Poesie d’amore
- Autore: Nazim Hikmet
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2021
Nâzim Hikmet è uno dei poeti più amati e letti del Novecento. Ha saputo unificare sotto la parola "amore" tutti gli ideali, l’amore per la donna, per la libertà, la dignità, la lotta per la giustizia, il dialogo con la morte vinta con la valorizzazione di ogni momento presente, lavorando come fa uno scoiattolo, immagine di sé in una celebre lirica dedicata alla vita.
Anche il suo persecutore, il presidente turco di allora Atatürk, lo riconobbe quale rappresentante dell’universale energia amorosa e del popolo turco, aggiungendo sarcasticamente "peccato che sia comunista".
Per tale "peccato" Hikmet trascorse 12 anni in prigione in Anatolia dal 1938 al 1950. In una situazione di tale barbarie, in una cella claustrofobica sono fiorite splendide poesie in omaggio alla natura, alle stelle, al ricordo della donna amata, i cui occhi verdi diventavano un faro di speranza.
Liberato su pressione di artisti e intellettuali, fra i quali Picasso, l’esilio fu perpetuo. Morì in Russia nel 1963, dopo aver girato il mondo e in seguito a uno sciopero della fame. Era stato poeta dall’età di 14 anni.
Il suo libro più noto è Poesie d’amore di cui esistono continue ristampe. L’ultima è un Oscar Mondadori (pp.240, 2021) nella traduzione di Joyce Lussu.
Il fascino maggiore del poeta sta nell’aver collegato la voce di Erato, la musa della poesia d’amore, a quella di Calliope, musa della poesia epica.
L’attrazione per la donna si estende all’amore verso tutta l’umanità:
La vita non è uno scherzo. / Prendila sul serio / ma sul serio a tal punto / che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate, / o dentro un laboratorio / col camice bianco e grandi occhiali, / tu muoia affinché vivano gli uomini / gli uomini di cui non conoscerai la faccia, / e morrai sapendo / che nulla è più bello, più vero della vita.
Eros ed eroe sono parole con la stessa radice, lui lo sapeva.
La sua fiducia incrollabile nel futuro, nonostante tante ferite e contraccolpi esistenziali subiti, sorregge tutti i perseguitati e chi lotta senza piegarsi. Egli non rivide mai più la sua casa di legno a Istanbul, ma il suo sguardo era puntato verso il meglio che sognava, in cui si identificava.
La sua poesia più famosa che attesta lo splendore del miglioramento e fa volare il cuore, annulla ogni spettro depressivo è Il più bello dei mari, suo emblema e marchio poetico:
Il più bello dei mari / è quello che non navigammo. / il più bello dei nostri figli / non è ancora cresciuto. / i più belli dei nostri giorni / non li abbiamo ancora vissuti. / E quello che vorrei dirti di più bello / non te l’ho ancora detto.
Se perdessimo questa fede saremmo anime morte, manipolabili. Il poeta conserva la dolcezza della comunione e insieme la sua intrinseca forza.
È popolare, raggiunge la comprensione di tutti, ma resta aristocratico; soltanto poche anime nel mondo possiedono la sua coerenza, la capacità espressiva che è bellezza e verità.
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