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Storia della letteratura

Tempo libero: testo e analisi della poesia di Giovanni Giudici

Il 23 maggio 2011 si spegneva a La Spezia il poeta Giovanni Giudici, ascritto alla cosiddetta linea lombarda dal critico Luciano Anceschi nel 1952. Vediamo insieme questa figura poliedrica con una celebre lirica: "Tempo libero".

Isabella Fantin
Isabella Fantin Pubblicato il 23-05-2022
Tempo libero: testo e analisi della poesia di Giovanni Giudici

Il 23 maggio 2011 si spegneva a La Spezia il poeta Giovanni Giudici. Vediamo insieme questa figura poliedrica con una celebre lirica, Tempo libero da La vita in versi, che ha come oggetto del testo, come indica il titolo della raccolta, il quotidiano presentato tra critica e ironia.

Giovanni Giudici: cenni biografici

Originario di un paesino in provincia di La Spezia, Giudici si laurea in Lettere a Roma, dopo l’iscrizione a Medicina probabilmente per compiacere i genitori.
Lavora all’Olivetti, è vicino agli intellettuali della letteratura industriale. Sceglie la strada del giornalismo dopo il 1948, quando ottiene la qualifica di giornalista professionista. Vive e lavora a Roma, Torino, Ivrea, Milano, viaggia molto. Intreccia rapporti amicali con poeti e studiosi: Fortini, Ottieri, Sereni, Folena.

Si dedica alla poesia lontana dalla coeva Neoavanguardia; alla saggistica, alla traduzione. Il suo nome è legato alle raccolte La vita in versi, uscita negli Specchi Mondadori nel 1965, e Autobiologia, edita nel 1969.
Giudici è un uomo poliedrico, curioso, attivo anche in politica, dal pensiero originale. Per esempio il titolo di Autobiologia indica che, secondo Giudici, la vita dell’uomo va ricondotta al piano biologico che assorbe slanci e illusioni. In questa prospettiva qual è allora il senso del lavoro? Quello di garantire sopravvivenza e mantenimento... come la caccia migliaia di anni fa.

Tempo libero: testo della poesia di Giovanni Giudici

Dopo cenato amare, poi dormire,
questa è la via più facile: va da sé
lo stomaco anche se il vino era un po’ grosso.
Ti rigiri, al massimo straparli.

Ma chi ti sente? — lei dorme più di te,
viaggia verso domani a un vecchio inganno:
la sveglia sulle sette, un rutto, un goccettino
— e tutto ricomincia — amaro di caffè.

Parafrasi di "Tempo libero"

Il modo di vivere più facile consiste in: cenare, fare l’amore, dormire; la digestione è un’attività autonoma. E se il vino è pesante, al massimo farfugli qualcosa rigirandoti nel letto.
Tanto la moglie, dal sonno ancora più profondo del tuo, non si sveglia. L’aspetta, come sempre, la routine quotidiana: sveglia presto, un rutto digestivo e ricomincia un altro giorno, uguale al precedente.

Analisi e significato

Dal punto di vista metrico, la poesia è composta da due quartine con prevalenza di endecasillabi.

Il titolo è ironico per due motivi. Nel modo di vivere, sinteticamente presentato attraverso azioni primarie, di tempo libero non ce n’è, ossia di tempo scelto dal soggetto in autonomia.

Il tempo di questo componimento segue ritmi prevedibili, ma non necessariamente spiacevoli. Per esempio l’intimità è un atto ripetitivo che di romantico ha ben poco, però non ci sono segni di disaccordo o incomunicabilità coniugale. "Il vecchio inganno" è lo stile di vita presentato da Giudici. Che ci sia un altro modo di vivere? Questo parrebbe lo spiraglio propositivo sottotraccia.

Per quanto riguarda il lessico, il dettato è prosastico, vicino al parlato, con un lessico ad alta-altissima frequenza. Ricorda il tono colloquiale di testi crepuscolari come A Cesena di Marino Moretti. Il linguaggio volutamente comunicativo, in un testo di ironica denuncia, distingue Giudici dagli sperimentalismi estremi.

Proposte interpretative

Ecco alcune proposte interpretative:

  • denuncia dell’alienazione del neocapitalismo?
  • ripresa del tema montaliano della vita come non-vita?
  • un’alienazione individuale, diversa dalla denuncia di massa del neorealismo?
  • un’alienazione che l’ironia distingue dall’impersonalità di Pagliarani in La ragazza Carla?

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Rivolgo al lettore con allegria una domanda provocatoria: quanti di voi, pur riconoscendosi in questo testo, sono appagati della loro quotidianità? Di un’esistenza la cui prevedibilità è fonte di sicurezza?

Cos’è la linea lombarda?

La linea lombarda non è una scuola, quanto un gruppo di poeti vicini all’impegno della cultura milanese. Sono prosecutori e innovatori rispetto all’Ermetismo:

  • Prosecutori in quanto riconoscono nell’Ermetismo un punto di riferimento, cui offrire risposte di adesione, rifiuto, contaminazioni;
  • Innovatori per il loro apporto personale, nella condivisione di elementi comuni.

Si tratta comunque di indicazioni generali, perché il panorama poetico del secondo Novecento sfugge a classificazioni nette.

Chi sono i modelli dei poeti della linea lombarda? Sereni, Montale e Clemente Rebora.
Quali personalità appartengono alla linea lombarda? Bartolo Cataffi, Luciano Erba, Renzo Modesti, Roberto Rebora, Giorgio Orelli, Nelo Risi e soprattutto Giovanni Giudici (1924-2011). Sono nati tutti intorno al 1920.

Quali sono i tratti comuni della poesia?

  • una poetica delle cose;
  • l’impegno civile;
  • la tensione morale;
  • toni malinconici;
  • la distanza dagli estremismi sperimentali.

Secondo Luciano Anceschi le radici della linea lombarda risalirebbero a Parini, Porta e Manzoni, con l’apporto di Saba per l’andamento prosastico.

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