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Recensioni di libri

Seme d’infinito e buio d’abisso di Ornella Mereghetti

Zephyro edizioni, 2021 - Il titolo è chiarificatore della tematica di questa silloge appassionata e sapienziale, composta alternando il verso breve a quello lungo, a seconda del ritmo dettato dall’energia vitale: siamo semi che devono poter germogliare, per esprimere l’infinito potere della vita, contro il nulla, l’abisso pronto a divorare chi non prende coscienza di sé.

Graziella Atzori Pubblicato il 11-06-2021

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Seme d'infinito e buio d'abisso

Seme d’infinito e buio d’abisso

  • Autore: Ornella Mereghetti
  • Categoria: Poesia
  • Anno di pubblicazione: 2021

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Scrivere d’amore è arduo, si può cadere nella retorica e nel sentimentalismo, nello sfogo che resta un esercizio privato, togliendo con ciò alla poesia la sua specificità, quella di essere una voce universale, espressione della comune umanità.
Si tiene lontana da questi scogli Ornella Mereghetti nel suo breviario amoroso, una vera liturgia: Seme d’infinito e buio d’abisso (Zephyro edizioni, 2021, pp. 154), con prefazione di Pino Roveredo e postfazione di Amanzio Possenti.

Il titolo è chiarificatore della tematica di questa silloge appassionata e sapienziale, composta alternando il verso breve a quello lungo, a seconda del ritmo dettato dall’energia vitale: siamo semi che devono poter germogliare, per esprimere l’infinito potere della vita, contro il nulla, l’abisso pronto a divorare chi non prende coscienza di sé. E che cosa o chi siamo? L’autrice ha voluto scrivere una nota contenente le sue “ragioni del cuore” (Pascal) ed esordisce dicendo:

“Ognuno di noi è Cielo, prima di essere materia siamo soprattutto Spirito. [...] Non possiamo mischiarci e confondere la nostra Essenza solo dentro a questa vita terrena.
Il luogo dell’Anima va riscoperto e coltivato, solo così diventiamo immortali.”

Il mezzo per raggiungere questi obiettivi è l’Amore. Si tratta di una chiara e consapevole visione platonica: amare per eterizzarsi, raggiungere lo stato di coscienza senza tempo. Amore platonico non significa affatto assenza di fisicità, al contrario per il filosofo il cammino dell’anima verso il Sommo Bene inizia proprio con l’adorazione dei corpi belli. Di più, nel Fedro Platone dichiara senza mezzi termini che la “mania” sacra, la follia più elevata è la mania d’Amore. Anche per Mereghetti è così. Sa cantare e ammaliare con versi di una limpidezza e innocenza rare; dona allo splendore del corpo, dei corpi, un valore assoluto e sacro:

“ Ti mostro la coppa intatta / del mio seno: taci! / Sulla mia carne ricade il melograno, / lascio a te la gioia di contarne i grani.”

Oppure:

“Sei come il sapore / del pane, oh, meraviglia.”

E con audacia:

“Alla tua voce / canta ogni mia fibra, / si esalta il pube, / danzano i seni.”

La voce è incarnazione del Logos, a cui risponde Eros.
Ma ciò non è fine a se stesso, non si tratta di semplice godimento e edonismo. No, mai l’Amore è soltanto piacere. Qui la donna vuole farsi Anima per un uomo orgoglioso, chiuso, incapace di manifestare a parole la pienezza del sentimento. È un uomo infedele, ma principalmente infedele a se stesso, rivestito di maschere e corazze. Tocca a lei tenere viva la fiamma, supportata dalla fede. Lo fa con dolore, vivendo tutte le pene che possono bruciare e inaridire. Ma ciò non accade. Anche nei momenti più drammatici, nell’angoscia e nella solitudine, Psiche, perché di Psiche si tratta, di una dea, sa credere in Eros, nel Dio che è Amore maiuscolo.
Dio è una presenza costante, il Nume senza il quale non c’è vita, una certezza. Eppure leggiamo versi di estrema perplessità:

"In un sogno puerile di tregua, vorrei capire / l’imperturbabilità del mio Dio!”

Ma anche i seguenti, bellissimi, nei quali la metafora del vino e della vigna ricalca le parole del Maestro, pronunciate in quella cena carica di destino:

"Il grappolo della tua Anima / sta attaccato al mio tralcio, / il mio tralcio sta nella vite di Dio, / non puoi non sentire il “Suo” Amore, / insieme siamo vendemmia, per il mondo!”

Questo Amore è destino, parente di Gaspara Stampa, la grande poetessa italiana del Cinquecento, per la quale la passione è scala verso Dio. “Vivere ardendo e non sentire il male” canta Gasparina.
Nella parte centrale del libro Mereghetti racconta con grande misura e dignità le tragedie della sua infanzia, di una casa devastata da un uomo manesco e stupratore, con una madre debole incapace di reazione. Che cosa salva la bimba? L’Ostia sacra della Prima Comunione, la presenza di Dio sentito come Primo Amore, con tenerezza compensatrice.
La religiosità include l’erotismo, con felice sinergia psicosomaticospirituale. Accade ugualmente in Alda Merini. Possiamo mettere a confronto i versi dell’una e dell’altra. Scrive Alda:

"Lui tace nel tuo grembo / che finalmente si colora di Dio”

E scrive Ornella:

"È la mano di Dio che mi spoglia!”

Tale unione di corpo e anima è pure la caratteristica estatica di Teresa d’Avila.
Dopo anni e anni di incompletezza, di solitudine e avarizia sentimentale dalla parte maschile che depreda; anni testimoniati in versi dolenti e austeri, ma pure rossi di passione controllata dalla mente, l’uomo è salvato da lei, proprio come Peer Gynt, girovago in cerca di sé, è salvato da Solvejg alla fine della vita, nel dramma di Ibsen. Il drammaturgo possiede un finissimo intuito nell’indagare le pieghe più nascoste della psicologia femminile; per lui e per la nostra autrice l’attesa non è vana, diventa pazienza e accettazione. Ma perché può accadere? Credo per un profondo idealismo incoercibile della poetessa, legato a sentire l’Amore come guida e stella.

"Ciò che è terreno si faccia, finalmente / celeste.”

“Con il tempo / ho imparato / a dormire sopra una Stella.”

L’Anima è divenuta splendente, si è spostata in cielo. Così, per nuova collocazione e mutazione di lei, lui, l’uomo che non sa amare, è preservato nel suo io più vero, custodito dalla Grande Madre. Lui rimane un seme da proteggere dal suo stesso abisso. Tale la missione che l’Amore non rifiuta di assolvere.

Molti sono gli spunti meditativi che si traggono da questa autoanalisi poetica, aperta allo sguardo di chiunque. Non ultimo — e ritorno in modo circolare al significato del titolo — quello della lotta incessante tra infinito vitale e baratro mortale, tra Eros e Thanatos, Amore e Morte in duello, secondo la concezione freudiana. Soltanto se Amore vincerà la partita saremo salvi, sia individualmente che collettivamente. Nel libro l’Amore è vincente non perché riceva un corrispettivo amoroso, ma perché È, divinamente capace di autoalimentarsi e donarsi senza fine.

Seme d'infinito e buio d'abisso: 1

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Seme d’infinito e buio d’abisso

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