Sciacalli addosso al S.I.M.
- Autore: Mario Roatta
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2018
Mario Roatta ed Herbert Kappler, fughe eccellenti da un ospedale militare. Clamorosa quella del generale italiano, nel marzo 1945, ancora più quella di una trentina di anni dopo, dal Celio, sempre a Roma. Un’evasione, la prima, sulla quale “infinite cretinerie sono state scritte”, ebbe modo di sostenere il protagonista, generale Mario Roatta, in un memoriale scomparso dalla circolazione subito dopo la prima pubblicazione nel 1955.
Lo ha riportato nelle librerie la casa editrice milanese Mursia, nel 2018, col titolo “Sciacalli addosso al S.I.M.” (432 pagine 22 euro). Si tratta del secondo dei contributi diaristici dell’ex comandante del SIM, Servizi di Informazione Militare Italiani, durante il fascismo e poi capo di Stato Maggiore dell’esercito fino all’armistizio del 1943 e poco oltre. Sempre Mursia ha proposto nel 2017 la prima parte delle memorie dell’alto ufficiale, col titolo “Diario, 6 settembre-31 dicembre 1943”.
Un memoriale dunque, questo secondo volume. Un testo di carattere difensivo, redatto dall’estero, dopo l’allontanamento volontario in Spagna e il proscioglimento nel 1951. Prima però, secondo le pesanti accuse contestategli, aveva avuto modo di fare del suo peggio l’importante protagonista della storia militare e occulta di quegli anni tremendi per il nostro Paese. Contro di lui, ritenevano di avercela un po’ tutti, connazionali e non, nemici ed ex amici.
Nato a Modena nel 1887, morto a Roma nel 1968, ufficiale di carriera come il padre e decorato nella Grande Guerra, dalla quale uscì tenente colonnello appena trentenne, venne avviato al servizio diplomatico, come addetto militare nelle ambasciate italiane all’estero. Promosso colonnello nel 1930, concluso un periodo di comando reggimentale ottenne la responsabilità di Capo del SIM dal 1934 al 1939, comandando anche il Corpo di volontari italiani inviato da Mussolini a combattere la guerra civile spagnola al fianco dei franchisti. Fu poi addetto militare a Berlino e dal 1942 prima sottocapo poi capo dello Stato Maggiore. Tornato al comando di unità operative, si distinse per rigore e mano pesante nell’occupazione di Slovenia e Croazia.
Era di nuovo alla testa dell’esercito durante l’armistizio dell’8 settembre e nella prima fase della cobelligeranza italiana accanto agli Alleati, dopo la fuga a Brindisi della famiglia reale Savoia e il voltafaccia ai danni dei tedeschi. I vertici militari alleati sollecitarono però la sua destituzione e la ottennero nel novembre 1943. Solo qualche mese più tardi, l’Alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo lo sottopose a giudizio, per l’omicidio dei fratelli antifascisti Rosselli, in Francia, nel 1937 e per l’attività spionistica terroristica del SIM. Rotta era già del resto agli arresti militari, sollecitati dalla Commissione d’inchiesta sulla distruzione delle Forze Armate italiane in Europa a settembre del 1943. Lo accusavano della mancata difesa di Roma, di crimini di guerra e di intelligence, di incapacità, di connivenza coi tedeschi, di alto tradimento. Un bouquet quanto mai ampio di capi d’accusa, che condussero alla condanna all’ergastolo in contumacia, riformata però in Cassazione dalla sentenza di assoluzione intervenuta nel 1948.
Il processo e la detenzione costituiscono la parte centrale del memoriale, che la famiglia ha messo solo di recente a disposizione del dirigente archivista Francesco Fochetti, insieme a tutte le carte custodite per decenni in soffitta.
Roatta segue dal suo punto di vista le fasi del dibattimento per l’omicidio di Carlo e Nello Rosselli, nel corso del quale l’accusa era sostenuta dall’avvocato antifascista Mario Berlinguer, padre di Enrico e Giovanni.
Innumerevoli le osservazioni e chiose del generale. Molte anche nella prima parte del testo, dedicata all’organizzazione e all’attività del SIM, con espresse accuse ai reggitori dell’epoca, che costringevano i servizi italiani a combattere di fatto con una mano legata dietro la schiena:
caso unico nella storia, hanno permesso che venissero messi in piazza il funzionamento e l’attività di un proprio organo informativo militare, un Servizio che dovrebbe essere, sempre e ovunque, segreto.
Nella terza e conclusiva sezione, il generale descrive a modo suo la fuga e le vicende successive, ma come sempre i suoi scritti dicono molto poco, non rivelano nulla rispetto a quello ch’è successo davvero e che tutti vorremmo sapere.
In chiusura, merita un cenno aggiuntivo il paragone tra la fuga di Roatta dall’ospedale militare romano allestito nel Liceo Virgilio (1944) e quella trentatrè anni dopo del criminale di guerra tedesco, ex colonnello delle SS, evaso a Ferragosto del 1977 dal Celio, con la complicità della moglie e non solo.
Kappler era stato il capo della Polizia Militare tedesca durante l’occupazione di Roma. Le sue mani erano sporche del sangue dei martiri delle Fosse Ardeatine. Era stato condannato all’ergastolo, da scontare in Italia. Si è parlato dell’intervento nella vicenda di una cellula non ufficiale dei servizi militari italiani: l’Anello. Quella loggia e struttura parallela di intelligence si dice sia stata fondata in funzione anticomunista proprio da Roatta. Del resto, il primo atto dell’Anello può essere stato proprio la sua evasione e trasferimento all’estero…
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