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Recensioni di libri

Mohammad, mia madre e io di Benoît Cohen

SEM, 2020 - Il regista parigino emigrato a New York e il profugo afghano ospitato a Parigi dalla madre generosa: cosa possono avere in comune questi due uomini? Forse più di quello che si possa credere: sicuramente una storia da condividere.

Cristina Giuntini
Cristina Giuntini Pubblicato il 13-03-2020
Mohammad, mia madre e io

Mohammad, mia madre e io

  • Autore: Benoît Cohen
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: SEM
  • Anno di pubblicazione: 2020

Novembre 2016. Il regista parigino Benoît Cohen, trasferitosi a New York, assiste impotente e atterrito all’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti. Per Cohen, antirazzista convinto, è un incubo, l’inizio dello sgretolamento dei valori in cui crede.

Le sue convinzioni, però, subiscono un colpo alla notizia che sua madre Marie-France ha deciso di ospitare nel suo appartamento di Parigi Mohammad, un giovane profugo Afghano appassionato di rap. Cohen dapprima si preoccupa e si affretta a raggiungere la madre per monitorare la situazione, poi rimane in qualche modo affascinato dal timido, riluttante Mohammad, ne intravede la difficile storia dietro all’insicurezza e decide di scriverla, ovviamente con il suo permesso.

Inizia così un percorso di conoscenza, che richiede innanzitutto l’abbattimento della diffidenza e delle barriere che neppure si intuivano e poi l’umiltà dell’imparare l’uno dall’altro in un rapporto paritario e di scambio.

Benoît, pur essendo indubbiamente un privilegiato rispetto a Mohammad, ha vagamente in comune con lui quel sottile senso di sentirsi “straniero” che, in molte occasioni, ha accompagnato la sua vita da francese trasferito in terra d’America. Certo, la sua esperienza è molto più “sfumata”, ma questo non gli impedisce di percepire un sottile filo che lo lega a Mohammad e sul quale il loro rapporto può costruire una seppur minima base.

Ci vuole pazienza: Mohammad, per quanto persona di buon carattere, gentile e totalmente avulso da intolleranza religiosa (è ateo), ha comunque passato l’inferno per poter arrivare in Europa, scappando da un mondo che non poteva offrirgli niente, lasciandosi alle spalle la famiglia e trascorrendo i primi tempi in Francia in un istituto per ex drogati e malati mentali, caratterizzato da regole strettissime e da figure disumane fra gli educatori.

Anche l’inizio della convivenza con Marie-France porta qualche difficoltà: Mohammad si trova spaesato nella bellissima casa parigina di lei, fuori posto in tutta quella abbondanza e arrabbiato con sé stesso per non riuscire a provare gratitudine. La stessa Marie-France, ovviamente inesperta rispetto alla situazione, si rende conto di commettere diversi errori.

Mohammad, però, ha dalla sua una grandissima determinazione nel cercare qualcosa di meglio e nel volerselo guadagnare con l’impegno e il lavoro. Nel suo caso, la sua massima aspirazione è costituita dall’Università di Scienze Politiche e Mohammad, con grande tenacia, è deciso a non ascoltare la voce di chi lo sminuisce, suggerendogli che uno come lui non possa neppure lontanamente pensare di arrivare a un simile traguardo.

Mohammad, mia madre e io (SEM, 2020, traduzione di G. Maione) è un libro interessante e illuminante, descrive certamente una storia non comune, caratterizzata da diversi vantaggi rispetto ad altre situazioni simili (la grande disponibilità economica di Marie-France, l’indole positiva di Mohammad), ma non dobbiamo farci ingannare, pensando che la storia di Mohammad sia stata una passeggiata, o che lo sia diventata adesso.

Seguendo questo dialogo/racconto, scaturito dai colloqui di Benoît con Mohammad, si scoprono situazioni per noi impensabili e si accede anche a qualche informazione interessante. Un piccolo neo: la narrazione dei fatti, in parallelo fra Benoît e Mohamad, appare a tratti un poco confusa, tanto da non fare ben capire quale delle due storie si stia narrando. A parte ciò, è un libro davvero affascinante e segnante.

Una riflessione a parte merita la figura di Marie-France, che ci fa capire quanto non sia indispensabile essere madre biologica per sentirsi a tutti gli effetti madre di chi si affida a noi e di quanto, anche in buona fede, si possano commettere errori, che però è possibile superare con tenacia, pazienza e umiltà.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Un libro perfetto per...

Credo che chiunque possa leggere questo libro, basta un pizzico di curiosità e di apertura verso il mondo. E, se non ci sono... questo libro potrebbe facilmente crearle!

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Mohammad, mia madre e io

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