Milano calibro 9
- Autore: Davide Pulici
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2019
Il titolo è mutuato fedelmente da un libro di racconti di Giorgio Scerbanenco. Il resto di Milano calibro 9, insomma. Questo per dirvi che la fama cult che accompagna il film non deriva da buone rendite ed è più che meritata. Rispetto ai polizieschi del periodo, Milano calibro 9 (1972) fa storia a sé. Ha un’aura e un’autorialità diverse. Più peso, più stratificazioni, più eleganza di sguardo, soltanto in minima parte dovuti alla sua fonte letteraria.
Il grosso della fortuna di Milano calibro 9 si deve, piuttosto, a Fernando Di Leo, che ci mette di suo la solida regia e un cospicuo mucchio di buone idee. Per dirne una che non ha a che fare con malaffare, vendetta e cieli di piombo (in tutti i sensi): la scena della go-go dancing di Barbara Bouchet ha bucato lo schermo al punto da meritarsi un omaggio in Grindhouse- Planet Terror di Robert Rodriguez.
"Se continua così, vedrai che fanno l’antimafia pure pe’ Milano! [...] La chiamano mafia, ma oggi sono... sono bande. Bande in lotta e concorrenza fra di loro. La vera mafia non esiste più”, per dirne un’altra sullo sguardo lungo del regista, che mette in bocca a Don Vincenzo parole dal sentore quasi profetico.
Come fa notare Davide Pulici nel saggio minuzioso dedicato alla pellicola (“Milano calibro 9”, Gremese 2019, pag.129):
Di Leo ama i compendi, gli epigrammi, gli adagi, i motti arguti. Li compone e li raccoglie, citando e autocitandosi, in vere e proprie antologie che sono, oltre ai film e ai romanzi, la sua densa e sagace eredità. Milano calibro 9 è un noir dove il linguaggio è centrale, viene prima dell’azione, anzi è esso stesso azione. È stupefacente quanto si ricordino i dialoghi, le inflessioni delle voci, le intonazioni delle battute, più – o perlomeno allo stesso modo – delle scene di movimento violento, che esplodono improvvise e devastanti come accade, per esempio, nel prologo. Gli schiaffi e i pugni a Imelde Marani stanno esattamente sullo stesso piano, nella ritmica del racconto, delle parole che Rocco Musco pronuncia in macchina a beneficio dei suoi compari Nicola e Pasquale, quando offre il passaggio forzato a Piazza, appena fuori dalla galera: ‘Questo è Ugo, Ugo Piazza, stava con noi tempo fa e stava molto bene. E voi no state bene con noi? Si che state bene e tu Ugo non stavi bene? Stavi bene, stavi bene, stava bene…
Il ritmo è una gran cosa, se non tutto, nei film d’azione. Milano calibro 9 di ritmo ne ha da vendere. Insieme a diversi altri pregi, tutti evidenziati - unitamente a gestazione, aneddotica, lavorazione, sequenze - con minuzia da Davide Pulici (co-fondatore con Manlio Gomarasca della rivista “Nocturno", dedicata al cinema-bis) in questo saggio analitico con foto a colori che inaugura la collana “I cult del grande cinema popolare” di Gremese.
Milano calibro 9 di Fernando Di Leo
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