Riscenziello di Marco Ciotola

"Farse vení ‘e riscenzielle"

è una locuzione partenopea che, ad litteram, sta per

"farsi venire le convulsioni, i deliquii".

In maniera ironica, il termine “Riscenziello” fotografa l’isterico e falso comportamento di chi si lascia andare a piccole strane convulsioni condite di sterili isterismi e stolti capricci. Nell’omonimo romanzo di Marco Ciotola (Rogas Edizioni, 2016), il termine designa la natura ansiosa di Vittorio, giovane protagonista di questa divertente satira.
Combattuto tra la pressione di una famiglia impegnativa (una madre ansiogena, un padre odiosamente impeccabile, una sorella difficile, un nipotino con un futuro da Quentin Tarantino della pittura) e un opprimente lavoro di pubblicitario, Vittorio riversa le sue compulsive preoccupazioni nella valeriana. Resosi conto dell’insufficienza dei rimedi naturali, al ragazzo non rimane che iniziare un tour psicoterapeutico, fatto di esclusive visite di “prova”. Metodo economico, ma stressante. Freudiani, junghiani, lacaniani: Vittorio le tenta proprio tutte, ma gli esiti sono grotteschi.

Il romanzo del ventinovenne Ciotola è una piacevole sorpresa, caratterizzata da tempi comici ben dosati e da una satira sofisticata e irresistibile. Scorrendo le pagine di “Riscenziello”, ci rendiamo conto di essere (o essere stati) un po’ simili a Vittorio. Il libro mi ha piacevolmente ricordato “Il paradiso degli orchi” di Daniel Pennac: non a caso, nella nota dell’autore, è lo stesso Marco Ciotola a parlare dell’influenza che lo scrittore francese ha avuto nella stesura di questo suo romanzo d’esordio.

Insomma, Vittorio, novello Benjamin Malaussène, è capace di farci appassionare alle sue stravaganze, anche grazie ai personaggi altrettanto pittoreschi di cui si circonda. Altra chicca di questo romanzo firmato Rogas Edizioni (una piccola casa editrice davvero interessante) sono gli ironici titoli assegnati ai singoli capitoli, tra cui spiccano: “Lei non ha nessun complesso di inferiorità, lei è inferiore”, “Lacan, il musical”, “Diazepam a colazione” e, soprattutto, “Il punto di Paolo Pagliaro” (titolo, quest’ultimo così improbabile e allo stesso tempo geniale da suscitare, da solo, una curiosità sufficiente a far decidere per l’acquisto del libro).
Concentrarsi su questi dettagli può apparire pleonastico ma, in verità, essenziale ai fini della scelta di un romanzo sugli scaffali di una fornitissima libreria.