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Storia della letteratura

Ode all’ape di Pablo Neruda: analisi della poesia in occasione della Giornata mondiale delle api

Una poesia di Pablo Neruda piena di vita e di colori. Un canto di solidarietà con la natura, per celebrare uno degli insetti più importanti dell'ecosistema. In occasione della Giornata Mondiale delle api, che dedichiamo anche al poeta cileno.

Isabella Fantin
Isabella Fantin Pubblicato il 20-05-2022
Ode all'ape di Pablo Neruda: analisi della poesia in occasione della Giornata mondiale delle api

Una poesia di Pablo Neruda piena di vita e di colori, perfetta da leggere per celebrare la Giornata mondiale delle api.

Il cileno Pablo Neruda (1904 - 1973), che García Márquez definì "il più grande poeta del XX secolo in tutte le lingue del mondo", non ha bisogno di presentazioni. All’anagrafe Ricardo Neftalí Reyes Basoalto, adotta il nom de plume di Neruda in omaggio a Jan Neruda (1834 - 1891), giornalista, prosatore e poeta praghese. Incuriosita dalla scelta di questo pseudonimo, azzardo qualche analogia con lo scrittore ceco che però non conosco: impegno politico, sensibilità per temi sociali, predilezione per realtà modeste, anche degradate, osservate al microscopio.

Ode all’ape di Pablo Neruda è contenuta nel Terzo libro delle Odi, pubblicato nel 1957. Nel corpus delle Odas elementales, è l’aggettivo a suggerirlo, vengono celebrate le forme più umili e comuni della quotidianità. Fenomeni atmosferici e concetti astratti. Fiori, insetti, vegetali, alimenti di tutti i giorni, professioni. Per esempio L’ode al pomodoro, che accompagna lo spot televisivo di una famosa marca di pelati. Sotto il profilo contenutistico e tematico, il mondo poetico delle Odi rappresenta un’oasi a fronte dell’impegno etico e sociale su argomenti di attualità che marca la produzione di Neruda — la fine della democrazia in Spagna nella raccolta Spagna nel cuore del 1937, l’esilio e le tormentate vicende politiche del Sudamerica in Canto generale del 1950.

Ode all’ape: testo

Moltitudine di api!
Entra ed esce
dal carminio, dall’azzurro,
dal giallo,
dalla più tenera
morbidezza del mondo:
entra in
una corolla
precipitosamente,
per affari,
esce
con un vestito d’oro
e gli stivali
gialli.
perfetta
dalla cintura,
con l’addome rigato
da sbarre scure,
la testolina
sempre
pensierosa
e le
ali
bagnate:
entra
in tutte le finestre odorose,
apre
le porte della seta,
penetra nei talami
dell’amore più fragrante,
inciampa
in
una
goccia
di rugiada
come in un diamante
e da tutte le case
che visita
estrae
il miele
misterioso,
ricco e pesante
miele, spesso aroma,
liquida luce che cade a goccioloni,
finché al suo
palazzo
collettivo
ritorna
e nelle gotiche merlature
deposita
il prodotto
del fiore e del volo,
il sole nuziale serafico e segreto!
Moltitudine d’api!
Elevazione sacra
dell’unità,
collegio
palpitante!
Ronzano
sonori
numeri
che lavorano
il nettare,
passano
veloci
gocce
d’ambrosia:
è la siesta
dell’estate nelle verdi
solitudini
di Osorno. Sopra
il sole inchioda le sue lance
nella neve,
risplendono i vulcani,
ampia
come
i mari
è la terra,
azzurro è lo spazio,
ma
c’è qualcosa
che rema, è
il bruciante
cuore dell’estate,
il cuore di miele
moltiplicato,
la rumorosa
ape,
il crepitante
favo
di volo e oro!
Api,
lavoratrici pure,
ogivali
operaie,
fine, scintillanti
proletarie,
perfette,
temerarie milizie
che nel combattimento attaccano
con pungiglione suicida,
ronzate,
ronzate sopra
i doni della terra,
famiglia d’oro,
moltitudine del vento,
scuotete l’incendio
dei fiori,
la sete degli stami,
l’acuto
filo
di odore
che raccoglie i giorni,
e propagate
il miele
oltrepassando
i continenti umidi, le isole
più remote del cielo
dell’ovest.
Sì:
la cera innalzi
statue verdi,
il miele
sparga
lingue
infinite,
e l’oceano sia
un alveare,
la terra
torre e tunica
di fiori,
e il mondo
una cascata,
chioma,
crescita
inesauribile
di favi!

Analisi e commento

L’ode è formata da 137 versi brevissimi; 47 sono composti da un solo termine, prevalentemente aggettivale.
Di primo acchito mi viene in mente Ungaretti, sia per la forza della singola parola che coincide con il versicolo, sia per il verticalismo tipografico di cui D’Annunzio è stato un pioniere. Avete presente La pioggia nel pineto?

Mi ha colpito il contrasto tra la solennità del genere lirico scelto e la semplicità del contenuto (le api), forse perché, in relazione alle odi della letteratura italiana, il pensiero corre mesto a Parini, Foscolo e Manzoni. Mesto per gli studenti, sempre più disorientati e disamorati di fronte a difficoltà lessicali e ipotassi, ormai estranee al loro vocabolario.

L’autore, con una comunicazione semplice, non sempre facile e spezzata dalla brevità dei versi si concentra su quattro caratteristiche positive delle api: l’aspetto comunitario, l’impollinazione e la trasformazione, la gerarchica operosità, il prodotto del miele. Tanto che le figure retoriche, per la loro efficacia espressiva, mettono in evidenza proprio queste caratteristiche. Salta all’occhio l’assenza dell’uomo — mi sento di individuarne però la presenza indiretta quando viene citato Osorno, un comune cileno dal vasto territorio fertile, verdeggiante, dove tuttora viene praticata l’apicultura.

Le quattro caratteristiche positive delle api:

  • L’aspetto comunitario
    L’incipit, chiuso da un punto esclamativo, mette in primo piano la moltitudine dello sciame. Perché questi insetti alati sono sociali: volano insieme, vivono in società ordinate e poliformi. Il punto esclamativo indica meraviglia e intensa partecipazione emotiva dell’autore.

* L’impollinazione e la trasformazione
L’impollinazione è un processo indispensabile per la riproduzione delle piante. Infatti, essendo responsabili del 70% di tutte le specie vegetali, le api garantiscono il 35% della produzione globale di cibo. Il poeta coglie le api mentre volteggiano rapide e sicure di fiore in fiore, sporcandosi di polline che faranno circolare altrove.
Neruda si sofferma sulla raccolta da parte delle api operaie adulte di nettare, polline, acqua e propoli detta "bottinatura", che avviene tra aprile e agosto. Ma il testo è ambientato in piena estate. Quando il sole è una palla di fuoco.
Mostra le api attirate da fiori color carminio, azzurro e giallo. Questa precisione è degna di un entomologo. Sapevate che le api non sono in grado di rilevare il rosso, che riescono a visualizzare in altro modo? Il dato è noto dal primo Novecento.

  • La gerarchica operosità
    Delle api emergono operosità, spirito collaborativo, gerarchia, coraggio da kamikaze quando usano il pungiglione sentendosi in pericolo. Perché, a differenza della vespa, l’ape muore dopo la puntura.
  • Il prodotto del miele
    Il miele viene sublimato con un lessico che ne sottolinea le proprietà nutritive ("ricco"), il pregio ("ambrosia"), il prodigio della sua produzione ("misterioso"), la consistenza e il colore ("liquida luce").

Negli ultimi versi il poeta esorta le api a continuare a svolgere il loro lavoro, per "trasformare il mondo in una cascata inesauribile di favi", con un linguaggio immaginifico di rara potenza. Un inno alla natura: fonte di bellezza, positività ed energia.

Figure retoriche principali, elencate in ordine alfabetico:

  • Anafora: "Moltitudine d’api!" sottolinea quantità e compattezza dello sciame.
  • Antropomorfismo o personificazione: "Testolina sempre pensierosa" marca l’intelligenza dell’insetto. "Stivali gialli" e "Vestito d’oro" racchiudono anche una metafora, perché "d’oro" è una metafora che impreziosisce il polline di colore giallo. Anche "affari" in relazione all’impollinazione mi sembra una forma di antropomorfismo.
  • Metafore: "Collegio palpitante" allude all’ordine, all’operosità e al rispetto dei ruoli. Il "Palazzo collettivo" è il nido naturale dell’alveare. Le "Gotiche merlature" presumo sia il favo di cera. "Finestre odorose" sono le corolle aperte dei fiori che attirano le api anche con il profumo, non solo con il colore.
  • Similitudine: "La terra è ampia come i mari" indicante il territorio di Osorno.
  • Sinestesia: "liquida luce". È la densità unita al colore trasparente e chiaro del miele.

Occorre salvaguardare le api, per non compromettere irrimediabilmente la catena alimentare.

Sapevate che le api padroneggiano un evoluto sistema di comunicazione, fatto di movimenti precisi, chiamato danza delle api? In questo modo, per esempio, un’ape può comunicare al gruppo un luogo dai fiori ricchi di nettare. Per questa scoperta sorprendente il biologo austriaco Karl von Frish nel 1973 fu insignito del Premio Nobel insieme allo zoologo Konrad Lorenz.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ode all’ape di Pablo Neruda: analisi della poesia in occasione della Giornata mondiale delle api

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