Luna nera vol. 1: Le città perdute
- Autore: Tiziana Triana
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sonzogno
- Anno di pubblicazione: 2019
Il primo titolo di una trilogia che si annuncia interessante, al seguito di una saga che ha conquistato il pubblico femminile, andando in onda sul piccolo schermo in versione fiction Netflix. Il romance storico di Tiziana Triana Le città perdute, primo di tre annunciati per la serie Luna nera, è apparso a fine 2019 per i tipi Sonzogno (588 pagine) e ha subito fatto parlare positivamente di sé, grazie alla straordinaria sensibilità e qualità di scrittura dell’autrice, confermata fin dal primo contatto con le pagine di questa storia di streghe.
L’epoca in cui si svolgono le vicende è il 1600, tempo di pregiudizi e superstizione, tanto più nella remota campagna laziale in cui vive Ada, la protagonista, una ragazza forte, dotata, intelligente, la levatrice di Torre Rossa, sebbene appena sedicenne.
Anche Tiziana Triana arriva dal Lazio profondo. Nata a Tivoli, ha messo le tende a Roma, dov’è direttrice editoriale di Fandango Libri, articolazione dello stesso Gruppo multidisciplinare che ha prodotto la serie televisiva Luna Nera, trasposizione della storia narrata.
Adelaide, Ade, solo sedici anni ma tante responsabilità sulle spalle, è una ragazzina che deve comportarsi come una donna fatta. Vive da sola e deve anche provvedere al fratellino minore, Valente. Ha conoscenze da ostetrica e aiuta le donne della zona a partorire, un compito da adulta, che ha esercitato anche a casa di Teresa, madre di sette figli maschi e moglie di un uomo temuto e rispettato. La piccola Maddalena è apparsa subito gracile tra le braccia di Ade, che l’ha appoggiata amorevolmente sul seno materno, poche ore prima che la notizia della morte della neonata, nemmeno battezzata, scuotesse Torre Rossa. È un passaggio crudele nel romanzo, ma va riconosciuto all’autrice di averlo fatto scivolare con mano leggera, senza traumi per i lettori, non potendo fare a meno di proporlo, dal momento che risulta indispensabile per il seguito della vicenda.
In paese già non si parlava bene di quei due: un bambino strano, sempre solitario e silenzioso, una sorella strana anche lei, che ha ereditato i segreti del parto e delle erbe medicinali da nonna Antalia, una donna avanti rispetto a tutti. La chiamavano “la saggia”, ma la guardavano con sospetto, trasferito sulla nipote, al pari del ricettario che l’anziana annotava pazientemente e che ha lasciato alla discendente, dopo averle insegnato a leggere e a decifrarne il senso.
Il funerale della povera Maddalena non sfila senza traumi davanti a casa di Adelaide. I compaesani le addossano con malevolenza la morte della piccola, vincendo la paura che lei possa attrarre il male su di loro con un semplice sguardo. I fratelli maggiori della bimba gridano vendetta: se ne deve andare o provvederanno a liberare il paese da lei.
È considerata una strega e non c’è tolleranza nel XVII secolo. Chi veniva sospettata di praticare la magia nera subiva la tortura, il rogo o anche soltanto l’esclusione sociale, che le condannava a morire di stenti.
Ade è costretta a fuggire col fratellino: le Visitatrici la convincono a scampare al peggio raggiungendo un casale nascosto nel bosco. In quel rifugio inaccessibile, si sono raccolte le Città Perdute, un gruppo di donne costrette a nascondersi perché accusate di praticare malefici. Hanno cambiato anche nome, adottando quello di antiche città storiche scomparse. Oltre alla leader, Tebe, ci sono Leptis, Segesta, Persepolis ed altre. Costituiscono un clan iniziatico e insegnano a Ade le loro conoscenze segrete, che poi sono elementi di scienza naturale e di fisica, interpretati dal popolo ignorante come fenomeni soprannaturali o pratiche magiche.
Donne rare, di studio, di cultura e di scienza, che vogliono costruire una società diversa, nel romanzo giocano loro malgrado il ruolo di streghe, perché così le considerano i loro nemici giurati, i Benandanti, una setta segreta di uomini votati a combattere la stregoneria, affiancata dalla Chiesa e dall’Inquisizione. In questa storia, il male è tutto dalla parte della congrega, che ha per capo Sante Montesi, di Serra, un paese vicino. Si crede un eletto, incaricato dal Signore di dare la caccia alle streghe.
Il gruppo di donne moderne (“unite si vince”) e la banda dei Benandanti assetati di sangue si affrontano in una sfida drammatica e c’è anche una storia d’amore contrastato, tanto tenera e pulita in un contesto violento. È la passione fin dal primo incontro tra un ragazzo e una ragazza di fazioni rivali, Giulietta e Romeo nella provincia romana, Adelaide e Pietro, il riccioluto figlio di Montesi.
Il giovane ha studiato per tre anni medicina a Roma e si è aperto al pensiero razionale, che ripudia superstizioni e atavismi. Al suo ritorno, ha trovato Serra bruscamente trasformata, in preda al terrore per la magia nera, dal quale la gente si crede aggredita e che vuole scacciare perseguitando quelle che sono considerate le serve del maligno.
La colpa di quelle donne? Quella di cercare la libertà, antenate in questo delle discendenti del terzo Millennio, oggi certo più libere ed emancipate, per quanto ancora impegnate a rivendicare una piena parità sociale e politica.
Con loro, protagonista del romanzo è anche il 1600. Nella miseria materiale e morale e nel buio di tante coscienze, si intravede in altre scintillare un barlume dei “lumi” che segneranno il primato della ragione nei secoli a venire.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Luna nera vol. 1: Le città perdute
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