Segreta Penelope di Alicia Gimenez-Bartlett

Nel suo romanzo confessione del 2002, forse il più efficace, la scrittrice Gimenez-Bartlett usa il personaggio letterario di Sara, la bella amica dalla folta chioma ebraica, per parlarci della sua concezione della donna e del ruolo che si è trovata a svolgere dal 1968 ad oggi.

Che cosa ha portato la rivoluzione femminista che negli anni ’60 vide le giovani donne combattere per la parità, per la liberazione sessuale, per il riconoscimento della libertà delle proprie scelte di vita? Sara si è appena suicidata e la voce narrante del romanzo ripercorre i lunghi anni dell’amicizia e delle diverse strade che avevano condotto un piccolo gruppo di studenti universitari (Berta, Ramona, Gabriel e la bella e spregiudicata Sara, oltre alla narratrice) a condividere e poi a rifiutare modelli precostituiti da una morale sociale codificata e troppo costrittiva. Sara, collezionista allegra e vitale di uomini con cui consumare il sesso senza alcuna altra implicazione che il godimento fisico, viene a poco a poco costretta da amiche incapaci di accettarne l’anima dionisiaca in una piccola borghese frustrata, in una moglie-casalinga inquieta e passiva, in una madre suo malgrado, incapace di amare una figlia, Camila, che la detesta a sua volta perchè la percepisce incapace di vero amore nei suoi confronti. La psicoanalisi, di cui Ramona è una convinta sostenitrice (anche perchè la pratica professionalmente) e il perbenismo conformista di una borghesia appena uscita dal franchismo, impersonato da Berta, saranno la causa finale della scelta di Sara di uccidersi a poco più di cinquanta anni, quando tutti ormai la credevano al riparo da tale estrema eventualità.

Il libro della Gimenez-Bartlett, così diverso dalle atmosfere ironiche e quotidiane tipiche della sua produzione poliziesca (la serie delle inchieste di Petra Delicado sembra lontana...), è duro, difficile, angoscioso, pieno di riflessioni amare e di realtà scomode. Il romanzo mette in discussione alcuni punti fermi della riflessione femminista, ma alla fine è percorso da verità con le quali tutte le donne e i loro uomini che hanno vissuto quella stagione di grandi illusioni e di grandi battaglie dovrebbero confrontarsi. Se si pensa poi alla attuale condizione di molte donne che sembrano voler ricacciare indietro tutte le conquiste di anni di lotte spese per l’affermazione della dignità del corpo femminile e non solo, questo libro sembra addirittura profetico.