Philip K. Dick. Tossine metaboliche e complessi illusori prevalenti
- Autore: Stefano Carducci e Alessandro Fambrini
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mimesis
- Anno di pubblicazione: 2021
Philip K. Dick non ha fatto in tempo ad assistere al successo di Blade Runner (Ridley Scott, 1982). È morto prima. Soltanto qualche mese prima che Blade Runner aumentasse esponenzialmente le vendite del romanzo che ha ispirato il film (Il cacciatore di androidi) e la fenomenologia sulla sua vita (e l’opera). Alla luce della sovrabbondanza critica, è quasi inessenziale enumerare i temi ricorrenti nello specifico dickiano: i meccanismi manipolativi posti in essere dalle strutture di potere; la dissimulazione ad hoc della realtà; la contingenza dei concetti di "falso" e “vero”; l’indagine sul divino di influenza gnostica, il consumo di stupefacenti e i disturbi psichici a essi correlati… quanto basta, insomma, per accedere ad ambiti di meta-significanza e collocare Philip Dick nell’empireo fantascientifico post-moderno, fare di lui un autore fra i più indagati/celebrati al mondo.
Studiato al punto che la copiosa esegesi ispirata ai suoi romanzi ha finito quasi per adombrarli, se non prescinderli addirittura (si leggano certe tesi fondate sulla teoria metafisica dickiana). Forse anche con l’intento di distanziarsi da un certo tipo di traduzioni (pigre o abusate o strumentali), esce ora per Mimesis un saggio intrinseco ai testi (compresi quelli meno esplorati) di Philip Dick, e ai riferimenti letterari a essi associabili. Il titolo è stuzzicante - Philip K. Dick. Tossine metaboliche e complessi illusori prevalenti - e il contenuto quanto di meno scontato possa capitarvi fra le mani. Lo firmano Stefano Carducci e Alessandro Fambrini, frequentatori di lungo corso della narrativa fantascientifica (ma non solo): si vede e si sente.
“Se l’appeal di Dick ha smarrito un po’ del suo smalto nelle ondate di marea del gusto e delle mode, l’idea di realtà che la sua letteratura ci aiutava a interpretare e comprendere è ancora viva e attuale, e non è cambiata la sua presa sul mondo, sul nostro mondo, attraverso il paradosso di uno sguardo che non è mai lucido, ma proprio attraverso la febbre che ne altera la messa a fuoco riesce a far breccia nelle contraddizioni profonde che sfuggono a coloro che sono dotati di maggiore equilibrio.” (pag. 11)
Il saggio consta di due sezioni principali: nella prima (“Philip Dick, scrittore”) Stefano Carducci analizza la fantascienza dickiana da ambiti e prospettive per così dire interne al genere (è divisa per periodi, è accurata, e contempla diversi estratti dai romanzi di Dick). La seconda (“Un vento dal nord”), redatta da Alessandro Fambrini, allarga il focus alla produzione non fantascientifica dello scrittore (il genere mainstream nel quale più ambiva a essere riconosciuto), individuandone i richiami con la letteratura scandinava (Strindberg), e le discendenze (Gustafsson).
“Philip K. Dick è morto a Santa Ana, California, il 2 marzo del 1982. In sua assenza è diventato non soltanto l’autore di fantascienza più conosciuto, almeno di nome, e più studiato al mondo, ma un’icona culturale alla quale si attribuisce il merito di aver dato una rappresentazione alle nuove angosce della modernità.” (pag. 40)
Paranoico (con più di qualche ragione) e geniale, Philip Dick ha rappresentato i condizionamenti e le derive che seguono all’istituzione della società di massa. La lettura di Tossine metaboliche e complessi illusori prevalenti, fuori e tra le righe, spiega tanto e in modo inedito, della sua lungimiranza profetica.
Philip K. Dick. Tossine metaboliche e complessi illusori prevalenti
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