Parigi di notte, nell’originale francese Trois allumettes (Tre fiammiferi), è una delle poesie più amate, citate e apprezzate del poeta e cantautore francese Jacques Prévert. Si tratta di una breve poesia d’amore, scritta in un linguaggio semplice, colloquiale, che pure cela in sé un simbolismo evocativo.
Ciò che fa amare tanto la poesia di Prévert è proprio la sua semplicità, la sua immediatezza: è scritta in un linguaggio parlato, immediato, che sembra fatto apposta per entrare nel dialogo comune, del parlare quotidiano.
Spesso Parigi di notte viene citata fuori contesto, ne viene estrapolata una manciata di versi - di solito sempre quelli - e si ritrovano dappertutto: negli slogan pubblicitari, nelle canzoni, sui diari degli adolescenti, sui depliant di Parigi, nelle carte dei cioccolatini. La sua costante ripetizione ha spogliato questa poesia della sua bellezza: Parigi di notte è diventata una lirica commerciale, usurata, quasi pubblicitaria, la ripetizione ne ha consumato il fascino.
Il testo di Parigi di notte in versione italiana è contenuto nella raccolta bilingue Poesie d’amore di Jacques Prévert edita da Guanda.
Riscopriamo il valore della celebre poesia di Jacques Prévert e il suo profondo significato simbolico.
“Parigi di notte” di Jacques Prévert: testo
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.
“Trois allumettes” di Jacques Prévert: testo originale francese
Trois allumettes une à une allumées dans la nuit
La première pour voir ton visage tout entier
La seconde pour voir tes yeux
La dernière pour voir ta bouche
Et l’obscurité tout entière pour me rappeler tout cela
En te serrant dans mes bras.
“Parigi di notte” di Jacques Prévert: analisi e commento
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È una poesia dall’impatto fortemente visivo: questo è ciò che colpisce sin dalla prima rapida lettura di Parigi di notte. Sembra che Prévert accenda una luce e poi di colpo la spenga: ne vediamo il bagliore, ne intuiamo il calore, e poi siamo immersi nel buio. La città di Parigi non c’è, non viene evocata né nominata, la sua presenza aleggia come una promessa vagamente romantica nella musicalità del componimento.
Perché in realtà è proprio la capitale francese, la magnifica Ville Lumière, il cuore pulsante dell’intera lirica. Attraverso un’audace personificazione il poeta identifica Parigi con la donna amata. Nell’immagine del suo corpo rischiarato dalle luci dei tre fiammiferi che ne illuminano ogni dettaglio risplende la bellezza dell’intera città.
Prévert dà alle parole il ritmo scandito e confortante di una filastrocca per bambini: ci sono tre fiammiferi. Uno, due, tre: fa la conta e sembra che nominandoli li accenda uno a uno come candeline sulla torta.
Il primo fiammifero illumina il volto della donna amata - che viene quindi a identificare la sua persona, la sua unicità.
Il secondo fiammifero si concentra sugli occhi, la parte essenziale del viso, considerati per l’appunto lo “specchio dell’anima”.
Infine, ad essere illuminata dal terzo fiammifero è la bocca: portale supremo del bacio. Ed è qui che la poesia di Prévert assume una vena più sensuale: la bocca fa da preludio al bacio e anticipa il buio che in seguito avvolge i due amanti come una coperta.
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Ciascuna luce, in realtà, è tesa a illuminare una verità con il bagliore quasi accecante di una rivelazione: “ecco perché ti amo”, sembra dire Jacques Prévert, passando in rassegna le caratteristiche della donna, che sono qui presentate in modo generico proprio per essere di tutti. Ogni persona ha un viso, degli occhi, delle labbra, quindi ogni persona è degna di essere amata. I tratti del volto nominati da Prévert sono belli agli occhi di chi li ama e, dunque, li illumina di luce nuova: non ci vengono presentati nello specifico degli occhi chiari oppure scuri, una bocca carnosa o sottile, un viso giovane oppure anziano.
La semplicità dell’amore è qui evocata in maniera irresistibile: bastano tre fiammiferi accesi nel cuore della notte per racchiudere un istante di eternità, l’estasi della felicità amorosa.
E in questa immagine luminosa viene evocata, simbolicamente, anche un’intera città: Parigi, anche detta la Ville Lumière per le sue luci irresistibili che scintillano da tempo immemorabile dagli Champs-Elysées, all’Arc de Triomphe sino ai vicoli di boulevard Saint Germain.
La Parigi “illuminista e illuminata” viene evocata da Jacques Prévert attraverso tre fiammiferi, ma soprattutto nella smisurata vastità di un’oscurità sospesa in cui aleggia il romantico ricordo della città che non dorme mai. La città degli innamorati, degli insonni e dei poeti. L’unicità di Parigi, proprio come il volto seducente della donna amata, è racchiusa in tre fiammiferi. Questo è l’incanto supremo di Parigi di notte: la magia che Prévert riesce a realizzare, abile prestigiatore, servendosi di un vecchio trucco. Soltanto tre fiammiferi per descrivere una città, una donna, un amore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Parigi di notte”: il vero significato della poesia sui tre fiammiferi di Jacques Prévert
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