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Recensioni di libri

Mille cretini di Quim Monzò

Marcos Y Marcos, 2013 - 19 racconti fulminanti: un libro da leggere con attenzione, apparentemente leggero ma pieno di spunti profondi e di una critica davvero radicale alla nostra contemporaneità, ai rapporti d’amore, di famiglia, di lavoro.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 12-02-2013

9

Mille cretini

Mille cretini

  • Autore: Quim Monzò
  • Genere: Raccolte di racconti
  • Casa editrice: Marcos y Marcos
  • Anno di pubblicazione: 2013

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19 racconti fulminanti, brevi o brevissimi, quelli raccolti nel volumetto dal titolo Mille cretini che la casa editrice Marcos y Marcos ha appena pubblicato a gennaio 2013. L’autore è il catalano Quim Monzò, personaggio di spicco nella vita culturale della Barcellona odierna: i suoi racconti sono esilaranti, intelligenti, tristi, ironici, pieni di cultura mai accademica o retorica.

La raccolta si apre con la sconcertante storia del figlio che va in visita alla casa di riposo dove è ricoverato l’anziano padre; raggiunge la camera 309, bussa ripetutamente, non sente risposta e quindi apre la porta… Suo padre sta indossando delle mutandine di pizzo nero:

“Ti ho sempre detto di bussare prima di entrare”

è l’unico commento del vecchio al figlio neppure tanto sorpreso: spiazzante davvero il racconto, in un’atmosfera degna di un film di Almodovar.

In un’altra casa di riposo per anziani si svolge anche il racconto “L’arrivo della primavera”: i genitori molto ammalati del protagonista decidono di suicidarsi perché stremati dalla condizione di immobilità e di malattia alla quale sono costretti e chiedono al figlio consigli sulle modalità con cui portare a termine il loro progetto. Questo permette di rivedere tutta la loro vita, di criticare la vita dei vecchi, incapaci di badare a se stessi, incapaci di capire ciò che sta avvenendo della loro condizione.

“Perché a tutti questi vecchi, a questi mille cretini che vivono qui, all’ospizio, non gliene importa niente, non distinguono la roba pulita da quella sporca. Ma io non sono idiota, io mi accorgo ancora di tutto, anche se loro credono di no….”

Un’amara denuncia sulla condizione di emarginazione degli anziani, sul rapporto difficile con i figli, espressa però con grande e lucida ironia.

Sul tema della scrittura, “Trenta righe” racconta l’ansia dello scrittore a cui è stato dato l’incarico di scrivere un racconto breve, mentre lui ama i testi lunghi e si sente inadeguato a quelli brevi, forse perché realmente non ha nulla da dire e nella lunghezza del testo la mancanza di idee si confonde e finisce per scomparire. Inutile sottolineare la critica feroce a tanti scrittori del nostro tempo.

L’altro racconto sempre di ambiente letterario, “L’elogio”, descrive la visita in una libreria periferica e poco conosciuta del noto scrittore Daniel Broto, che acquista quasi per caso il romanzo di un giovane esordiente, “La bellezza del cadmio”. Ne apprezza la qualità, che segnala durante un’intervista alla pagina culturale di un noto quotidiano, che definisce un bellissimo libro. Di qui la vicenda si dipana con uno scambio di ruoli: il grande scrittore verrà sostituito nel tempo dall’esordiente che, con una petulante e continua scalata, arriverà alle vette della fama, oscurando chi per primo lo aveva fatto apprezzare. Una metafora sul mondo della critica e della letteratura contemporanea che credo non sia solo relativa all’ambiente in cui si muove Monzò, ma molto diffusa anche in altri ambiti culturali.

Un libro da leggere con attenzione, apparentemente leggero ma pieno di spunti profondi e di una critica davvero radicale alla nostra contemporaneità, ai rapporti d’amore, di famiglia, di lavoro.
Tutta la nostra esistenza sembra passare nelle pagine di questi racconti, con levità ma anche con enorme malinconia.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Mille cretini

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