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Recensioni di libri

Sonò alto un nitrito. L’assassinio impunito di Ruggero Pascoli di Mario Burani

Imprimatur, 2018 - Un’accurata ricostruzione storica che intende dare delle risposte ad uno dei tanti misteri irrisolti della storia giudiziaria italiana: l’omicidio senza colpevoli del padre di Giovanni Pascoli.

Gaetano Celauro
Gaetano Celauro Pubblicato il 09-03-2018

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Sonò alto un nitrito. L'assassinio impunito di Ruggero Pascoli

Sonò alto un nitrito. L’assassinio impunito di Ruggero Pascoli

  • Autore: Mario Burani
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Imprimatur
  • Anno di pubblicazione: 2018

Inframmezzato dai brani di altissima poesia di uno dei più eccelsi autori della letteratura italiana di fine Ottocento, il saggio di indubbio valore di Mario Burani, ricostruisce la irrisolta indagine giudiziaria sull’assassinio del padre di Giovanni Pascoli avvenuto il 10 agosto 1867.
“Sonò alto un nitrito” è un libro intrigante che ha pertanto questo taglio singolare e una precisa particolarità che lo rende di piacevolissima lettura: intervalla, infatti, la poesia al racconto in una prosa accattivante che descrive le indagini di polizia di un caso che rimane avvolto da misteri.

L’originalità del lavoro di Mario Burani consiste nel fatto di utilizzare i moderni strumenti della tecnica investigativa, prospettando in tal modo soluzioni diverse da quelle delle versioni ufficiali dell’epoca degli accadimenti.
Forte della sua esperienza giuridica di avvocato penalista, l’autore inizia mettendo in dubbio le dinamiche del delitto, sin dal suo divenire. È infatti incerto il luogo stesso in cui avvenne la sparatoria, come pure la precisa identificazione dell’arma del delitto.
Un racconto giudiziario che inizia con la sfortunata storia della cavalla storna e concentra la sua attenzione sulla ricerca del mandante dell’omicidio; la cavalla dal lucido manto nero picchiettato di bianco a cui Ruggero Pascoli era fortemente legato, atterrita dopo il colpo mortale, proseguì la corsa.

“Adagio seguitasti la tua via perché facesse in pace l’agonia” (da La cavalla storna, vv. 31-32)

L’ucciso era un uomo conosciuto, che esercitava un ruolo di forte prestigio quale Ministro, titolo che indicava l’amministratore dei beni dei principi Torlonia che possedevano un vastissimo patrimonio composto da immensi latifondi e le cui vicende si intrecciano con quelle del padre del poeta. L’efferato delitto condizionò, distruggendola, la condizione economica della famiglia di Ruggero Pascoli che era composta dalla moglie e da otto figli.
Vengono elencati e descritti, protagonisti e comprimari dell’intricata vicenda, i loro dettagliati profili, con dovizia di particolari, non trascurando i testimoni che portarono il loro rilevante contributo per individuare i responsabili materiali del delitto ma che rimasero stranamente inascoltati. Le loro dichiarazioni, sebbene verbalizzate, non portarono a provvedimenti nei confronti di alcuno.
Si assistette a una sorta di sviamento delle indagini che cercavano di individuare sia gli esecutori materiali che il mandante o i mandanti dell’omicidio. Diverse le ipotesi su quest’attività di depistaggio, alcune delle quali legate anche alla carica pubblica che Ruggero Pascoli venne a ricoprire accanto a quella di Ministro.

Nel 2012 si è addirittura messo in piedi un processo virtuale, con Ferdinando Imposimato nelle vesti di Pubblico Ministero, che ha tentato, nonostante il tempo trascorso e la scarsa documentazione rimasta agli atti, di addivenire ad una precisa risoluzione del caso dando risposte a domande rimaste senza risposta.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sonò alto un nitrito. L’assassinio impunito di Ruggero Pascoli

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