
Padre di Dio
- Autore: Martin Michael Driessen
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Del Vecchio
- Anno di pubblicazione: 2015
Cosa prova Dio a essere Dio? Come vive realmente Giuseppe il ruolo di padre del Messia? Devono essere questi gli interrogativi che si è posto l’olandese Martin Michael Driessen durante la scrittura del suo Padre di Dio, l’audace romanzo pubblicato nel 2015 (Del Vecchio Editore, trad. di Stefano Musilli) che reinterpreta fatti e personaggi delle Sacre Scritture, restituendoci una più profonda riflessione sul rapporto padre-figlio e i sentimenti umani.
Dio vive in una casa-cubo e le sue giornate sono scandite da bricolage e allevamento di colombe. Sente tutto il peso della solitudine che deriva dall’essere un’entità soprannaturale e accarezza dentro di sé il desiderio di avere una figura di riferimento, un padre. Per questo motivo si dedica con grande zelo alla creazione dell’umanità, attraverso la quale spera di "avere un focolare, una famiglia che mi appartenga". Ma l’uomo, a causa del suo libero arbitrio, disattende puntualmente le sue aspettative. Sfiduciato, decide di non occuparsene più e si abbandona a un lungo sonno.
Tuttavia sarà proprio un uomo, Mosè, a svegliarlo (fisicamente e metaforicamente) dal suo torpore. Nel momento in cui i due si trovano faccia a faccia, Dio prova un timore reverenziale nei confronti del patriarca, al punto da non riuscire a sostenere il suo sguardo perché
per la prima volta vide qualcosa che non aveva creato lui stesso.
Vede in lui l’autorevolezza, la stessa autorevolezza che un figlio devoto vede in suo padre. Dio decide quindi di dare una seconda possibilità all’umanità, e scende sulla terra incarnandosi nel Messia con uno scopo ben preciso: guidare le sue creature, esattamente come farebbe un padre con i suoi figli. Ma nelle vesti di Gesù si trova a fare i conti con suo padre putativo, Giuseppe, un uomo buono, ma dall’animo tormentato: da una parte il dolore per la morte certa e atroce di suo figlio, dall’altra la speranza di provare a salvarlo andando contro i piani divini. Si convince che quest’ultima possibilità sia quella più giusta e porta Gesù via da Nazareth.
I due per molti anni si nascondono, conducendo una vita di stenti, ed è proprio in questo lasso di tempo che il rapporto padre-figlio, equilibrato e sereno prima della fuga, inizia a incrinarsi. Giuseppe diventa protettivo verso Gesù in modo patologico, al punto da tenerlo legato con una corda in vita per non farlo scappare. Gesù intanto ha perso ogni facoltà motoria e mentale e trascorre le sue giornate con lo sguardo perso nel vuoto. L’amore paterno di Giuseppe si è trasformato in un sentimento soffocante e malato, che toglie la vita. Non è un caso che il capitolo in cui si parla di questa deriva patologica si intitoli "La capanna di spine". La capanna di spine, infatti, non è soltanto il luogo in cui i due trovano rifugio, ma è anche un’allusione alla corona di spine di Cristo: i soldati romani posero una corona di spine sul capo di Gesù per farsene beffe e infliggergli una pena dolorosa; similmente Giuseppe, impedendo a Gesù di compiere la sua missione, lo ha condotto a una vita di miseria e umiliazione, gli ha inflitto una pena. Una pena, forse, più grave e dolorosa della morte a cui era destinato. Ma cosa accadrà quando Giuseppe si renderà conto del suo errore?
“Non lo regalate a vostra zia devota”, ha affermato Michela Murgia in una puntata di “Quante Storie”, perché Padre di Dio è un romanzo ricco di sfumature che va al di là di ogni dogma religioso: originale, grottesco, a volte comico, a volte al limite della blasfemia. Driessen, attraverso la sua narrazione evocativa e avvincente, ha dato vita a un’opera non solo in grado di suscitare ilarità, ma anche di stimolare riflessioni su tematiche psicologiche complesse come la genitorialità, l’individuazione o la famiglia invischiata, toccando in modo intimo le corde più profonde di ogni lettore.

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