Mai più terroni. La fine della questione meridionale
- Autore: Pino Aprile
- Genere: Politica ed economia
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2012
Dimenticate le coppole, le valigie con lo spago, i treni della speranza, i pomodori coltivati nelle vasche da bagno, le nidiate di figli, le donne “nel nero del lutto di sempre” (è di Rino Gaetano): la Terronia non esiste più, il passaggio dalla società industriale alla società tecnologica ne ha smarginato i confini, azzerato i topoi storico-leggendari. La questione meridionale è un concetto obsoleto, buono per la propaganda razzista e/o per i libri sul passato: se a sostenerlo, nel provocatorio “Mai più terroni” (Piemme, 2012) è Pino Aprile - giornalista e scrittore pugliese, autore del fresco bestseller “Terroni” (Piemme, 2010) - c’è da fidarsi.
Tra un ragazzetto telematizzato di Cinisi e un qualunque Chang Lee con gli occhi a mandorla, non c’è alcuna differenza (se non quelle, ovvio, di natura culturale): tutto merito della rete che ha livellato chilometri e opportunità, proponendosi come spazio comunicativo-globale per eccellenza, (non) luogo di incontro e di occasioni, anche per i “geograficamente marginali”, per i figli degli ex "Napoli" della Penisola: si parte lo stesso, ma è soltanto una spola (Sud-Europa), la rivoluzione informatica consente di esserci ovunque e comunque, col medesimo risultato. Prova ne siano i diversi casi-emblema (“cervelli meridionali” di ritorno) citati da Aprile nelle pagine del suo pamphlet: ricercatori, ingegneri elettronici, biofisici, informatici.
Finiti i tempi delle valigie di cartone preludio alla catena di montaggio, ciò che conta è il talento: se il figlio (informatizzato) del Meridione ne ha da vendere, il gioco è fatto, si lavora a prescindere.
“Il Sud è un luogo che non esiste da solo – scrive Aprile – ma soltanto se riferito a uno che lo sovrasta”
Pace fatta, dunque: lo spazio virtuale scombina gli stereotipi, azzera le distanze, con un clic. Che si condivida o meno l’ottimismo dell’assunto (“la fine della questione meridionale”, come recita il sottotitolo) la lettura di questo libro resta caldamente consigliata, non solo perché - in controtendenza con il trend velenoso-virulento dei saggi a tesi - trae il suo punto di forza dalla pars costruens, ma anche per lo stile appassionato/documentato che convince senza eccessive forzature. 127 pagine che palesano il velo di Maya sulla finta (o comunque strumentalizzata ad hoc) emergenza-Sud, tenuta in piedi - a destra come a sinistra, da settentrionalisti come da meridionalisti - per pigrizia mentale, ignoranza o al solo scopo elettorale. L’ultima parola - noblesse oblige - a Pino Aprile:
“Ogni generazione (o ciclo di generazioni) è figlia della sua tecnologia. Noi siamo gli ultiumi esemplari di “homo sapiens sapiens” cresciuti nella civiltà della meccanica, prima artigianale (…), poi industriale (…). Nel nostro mondo, le cose si fanno con le mani, gli attrezzi, i macchinari si toccano; gli altri uomini e gli altri posti si raggiungono in un certo tempo (…) Mentre i nostri figli appartengono alla tribù informatica: l’altro e l’altrove si raggiungono in un ‘clic’ o un ‘touch’” .
Difficile obiettare, no?
Mai più terroni. La fine della questione meridionale
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