

Storia d’amore e macchine da scrivere
- Autore: Giuseppe Lupo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2025
Storia d’amore e macchine da scrivere di Giuseppe Lupo (Marsilio, 2025) racconta una storia intrigante che attraversa l’Europa del secondo Novecento, un romanzo affascinante e visionario che parla di uomini, di amori, di tecnologia, di invenzioni, di mezzi per comunicare nella modernità, dalla prima macchina da scrivere ai sogni di una macchina portentosa, pericolosa, un’utopia distopica che produrrà un nuovo modo di stare al mondo per gli umani
Niente più sarà nascosto e chiunque si sentirà derubato dei pensieri, spogliato dei sentimenti, nudo come lo erano Adamo ed Eva di fronte a Dio, privi dell’unica possibilità di sopravvivere che è quella di tacere, cancellare, omettere, nascondere. – Se anche Dio preferisce non parlare, perché dovremmo farlo noi uomini?
Giuseppe Lupo, con la sua prosa precisa ma anche piena di fantasia, ci racconta l’intervista che il giornalista sardo Salante Fossi, inviato di “Modern Times”, tenta di fare al Vecchio Cibernetico, un ingegnere famoso che compie 95 anni e forse vincerà il Premio Nobel, mentre ci si trova a Skagen, sulla penisola danese dello Jutland. L’anziano scienziato alterna momenti di grande lucidità ad altri un po’ confusi, e quindi è difficile per l’intervistatore comprendere dove sia il confine tra realtà e fantasia, memorie e sogni.
L’uomo era nato a Budapest, studiava ingegneria, viveva con i genitori e le due sorelle Ezster e Margit in una modesta casa: il padre ombrellaio, la madre casalinga, ebrei convertiti. Si chiamava Sandòr Molnàr, ma nell’ottobre 1956 la sua vita cambia completamente: l’invasione dei carri armati russi cambia la storia di quel paese, e il giovane ingegnere viene portato via da quattro individui che lo accompagneranno fuori dall’Ungheria invasa. Le poche lettere che riesce a inviare spiegano che non sa chi siano i rapitori e dove sia diretto. Gli verrà dato un altro nome, verrà imbarcato su una nave diretta in Occidente, gli viene affiancata una donna, Katalin Dresda, che ha incontrato al cimitero di Praga e che risulta essere sua moglie, perché i due sono in viaggio di nozze e si chiamano Franz Low e signora, secondo i nuovi documenti che vengono loro assegnati.
Sandor-Franz viaggia con una macchina da scrivere Olivetti 22 con custodia di cuoio, da cui non si separa mai, e giunge con la nuova moglie attraversando l’Europa, per giungere in Occidente. Il Vecchio Cibernetico, che crede che sua moglie Anne Lee sia ancora al suo fianco, viene assistito da una volitiva accompagnatrice, Augustina De Pineiro, che fa da tramite tra l’anziano ingegnere e Salante Fossi. Così nella narrazione si alternano presente e passato. La festa di compleanno nel solstizio d’estate con le peregrinazioni europee del Vecchio Cibernetico, l’incontro con Adriano Olivetti, il soggiorno ad Ivrea mentre il grande imprenditore italiano incontra un ingegnere cinese, Mario Chou, che per l’azienda italiana sta facendo studi importanti e rivoluzionari: sono questi eventi a comporre la parte più affascinante di questo romanzo. Moriranno sia Adriano Olivetti che Mario Chou, strani e inopportuni incidenti se li portano via, e i progetti per la rivoluzione informatica passeranno a Palo Alto, California. Sandor cambierà nome per la terza volta, Balthasar Hirschmann e sua moglie Ann Lee, la storia della tastiera Querty, i primi sei tasti a sinistra di ogni macchina da scrivere, diventerà l’ossessione del Vecchio Cibernetico.
Giuseppe Lupo ci fa appassionare a una storia che coinvolge il nostro presente, il futuro, ma anche la memoria del passato del nostro continente: un uomo simbolo, che ha vissuto quasi cento anni, che ha attraversato le tempeste di guerre, rivoluzioni, ideologie contrapposte, lacerazioni dolorose, ma consapevole che per il progresso scientifico si deve rischiare molto. In esergo non per caso l’autore ha posto una citazione tratta dal Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo Galilei, che parla di comunicazione,
di colui che s’immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo.
Ecco allora che Lupo, in questo libro originalissimo corredato dalle efficaci illustrazioni a ogni inizio di capitolo del grafico Lorenzo Fossati, ci racconta una favola realistica ma anche piena di pathos e di poesia, quella di una bambina dal vestito di organza che gioca a campana in un vicolo di Budapest nel ’56, quella di un vecchio signore che aspira al Nobel ma anche a divorare la torta Flòdni, mentre il cerchio si chiude intorno ai due protagonisti, intervistato ed intervistatore, tra Sant’Antioco e Cabo de Roca, tra Oriente e Occidente, tra oppressione e libertà di pensiero. La citazione della pubblicità della Lettera 22, ideata da un poeta, “Leggera come una sillaba, completa come una frase”, è forse il momento più coinvolgente di una storia che Giuseppe Lupo ha trasformato in una piccola e profonda epopea.

Storia d'amore e macchine da scrivere
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