

Nient’altro che polvere
- Autore: Daniele Cibelli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Per chiarezza, rivolgendomi a chiunque avrà la cortesia di leggere queste pagine, devo dire che sono costruite in maniera eclettica e senza quella particolare cura, di tipo scolastico, che anima chi vuole ordine nella vita e classificazione nei concetti.
Sorpresa, ma soprattutto una domanda: perché? Per quale ragione il dott. Daniele Cibelli, psichiatra, ha sentito di dover firmare la prefazione del suo primo romanzo con un “autodafé”? Non lo ritiene capace di camminare da solo, di vivere di suo?
Si tratta di una storia di crescita, di adulti maturi e immaturi, di amore e di affanni. C’è gente che si realizza, altri si perdono. Una storia di vita, insomma, Nient’altro che polvere, edito da Epika questa estate (Castello di Serravalle, Valsamoggia, Bologna, luglio 2022, 168 pagine).
Un autodafè, una specie di assunzione di responsabilità pubblica al cospetto dei lettori (non richiesta). Una confessione (sempre non richiesta).
Perché autoaccusarsi di avere “accatastato” diversi contenuti, prosa e poesia, come si scusa ancora? Se ti garba, si mettono insieme e basta, se la vedano poi i lettori, che da parte loro leggono per tante ragioni (curiosità, aspettative, noia, tempo libero...), mai per “cortesia”. Quello lo fanno soltanto i congiunti e gli amici più stretti, semmai.
Alla fine, dottor Cibelli, qualunque scrittore condivide il suo “intento di stampare su carta” il bisogno di esprimere qualcosa di sè e del proprio mondo interiore, tanto “come desiderato esercizio personale” che per altri obiettivi. E qualunque firma, prima di collocarsi lassù in alto in copertina, ha provato una forte esigenza di scrivere. Il suo “libero desiderio espressivo” è comune a tutti, scrittori e poeti ancorché non professionisti, sempre con tanta sincera passione.
Per questo, Daniele, pancia in dentro, petto in fuori e testa alta: vai fiero dello scritto affidato ad Epika Edizioni, che pubblica prodotti non di serie ma di significato, non di maniera ma di stoffa robusta. Storie che hanno ragione di farsi narrare e di farsi leggere, come quella che racconti in queste pagine.
“Avanti e poche storie”, non è del resto quello che si è sentito ripetere Giovanni, da quando è andato di leva nel 1938? Il tuo protagonista è in cammino nel 1947 dalla Francia provenzale all’Emilia, su due scarponi acciaccati che ormai hanno poco delle calzature che erano e fasciano i piedi come calze malconce. Torna a casa dopo tanti anni, cuoco di Reggimento in Albania, Grecia, Libia, poi la cattura ad El Alamein e la prigionia in Egitto e in terra francese.
La casa è ancora dove aveva sognato di trovarla, dove l’aveva lasciata nel novembre 1938. E prima rivede le vecchie insegne dell’osteria, sempre vissute e scolorite dal tempo. Sarebbe il momento di correre e gridare “sono qui, sono tornato!”, ma si accorge di avere “dimenticato la voce in fondo alle tasche rotte dei pantaloni”. Vedi quanto sei bravo, Daniele Cibelli?
Lacrime, baci e abbracci da mamma e dalle sorelle. Un cenno riservato da papà Raniero, restio a manifestare l’affetto. La fame cavata finalmente con piatti di tortelloni. E una nuova arrivata, la nipote Claudia, figlia del fratello Corrado, una bimbetta già di sette anni, a fargli pesare quanto a lungo sia rimasto sotto le armi ed oltre.
Per un reduce, dopo la riconquista delle posizioni perdute nel 1938 (un posto e un pasto a tavola, il suo letto, le coltri), arrivano le cattive notizie: il papà è quello di sempre, contrae debiti e combina pessimi affari.
Con i compaesani sa che avrà a che fare nei giorni che verranno. Tante domande a raffica, sguardi scrutatori alla ricerca di qualche segno del giovane partito otto anni e passa avanti, chiacchiere più o meno sincere o giusto per dare voce al fiato, abbracci veri o di rispetto necessario, espressioni forzate o limpide come l’acqua santa, interesse alle sue memorie o attenzioni formali e noncuranza smascherata da disattenzione e sbadigli.
Il passato svanisce troppo velocemente, per non lasciare traccia del luogo dove resta depositato. Scrive bene Cibelli: in Gianni ogni cosa compare e se ne va, ripetutamente
come un’onda del mare che s’allarga sulla battigia e si fa assorbire un po’ e dopo un poco torna lá da dov’è arrivata.
Ci sono nonna Dina, vedova forte e fragile. Franz, il tedesco buono. Margarethe, la ragazza francese della fattoria e la solitaria Luciana, con un gran mondo interiore e tanto bisogno d’amore. Giovanni le si lega.
C’è tanta umanità in questa storia del dopoguerra del dott. Cibelli, attento a capire la gente nel profondo e a raccontarla, con più naturalezza di quanta se ne attribuisca lui stesso. Cosa chiedere di più ad uno scrittore?
“I personaggi di questo libro sono realmente vissuti”, conclude Daniele, aggiungendo che in questo modo hanno vissuto due vite, con quella che ha voluto offrire loro. “I personaggi di questo spettacolo sono i miei personaggi”, qualcuno sarà felice di appartenere a una memoria, altri forse meno, ma possedere una memoria è già un privilegio e anche farne parte.
Al termine di ogni spettacolo cosa resta in effetti? Solo memoria, nient’altro che memoria.
Molto della storia si svolge a Marano sul Panaro, il paese in provincia di Modena in cui Daniele Cibelli è nato nel 1953, medico psichiatra e psicoterapeuta a Vignola, specializzato in psicoterapia sistemico-relazionale.

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