbiettivo dello studio dell’intero Novecento letterario al docente o alla classe di turno: a studentesse e studenti che non reggono i ritmi o tendono a deresponsabilizzarsi e a fare il meno possibile o/e a insegnanti che non sono stati in grado di ottimizzare i tempi scolastici; ma tutto ciò diventa un inutile e improduttivo gioco al massacro, che non risolve nulla e contribuisce a esacerbare gli animi o/e a farli cadere nella rassegnazione.
Cosa prevede il programma del quinto anno per Lingua e letteratura italiana
Gli addetti ai lavori dovrebbero interrogarsi almeno su un punto, che mi sembra imprescindibile: si può arrivare a completare il Novecento partendo – all’inizio del quinto anno – da Leopardi?
La domanda è retorica e non può che prevedere una risposta negativa.
Sempre gli addetti ai lavori sanno che le Indicazioni Nazionali, da quando è divenuta operativa la Riforma dei Licei, per il quadro orario di Lingua e letteratura italiana e per tutti i Licei prevedono l’inizio dello studio della letteratura italiana nella parte finale del secondo anno del Primo Biennio:
(Letteratura
Primo biennio
[…] Alla fine del primo biennio, si accostano, anche attraverso alcune letture di testi, le prime espressioni della letteratura italiana: la poesia religiosa, i Siciliani, la poesia toscana prestilnovistica.
Prime acquisizioni, attraverso l’esercizio sui testi, delle principali tecniche di analisi (generi letterari, metrica, retorica, ecc.). )
Ad oggi, la norma prevede di cominciare lo studio della letteratura italiana dallo Stilnovo all’inizio del secondo biennio e si dovrebbe arrivare a Manzoni alla fine del quarto anno, per riprendere – all’inizio del quinto – con Leopardi. Eppure, consapevoli del fatto che è oggettivamente impossibile che in tutte le scuole italiane alla fine del quarto anno si arrivi a Leopardi, ribadisco che – pur ottemperando con rigore e precisione la norma – partire da Leopardi significherebbe lasciare inevaso gran parte del Novecento.
Una proposta di ripensamento dei programmi di letteratura delle superiori
Quale potrebbe essere la soluzione?
Riformulo la domanda: esistono possibili soluzioni?
Avviso lettrici e lettori: ciò che dirò di qui in avanti non si arroga la pretesa di essere risolutivo ed è solo il mio modesto parere: si tratta di una proposta che credo valga la pena di sperimentare.
Bisognerebbe iniziare lo studio della letteratura italiana dall’inizio del secondo anno del Primo Biennio delle scuole superiori e in questo modo, forse, si potrebbe completare lo studio del Novecento e magari, andare oltre.
La prima obiezione potrebbe essere: studentesse e studenti non sono in grado di affrontare lo studio della letteratura dal secondo anno, senza il supporto di una piena consapevolezza tecnica nell’analisi del testo letterario e delle competenze di contestualizzazione storica di movimenti letterari, autrici e autori.
Provare a realizzare quanto proposto, naturalmente, significherebbe essere disposti ad avviare una sperimentazione, per arrivare a una successiva modifica dei programmi ministeriali non solo di Italiano, ma anche di Storia.
Nel primo anno del Primo Biennio quindi, in Italiano si dovrebbero studiare le tecniche di analisi del testo letterario in poesia e in prosa (che si potranno progressivamente affinare dal secondo anno con l’applicazione concreta delle relative tecniche sui testi di autrici e autori studiati) e in Storia si dovrebbe ampliare il programma di studio: almeno fine alla fine del primo millennio; cosicché, nel secondo anno del Primo Biennio si potrebbe iniziare lo studio della letteratura italiana e parallelamente permettere un’agevole contestualizzazione storica con il programma di Storia che riparte dall’inizio del secondo millennio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Tracce della Tipologia A della Prima Prova degli Esami di Stato 2025: gli studenti erano preparati?
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