Al mondo ci sono due tipi di lettori: quelli che trattano i libri con cura maniacale, per cui piegare un angolo di una pagina rappresenta un’eresia, e coloro che amano annotare i volumi preferiti. Quasi sicuramente gli uni non presteranno volumi agli altri, per il resto le due categorie convivono pacificamente.
Ora sembra che, almeno in rete, la pratica di scrivere pensieri e commenti a margine delle storie sia tornata di moda, con buona pace dei puristi. Sui social, in particolare su BookTok e Bookstagram, oltre a recensioni e consigli, è marginalia mania, tanto che la tendenza è argomento di articoli a cura dei quotidiani internazionali.
Regole e consigli per annotare i libri
Niente di nuovo sotto il sole, in realtà. Influencer e blogger sono solo gli ultimi contagiati da una pratica vecchia come i libri stessi. In ogni caso cambiano le modalità: perché sui social esistono regole e consigli per annotare i volumi preferiti, rendendoli vere e proprie opere d’arte.
Anzitutto i colori. Etichette adesive o penne abbinano le tinte a sentimenti e stati d’animo suscitati dalla lettura. Poi vanno di moda i disegni e le aggiunte grafiche come stelline o cuoricini. Oltre alle annotazioni vere e proprie.
Lo scopo? Personalizzare quella che è già di per sé un’esperienza privatissima, come la lettura, rendendola indimenticabile. Ed eternando con appunti le sensazioni e le emozioni provate, così ad poterle rivivere a posteriori. Nella consapevolezza, forse, che ogni rilettura, specie dei grandi capolavori, non è mai uguale. In fondo il bello dei libri è proprio questo.
Come annotavano i libri Edgar Allan Poe e Coleridge: margini ampi e migliaia di note
In molti acquistano copie nuove e le corredano di note e giochi di parole ai margini per poi regalarle a persone speciali, così da creare ricordi condivisi. Poi c’è chi colleziona i libri annotati altrui nei negozi e sulle bancarelle dell’usato, alla ricerca di un collegamento con il passato. O con gli autori preferiti. Già, perché i grandi scrittori sono stati nei secoli anche prolifici annotatori, spesso con uno scarsissimo rispetto per il libro che vedevano come oggetto da vivere e usare.
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Il più assiduo di tutti? A sorpresa è Edgar Allan Poe, che spiega come scrivere sui libri pensieri e riflessioni rappresenti un dialogo aperto con l’autore a distanza di tempo e la più alta forma di rispetto. L’autore del Il corvo (edito, tra gli altri, da Feltrinelli nel 2014 con traduzione di Raul Montanari) o La caduta della casa degli Usher (Garzanti, 2023, tradotto da Gabriele Baldini) spiega:
Nell’acquistare i miei libri, ho sempre ricercato copie con un margine ampio.
Un libro più grande significa più spazio per scrivere. E se l’editore predilige un formato ridotto? Allora Poe scrive su fogli di carta che inserisce tra le pagine e incolla con un adesivo.
Tra coloro che hanno lasciato traccia di sé anche nei libri altrui c’è Samuel Taylor Coleridge: poeta, filosofo e annotatore seriale, a giudicare dal numero di volumi che riportano la sua calligrafia: più di 700 con oltre 8 mila note.
Come annotavano i libri Mark Twain, Voltaire e... Bill Gates
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Mark Twain invece non smentisce lo spirito irriverente de Le avventure di Huckleberry Finn (Feltrinelli, 2013, a cura di Giuseppe Culicchia) o Le avventure di Tom Sawyer (Feltrinelli, 2016, tradotto da Stella Sacchini), e aggiunge critiche e commenti umoristici sui libri altrui. Per esempio, in una copia delle Vite di Plutarco opera un’aggiunta non troppo lusinghiera per i curatori: accanto al sottotitolo originale che recita tradotte dal greco scrive in un inglese scorretto.
Nel club degli annotatori c’è anche Voltaire, ma per necessità pratiche: in carcere durante la reclusione afflitto da carenza di carta, usa i margini dei libri che ha a disposizione per scrivere alcuni brani e opere. Ma l’abitudine lo accompagna per tutta la vita, tanto che annota per sé e per amici e corrispondenti: un modo per aiutare i contemporanei a migliorare la loro scrittura e per consegnare al pubblico una precisa immagine personale. Voltaire lavora per i posteri. E la sua intera biblioteca da 7mila volumi, alla sua scomparsa, viene acquistata da Caterina di Russia che, dopo una lunga corrispondenza con l’autore, desidera conservarla intatta, monumento alla grandezza del proprietario. Trasferita al palazzo dell’Hermitage, la collezione rivela da secoli agli studiosi un tesoro di note inedite.
E venendo ai contemporanei? Bill Gates è un assiduo promotore della pratica; e se uno degli uomini di maggior successo dell’età contemporanea è convinto dell’utilità di annotare riflessioni a margine dei libri, vale la pena tentare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Marginalia mania: dalle abitudini dei più grandi scrittori alle regole social
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