Oppenheimer di Christopher Nolan ha trionfato agli Oscar 2024 vincendo ben 7 statuette, tra cui quella come Miglior film e quella come Miglior attore all’attore irlandese Cillian Murphy che ha dedicato il premio a “tutti gli operatori di pace di tutto il mondo”.
Per l’occasione scopriamo tutti i riferimenti letterari presenti nella pellicola.
C’è una scena in Oppenheimer di Christopher Nolan che non sarà certo passata inosservata agli amanti di libri. A un certo punto nella penombra fa la sua apparizione The Waste Land di T. S. Eliot, il regista inquadra intenzionalmente la copertina marrone del libro che il protagonista sta leggendo davanti al caminetto; “La terra desolata”, una tragica profezia di quel che avverrà. Il capolavoro di Eliot, un poema di morte e rinascita, non è l’unico libro presente nel film di Nolan che sta sbancando al botteghino (in Italia ha superato i 2 milioni di dollari di incasso soltanto nel primo giorno, Ndr).
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Come sappiamo, Oppenheimer è liberamente ispirato al poderoso saggio premio Pulitzer scritto a quattro mani da Kai Bird e Martin J. Sherwin, dal titolo Oppenheimer. Trionfo e cadute dell’inventore della bomba atomica.
L’origine letteraria del film di Nolan, tratto da un mirabile lavoro biografico e di ricerca, non basta tuttavia a spiegare la mirabile e multiforme mente del suo protagonista che, come possiamo notare dalle varie citazioni presenti nella pellicola, si nutriva di letteratura.
Nella vita reale, oltre alla fisica, Robert J. Oppenheimer si interessò anche alla poesia e alla scrittura creativa componendo versi e racconti sullo stile di Cechov. Il creatore della bomba atomica era dunque un avido lettore e nel film il regista ha disseminato indizi sulla sua vasta cultura umanistica. Le opere presenti nella pellicola non sono un’invenzione di Nolan, ma sono tratte da un’autentica Oppenheimer Reading List pubblicata nel 1963 sulla rivista The Christian Century.
Oppenheimer e “The Waste Land” di T.S. Eliot
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L’apparizione di The Waste Land di T.S. Eliot non è casuale. Il celebre poemetto dell’autore americano fu pubblicato nel 1922 ed era tra le letture preferite di Oppenheimer, come scrivono i biografi Kai Bird e Martin J. Sherwin nel famoso libro premio Pulitzer. Secondo quanto riportato dai due autori, quando era ancora studente di fisica il giovane Oppenheimer era solito intrattenersi sino a tarda notte bevendo caffè e leggendo le poesie di Eliot.
Uno dei versi di Thomas S. Eliot sembra curiosamente prefigurare il destino di Oppenheimer stesso:
Do I dare
Disturb the universe?
“Oso io disturbare l’universo?” si domandava angosciosamente Eliot pensando al suo mestiere di poeta. La stessa domanda doveva rimbalzare, con maggiore drammaticità, nella mente del fisico che stava letteralmente modificando la grammatica del mondo alterando gli equilibri della materia.
Una curiosità: l’edizione di The Waste Land dalla copertina marrone proposta nel film è l’originale Boni & Liveright, pubblicata a New York nel 1923.
Il Trinity Test ispirato al poeta John Donne
Il primo esperimento atomico nel deserto di Los Alamos fu chiamato Trinity Test; non si trattò di una scelta accidentale né dettata da ragioni scientifiche, ma di ispirazione letteraria. Nel film vediamo Oppenheimer, incalzato dal generale Leslie Groves, mentre ragiona velocemente ad alta voce e, inanellando una serie di citazioni tra cui Sfascia il mio cuore, Dio in tre persone!, battezza infine l’esperimento Trinity: “chiamiamolo Trinity”, dice.
Il riferimento alla Trinità è tratto da un famoso verso del poeta settecentesco inglese John Donne, di cui Oppenheimer era un profondo conoscitore.
In una lettera scritta al generale Groves, ora contenuta nelle collezioni del National Security Research Center, troviamo la spiegazione originale del nome “Trinity Test”:
Il motivo per cui ho scelto il nome non è chiaro, ma so quali pensieri avevo in mente. C’è una poesia di John Donne, scritta poco prima della sua morte, che conosco e amo, Hymn to God, My God, in My Sickness, che parla di un uomo che non ha paura di morire perché crede nella resurrezione.
In seguito Oppenheimer cita un’altra poesia devozionale di John Donne, dal quale ha derivato il nome Trinity, perché l’ultimo verso fa pensare a una trinità:
Batter my heart, three person’d God.
È la stessa frase, simile a una preghiera, che Oppenheimer ripete velocemente nel film di Nolan, prima di concludere: “Chiamiamolo Trinity”.
Il verso di John Donne citato dal fisico è “Batter my heart” ed esprime la concezione cristiana secondo cui solo essendo incatenato a Dio l’uomo può essere liberato. Questo paradosso curiosamente riflette l’idea che Oppenheimer aveva della bomba atomica: uno strumento di morte destinato a portare la fine della guerra, quindi la pace.
Bhagavad-Gita e la definizione di distruttore di mondi
Nel film a coronamento dell’incontro tra Oppenheimer e Jean Tatlock, la giovane psichiatra di cui il fisico si innamora, fa la sua apparizione un altro libro: il Bhagavad-Gita, il testo sacro dei fedeli dell’Induismo.
Lei scova il libro spulciando tra i volumi della sua libreria e, dopo averlo sfogliato, sfida Robert: “Sai leggere il sanscrito?” gli chiede.
Poi gli domanda imperiosamente di leggere e tradurre una frase precisa: “Leggi qui”. Oppenheimer legge così un versetto che ripeterà anche nel finale:
Ora sono diventato morte. Il distruttore di mondi.
La frase, ancora una volta, non è casuale. Nolan la fa pronunciare a Oppenheimer proprio di fronte a Jean Tatlock, il suo grande amore. In seguito scopriremo che la donna, da tempo affetta da una psicosi maniaco-depressiva, si toglierà la vita perché Oppenheimer non poteva impegnarsi in una relazione con lei, essendo sposato con Kitty.
La stessa frase “Ora sono diventato morte” ritornerà poi come un ritornello a definire il destino del fisico, padre della bomba atomica.
La copia della Bhagavad-Gita di Oppenheimer, tradotta da Arthur W. Ryder, oggi fa parte delle collezioni del Bradbury Science Museum del Laboratorio di Los Alamos. Le iniziali manoscritte di Robert J. Oppenheimer appaiono nell’angolo superiore destro dei frontespizi. Il libro è solo uno dei due oggetti personali di Oppenheimer che il Laboratorio possiede; il secondo è la sua sedia da ufficio.
Secondo la testimonianza di Vannevar Bush, presidente del Comitato della Ricerca sulla Difesa Nazionale, Oppenheimer tradusse dal sanscrito quella frase e la lesse ad alta voce appena due giorni prima del Trinity Test.
Pare che Oppenheimer ripeté la stessa frase dopo la detonazione della bomba atomica; ma non era una considerazione di onnipotenza, si trattava di un atto di auto—accusa.
“Oppenheimer” vince il Premio Oscar come “Miglior film”
La Oppenheimer Reading List
Nel 1963, la rivista The Christian Century chiese a Oppenheimer quali libri avessero plasmato il suo atteggiamento vocazionale, o meglio la sua filosofia di vita.
Ecco l’elenco di libri scritto da Robert J. Oppenheimer, la famosa Oppenheimer Reading List:
- I fiori del male di Charles Baudelaire
- La terra desolata di T.S. Eliot
- La Divina Commedia di Dante Alighieri
- Bhagavad-Gita
- Śatakatraya (I tre secoli) di Bhartrihari
- Amleto di William Shakespeare
- L’educazione sentimentale di Gustave Flaubert
- Le opere raccolte di Bernhard Riemann di Bernhard Riemann
- Teeteto di Platone
- Taccuini dello scienziato Michael Faraday (alternativamente chiamato "Diario di Faraday, ovvero le varie note filosofiche di indagine sperimentale di Michael Faraday").
Quello che non tutti sanno è che Oppenheimer, il padre della bomba atomica, aveva anche un passato da scrittore. Durante i suoi studi a Harvard e Cambridge, Robert scrisse alcuni racconti su imitazione del drammaturgo russo Anton Cechov e delle poesie. In una lettera inviata nel 1924 a Herbert Smith, il suo insegnante di inglese al liceo, Oppenheimer minimizzava la sua vena creativa sostenendo che i suoi scritti in realtà non erano “destinati o adatti a essere letti da qualcuno”.
Chissà, forse se le cose fossero andate diversamente il nome di Robert J. Oppenheimer oggi sarebbe legato a un capolavoro letterario al pari de La terra desolata di T.S. Eliot e non, come di fatto è avvenuto, alla sua attuazione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Oppenheimer”, Premio Oscar 2024: i riferimenti letterari nel film di Nolan
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